mercoledì 24 settembre 2008

Unicef report

UNICEF: Maternal Deaths High in Developing Countries
09.24.2008


More than 99 per cent of all maternal deaths occur in developing countries, according to a report card released by UNICEF.In its ``Progress for Children,''report, the UN Children's Fund states that 84 per cent of the deaths is concentrated in Sub-saharan Africa and South Asia . ``The tragic fact is that every year, more than half a million women lose their lives as a result of complications due to pregnancy or childbirth. ``The causes of maternal mortality are clear, as are the means to combat them, yet women continue to die unnecessarily, the report said. According to the report, haemorrhage is the most common cause of death, particularly in Africa and Asia . A woman's overall health, including her nutritional level and HIV status, also influences the chances of a positive outcome to her pregnancy and childbirth, it said. Other influences include societal factors, such as poverty, inequity and general attitudes towards women and their health. ``Maternal mortality rates are often impacted by cultural or traditional practices that often prevent women from seeking delivery or post-partum care. ``In the developing world, the risk of death from complications relating to pregnancy and childbirth over the course of a woman’s lifetime is one in 76, compared with one in 8,000 in the industrialised world.”``The riskiest place to give birth is Niger , where that risk is estimated to be one in seven,'' the report notes. It states that most maternal deaths are avoidable and a key to avoiding them is better health care, particularly during pregnancy, delivery and in the post-partum period. The report notes that there have been some promising areas of improvement in maternal health interventions in recent years. ``Coverage of antenatal care throughout the developing world has increased by 15 percentage points in the past decade, with 75 per cent of expectant mothers now receiving some antenatal care. ``It states that many countries have boosted coverage of skilled delivery attendance.” ``Ensuring that skilled personnel are present at all deliveries and that these personnel have access to emergency care where necessary is the most effective means of saving the lives of mothers,'' it said. The report notes that the pace of progress towards reaching the Millennium Development Goal on maternal health has been too slow throughout the developing world.

Aforisma

We do not stop playing because we grow old.
We grow old because we stop playing.
(Anonimous)
Non smettiamo di giocare perché invecchiamo.
Invecchiamo perché smettiamo di giocare.
(Anonimo)

Cronaca di un parto in casa ( breve racconto)



Il parto di Anna



Mayen parcheggiò la macchina ed entrò rapidamente nel vialetto semibuio circondato da un alto muro di cinta, appoggiò sul ciottolato le sue borse, cercò il nome sul citofono e suonò il campanello. Dopo qualche minuto il pesante cancello si aprì automaticamente e,sfoderando un sorriso che infondeva serenità, entrò nell'appartamento di Anna e Robert.

Una candela rischiarava il corridoio che portava alla stanza da bagno. Silenziosamente Mayen vi si affacciò ed immediatamente si rese conto che tutto procedeva nel migliore dei modi. Non si fece notare da Anna ma entrò nella stanza adiacente per togliersi i vestiti con cui era venuta ed indossare un semplice completino, pantaloni e maglione, un paio di calzini freschi di bucato e dei clogs disinfettati.

Sapeva bene, infatti, che è importante cercare di non portare in una casa germi esterni, sconosciuti alla donna che sta partorendo.

Si recò poi in cucina per riempire un pentolone di acqua , metterlo sui fornelli e preparare una tazza di caffè per se e per Robert.

Un grosso gatto nero la stava osservando incuriosito e, resosi conto di essere stato notato, cominciò a miagolare.

“Hai fame micio? Aspetta che ora ti prendo qualcosa da mangiare, la notte sarà lunga”

Intanto Mayen, che aveva cronometrato i rumori che provenivano dal bagno, si rese conto che non era rimasto poi molto tempo. Prese la borsa più piccola ed entrò sfoderando un sorriso incoraggiante a Robert ed Anna, ne estrasse un “sonicaid”- uno strumento ad ultrasuoni che amplifica la frequenza cardiaca, un tubetto di gel, un paio di guanti ed uno sfigmomanometro. apparecchio utilizzato per misurare la pressione insieme ad una cartellina rosa al cui interno erano state registrate tutte le informazioni sulla sua vita e quella di Robert, sulla sua gravidanza e sui suoi desideri per la gestione della nascita di...Judy o Andreas.

Delicatamente, invitò ,più con i gesti che con le parole, Anna a sdraiarsi per farsi esaminare, con movimenti calmi ma decisi, visitò Anna, palpando con le sue dita esperte la posizione del bimbo che stava per nascere, percepì il battito cardiaco fetale e misurò la pressione sanguigna di Anna.

“Va tutto per il meglio, sei bravissima”

“Ma quanto manca?” -chiese allora Robert che avrebbe voluto avere la situazione sotto controllo....come tutti gli uomini.

Mayen si rivolse a lui con un sorriso, “Robert, ogni parto prende il tempo di cui ha bisogno, mi piacerebbe poterti dare una risposta ma non sono capace di leggere nel futuro....avrei fatto la cartomante se avessi avuto queste capacità”.Robert la guardò perplesso ma non aggiunse altro.

Mayen sapeva bene che non bisogna , in questo momento, così delicato, dare delle risposte precise: la paura inconscia del parto potrebbe bloccare tutto, se si sapesse che è effettivamente imminente.

Mayen riordinò gli oggetti utilizzati nella la sua borsetta, controllò che le luci della casa fossero tutte soffuse e non ostacolassero così il processo di raccoglimento in se stessa così importante per Anna.
Si spostò silenziosamente in una cameretta adiacente per preparare il materiale necessario per il parto non prima di aver chiamato al telefono la collega ed amica che sarebbe stata presente ed avrebbe aiutato. Preparò 2 vassoi ricoprendoli con dello Scottex e vi mise in uno gli oggetti necessari al momento del parto: un paio di guanti sterili, un aspiramuco, un paio di forbici e due pinze per tagliare il cordone ombelicale, un paio di siringhe con dei farmaci, dei telini salva letto e dei garzini, sull'altro mise tutto il necessario per affrontare un'eventuale complicazione.
Coprì infine i vassoi con dei telini freschi di bucato.
La maggior parte degli oggetti necessari al parto erano già stati preparati da Anna in un angolo della camera da letto. Mayen le aveva fornito una lista qualche settimana prima ed erano comunque oggetti che si trovano comunemente in qualsiasi casa. Era importante che fossero tutti insieme per non dover disturbare Anna durante il travaglio nella loro ricerca e permettere a Mayen di preparare tutto rapidamente.

Robert aveva intanto preparato una grossa tinozza, una di quelle che si usano in campagna per pestare l'uva. L'aveva disinfettata e l'aveva riempita d'acqua calda, Anna vi era già entrata un paio di volte per attenuare l'intensità ed il dolore delle contrazioni e per rilassarsi in un ambiente che le toglieva la sensazione di peso, non sapeva se avrebbe poi partorito nell'acqua ma voleva avere questo potente strumento a disposizione.

I suoni che Anna emetteva si erano modificati negli ultimi minuti, da una vocalizzazione prolungata era passata a dei grugniti e gemiti che dimostravano la discesa del bimbo che portava in grembo e l'imminenza del parto.

"Non ce la faccio più, è troppo grosso,non riuscirò mai a partorire”

Mayen le stava massaggiando la schiena e alla fine della contrazione la abbracciò con affetto dicendole dolcemente in un orecchio. “Sono sicura che ce la farai”

Anna mostrò con i gesti che voleva rientrare in acqua, Mayen auscultò prima, un'ennesima volta, la frequenza del battito cardiaco fetale. “Forte e chiaro” - disse.

Robert sollevò Anna di peso e la depose delicatamente nell'acqua. le offrì poi un bicchiere d'acqua in cui galleggiava una cannuccia.

Robert era bravissimo a comunicare senza utilizzare troppe parole, si era esercitato per nove mesi insieme ad Anna. Sapeva, infatti, che le parole durante il travaglio distraggono e fanno uscire la donna che sta partorendo da un particolare stato mentale primordiale che permette il rilascio delle endorfine, l'ormone che riduce al minimo la sensazione di dolore e che è così importante durante il parto.

Anna grazie alle endorfine sembrava in trance ed era bellissima in questo momento cruciale della sua vita.

Anna affrontava spontaneamente e naturalmente le potenti sensazioni provenienti dal proprio corpo. Inconsciamente sapeva perfettamente quale posizione assumere, non si rendeva conto, in quel momento, che le posizioni meno dolorose erano proprio quelle che facilitavano la discesa di suo figlio e la dilatazione del collo del suo utero.

Improvvisamente cominciò ad emettere dei suoni gutturali, prima lievi, quasi impercettibili, poi sempre più potenti, animaleschi. Ad Anna nessuno aveva imposto di controllarsi e di stare silenziosa e passiva in un letto d'ospedale. Aveva scelto di partorire a casa perché riteneva che questo luogo è il più adatto per far nascere il proprio figlio. Robert inizialmente era perplesso a quell'idea, col passare dei mesi, visto l'entusiasmo di Anna si informò, parlando con altre coppie che avevano già vissuto quell'esperienza, parlò con delle ostetriche che da tempo assistevano i parti a domicilio (così conobbe Mayen che lo colpì per la sua semplicità e dedizione all'essere ostetrica) e lesse alcuni libri illuminanti come: ”La gioia del parto di Ina May Gaskin” e ...

Robert ed Anna avevano stabilito un rapporto particolare con Mayen, basato sulla fiducia e un'amicizia sincera era nata. L'avevano incontrata una volta al mese fino al settimo mese di gravidanza poi due volte a settimana fino alla 38 a settimana di gravidanza. Gli incontri con Mayen erano diversi da quelli avuti col loro ultimo ginecologo, Mayen era sempre disponibile, aveva tutto il tempo necessario perché loro capissero o si rassicurassero ogni volta che insorgeva qualche dubbio o preoccupazione, potevano chiederle qualsiasi cosa senza essere derisi o insultati, come era successo l'ultima volta che lo avevano incontrato.

Robert ed Anna si erano anche preparati per affrontare al meglio il percorso della maternità e paternità. Avevano frequentato un corso di yoga in gravidanza condotto da un'amica di Mayen. Oltre agli esercizi che avevano migliorato la tecnica respirazione di entrambi e l'elasticità muscolare, avevano imparato anche a rilassarsi nei momenti di stress, a seguire un'alimentazione sana,a comprendere meglio la gravidanza, il parto, l'allattamento, la cura del neonato ed i cambiamenti che ci sarebbero stati nella loro vita di coppia. Era stato divertente conoscere altre coppie e lo scambio di idee aveva fatto uscire fuori molti dubbi e perplessità nascosti. con le altre coppie ogni tanto si vedevano pure in altre occasioni, erano stati insieme a cena, al parco ed al mare e la loro amicizia sicuramente sarebbe durata a lungo.

Alla fine della 38 a settimana di gravidanza Mayen venne a trovarli a casa per conoscere il percorso (qualora fosse insorto il travaglio nel bel mezzo della notte) ed infatti dopo un paio di settimane successe proprio questo.

La visita delle 38 settimane era stata programmata come un invito a pranzo a cui avrebbe partecipato anche Sandra, la studentessa che voleva scrivere una tesi sperimentale sul parto a domicilio.

Mayen aveva portato con se il materiale necessario per il parto che sarebbe stato messo in un angolo insieme a tutti quegli oggetti che Anna aveva preparato. La lista degli oggetti necessari che aveva Anna, sarebbe stata controllata per verificare che tutto era pronto.

Questo momento è molto importante perché, di solito, se una donna non ha preparato in occasione di questa visita il materiale necessario, può significare che non è ancora pronta, psicologicamente, al parto a domicilio e che potrebbe non esserlo mai.

Il parto a domicilio si “auto seleziona” da solo: chi non lo vuole veramente incontra degli intoppi fisici o logistici che, prima dell'insorgere del travaglio, fanno capire che non è la cosa giusta per quella donna. Alcune ostetriche, entusiaste del parto a domicilio, cercano di convincere queste donne e, per il particolare rapporto che si è instaurato tra loro, le donne non se la sentono di deluderle ed accettano di provare comunque. Spesso, in questi casi, insorgono delle complicazioni legate proprio alla non convinzione da parte della donna stessa che dovrebbe scegliere il parto a domicilio perché intimamente convita che questa è la decisione giusta per lei.

Torniamo a Mayen che, dopo aver controllato l'ambiente, il materiale, le analisi cliniche ed aver fatto una visita ostetrica ad Anna, pronunciò la fatidica frase.

“Tutto è a posto, sei pronta per partorire a casa, ora dobbiamo solo aspettare che questo bimbo scelga il giorno e l'ora del..suo compleanno”.

Di tanto in tanto Mayen auscultava il battito del cuore del bimbo, forte, chiaro e regolare. Non le faceva però, la tradizionale “visita”che avrebbe dovuto dare un'idea dell'andamento del travaglio.

Mayen, con la sua lunga esperienza, riusciva a valutare l'andamento del travaglio da segni esterni, non invasivi come una visita ostetrica (che faceva solo nei casi in cui dubitava che le cose andassero per il verso giusto).

Mayen ascoltava i suoni emessi dalle donne che partorivano, ne osservava il volto ed i movimenti, osservava lo spostarsi in basso del bimbo. Da tutti questi segni aveva chiaro a che punto fosse il parto. Sapeva bene che non era solo un fatto fisico.

Il parto, di cui tanti aspetti che vengono oggi ignorati. L'aspetto psicologico, legato al vissuto della donna, ai suoi condizionamenti culturali, al suo rapporto col padre del bambino; l'aspetto fisico, legato alle dimensioni del bambino e della sua pelvi, questi aspetti sono legati strettamente tra loro, sono inscindibili e, finché tutti non se ne renderanno conto, continua ad avere un alone di mistero e di paura.

Mayen, aiutata dalla studentessa che finora era stata una presenza invisibile, per non disturbare le delicate dinamiche del parto, avvicinò i due vassoi contenenti il materiale necessario al parto ad Anna. I vassoi erano coperti da un telo per la ...quasi mamma. I vassoi sono un mezzo pratico per trasferire agevolmente tutta l'attrezzatura da una stanza all'altra. Una donna, lasciata libera di scegliere i propri movimenti e non condizionata da parole e gesti, può in qualsiasi momento scegliere un locale piuttosto che un altro per partorire senza starci a pensare. Spesso il locale scelto è il bagno perché è nel bagno che si lascia andare le inibizioni ed è lì che si rilasciano gli sfinteri.

Anna era nell'acqua ed ormai la sensazione della spinta era irresistibile.

La spinta è un atto fisiologico che non deve essere appreso, quando arriva quella vera è potente ed irrefrenabile.

La luce era soffusa, c'era un melodia in sottofondo, l'atmosfera era calma e serena e piano piano si poteva vedere la testa del bambino fuoriuscire, sgusciare fuori da sola senza il bisogno di nessun aiuto o assistenza tecnica. Mayen aveva indossato dei lunghi guanti ed accompagnava la fuoriuscita del bimbo, dopo la testa, uscirono rapidamente le spalle e tutto il corpo del bambino, gentilmente lo fece..nuotare verso le braccia di Anna e, questa lo prese felice tra le mani. Erano le 3 di mattina. Anna diede un'occhiata e vide che era nata una bimba, proprio come lei aveva sognato molte volte durante la gravidanza.

La neonata, ancora collegata alla madre attraverso il cordone ombelicale, aprì gli occhi e sembrava che, con lo sguardo cercasse gli occhi di sua madre. Anna era lì, desiderosa di accoglierla tra le sue braccia, piena di ammirazione e stupore per questo esserino così perfetto e così dipendente da lei. “Come sei bella amore mio”- Una lacrima di commozione scendeva lungo le guance di Anna e tutti: Robert, Mayen e Sandra avevano gli occhi lucidi per la commozione. Il miracolo della vita si ripeteva e riempiva gli animi ogni volta di gioia e stupore.

Dopo qualche minuto la bimba cominciò ad aprire la bocca e protrudere la lingua e... ad arrampicarsi sul corpo di Anna.

“Sembra che questa bambina stia cercando qualcosa!” -Esclamò Sandra – e Anna la avvicinò al seno. Subito la bimba spalancò la bocca e...con un fare esperto, si ancorò al seno di Anna e cominciò a poppare vigorosamente.

Robert dubbioso disse “Ma troverà qualcosa?”.

Anna lo guardò per un attimo e gli rispose “Non ti ricordi quello che abbiamo letto, amore?” “Già da ora trova tutto quello di cui ha bisogno e più spesso poppa ora più latte produrrò nei prossimi giorni”.

Con la piccola sempre attaccata al seno e legata alla madre attraverso il cordone ombelicale, Anna fu aiutata ad uscire dall'acqua,,fu asciugata e accompagnata nel lettone, dove si distese. Dopo alcuni minuti Anna cominciò a percepire delle nuove contrazioni, molto più leggere questa volta, istintivamente cominciò a spingere e “poff”, la placenta sgusciò fuori.

“Ora darò un'occhiata per vedere se hai bisogno di qualche punto” le disse Mayen. Anna rabbrividì al pensiero di dover essere ricucita, ma dopo qualche minuto poté tirare un sospiro di sollievo. “Non c'è bisogno neanche di un punto , la placenta è bellissima e la perdita di sangue è stata veramente minima”. “Ora possiamo festeggiare e avvertire i nonni e tutti i parenti!, Ho una fame che non ci vedo più!” disse ridendo Robert.

Mayen e Sandra cercavano di far notare il meno possibile la loro presenza, per non interferire in questo magico momento di intimità. Intanto riordinavano le loro cose, mettevano da una parte la biancheria da lavare e ripulivano rapidamente l'ambiente sapendo che presto avrebbero fatto irruzione i nonni impazienti di vedere la loro prima nipotina.

Di Marina

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