giovedì 5 novembre 2009

Un parto emblematico che fa riflettere

La strada alle mie spalle non è per niente lineare, ma non mi dilungherò a raccontarla, perché ci vorrebbe una vita! Semplicemente per mia sfortuna/fortuna conosco l’ambiente medico da dentro…sono una laureanda in medicina ed ho pure un marito medico…e volevo un parto naturale, diverso da tutti i parti cui avevo fino a quel momento assistito, in ambiente universitario.

Molte volte avevo temuto di avere uno di quei parti…posizione litotomica, gambe legate alle staffe, episiotomia, kristeller e bimbo schiacciato fuori come si schiaccia un brufolo!!!! Scusate la brutalità, ma quel modo di partorire mi terrorizzava! Non avevo mai visto una nascita fisiologica… per cui, per me, quello era l’unico modo di partorire (almeno negli ospedali italiani) e, da questo dato di fatto, nasceva la mia idea che così non avrei mai partorito! ...pensavo davvero che fosse “meglio un cesareo piuttosto”!

Questo è l’antefatto; poi mi ritrovo incinta in un periodo diverso della mia vita: avevo deciso di sospendere l’università per un po’, venivo fuori da un aborto delle prime settimane che mi aveva lasciato psicologicamente molto abbattuta, anche perché a causa di quest’ultimo, sono finita nella spirale di esami e controesami che non si negano mai, anzi si ordinano… perché vuoi mettere”…è la moglie di un collega!”. Dopo l’aborto dato che vi era un sospetto diagnostico di mola vescicolare, mi sono fatta quasi un anno di controlli ematologici ravvicinati che mi hanno causato una repulsione verso l’ambiente medico, tale per cui, ora scherzando (ma non troppo…) dico che sopporto a malapena mio marito!

Quando mi trovo incinta la prima volta mi avvicino a questa lista grazie a Manu, che mi invita qui, a vedere che si può partorire in modo diverso! E per questo non finirò mai di ringraziarla!!! Inizio sbirciare i post in questa lista e a leggere dei libri che parlavano di questo modo fisiologico di partorire: da Odent a Ina May Gaskin…

Poi quando mi ritrovo incinta di Davide, inizio a programmare le cose per bene: visto che conosco l’ambiente ospedaliero, voglio proteggermi da esso, e chiedo al Melograno di Treviso di segnalarmi un’ostetrica che mi possa seguire per un accompagnamento in ospedale. La contatto ed ho un colloquio con lei verso le 20 settimane di gestazione. Le spiego tutta la situazione e programmiamo bene il tutto…mi sento rassicurata moltissimo! Lei mi dà la sua disponibilità per seguirmi per il travaglio a casa e poi mi farà raggiungere l’ospedale a circa 5-6 cm di dilatazione; andremo nell’ospedale dove lei lavora part-time e lì lei potrà continuare a seguirmi fino alla nascita di mio figlio! Facciamo degli incontri anche con mio marito per conoscerci, durante uno di questi, lei mi dice che in ospedale potrà farmi capire se una cosa è consigliata oppure no, ma che dovrà essere mio marito a proteggermi. Lei sarà presente, ma di fronte ad un ginecologo che le ordina una cosa, lei non potrà dissentire, ma noi (io e mio marito possiamo) e lei ce lo farà capire. Questa cosa un po’ mi agita ma gli incontri successivi mi rassicurano, perché mi dice che nessuno potrà mai farmi nulla senza il mio consenso… e si crea un bel rapporto con lei.

Arrivo alle 38 settimane di gravidanza e faccio il primo controllo in ospedale. In ospedale non mi sento sicura, l’ambiente mi agita molto, non mi sento accolta (lei non c’era) e pure al controllo successivo…quando entro in ospedale mi irrigidisco e mi agito. Ne parlo con mio marito e con lei, le comunico a 39 settimane che (visto che lei seguiva anche i parti in casa) vorrei partorire a casa. Lei sente che sono motivata e che pure mio marito è d’accordo e mi sostiene. La gravidanza è fisiologica, il bimbo sta bene, il tampone è negativo, la mia pressione è ottima, ci sono tutti i presupposti. Nel giro di 2-3 giorni lei parla con una collega (la stessa con cui io ho fatto il corso pre-parto al consultorio) e mi dà l’ok. Se lei non sarà di turno in ospedale, partorirò in casa.

Lunedì 3 Luglio 2005 (40+4) durante una visita a casa le chiedo di farmi lo scollamento delle membrane. Lo fa, non sento male, né vedo macchioline di sangue. Sono molto agitata perché non vorrei essere indotta.

Giovedì 6 Luglio 2005 (41+0) alle 6.15 di mattina, mi alzo, vado in bagno e vedo delle macchie di sangue sugli slip. Chiamo la mia ostetrica (V. per capirci) sul cellulare e lei mi rassicura… mi dice che le contrazioni dovrebbero partire… mi dice di farle sapere come evolve la situazione. Le contrazioni partono quasi subito, molto distanziate ma partono, sono una ogni 20’ più o meno. Mio marito è a casa con me e questo mi rassicura moltissimo.

Alle 8 la richiamo e le dico che sono partite le contrazioni. Lei mi dice che si trova da un’altra mamma (ed io penso sia solo in visita, non che la stia seguendo per un travaglio, visto che comunque, per l’accompagnamento mi aveva dato da tempo la sua reperibilità 24 ore da 15 giorni prima a 15 giorni dopo la dpp) e che mi manda l’altra ostetrica (la sua amica del consultorio, quella del corso pre-parto, chiamiamola A).

Mi dice che A. verrà a visitarmi dopo il lavoro al consultorio, finirà alle 13.30 e poi verrà da me.

L’ostetrica del consultorio (A) arriva alle 14 e mi visita. Dice che non è ancora travaglio avviato e che sono a 2 cm. Dice che questi sono prodromi e che si possono fermare… mi dice che si fermerà da me quando il travaglio sarà ben partito, perché non è detto che vada avanti. Sono ancora prodromi…dolorosi ma prodromi! La devo richiamare (penso che sia per il fatto che lei, A, abita più vicino a me rispetto all’altra ostetrica) prima di andarsene mi spiega di provare più tardi a mettermi in vasca da bagno, per vedere come prosegue il travaglio in acqua: se le contrazioni si affievoliscono come intensità dolorifica, ma sono più frequenti allora è il momento di chiamarla; se invece in acqua le contrazioni diventano meno frequenti allora non è ancora il momento.

Vivo serenamente quei momenti, accettando ciò che mi dice, con accanto mio marito che mi è di enorme aiuto e mi massaggia la schiena ad ogni contrazione, dalle 14 fino alle 20.30 tengo duro, non entro nell’acqua perché ho paura che le contrazioni divengano meno frequenti, e io non voglio che si fermino.

Poi alle 20.30 entro in acqua e mi sento in paradiso: il dolore si attenua, però le contrazioni le ho ogni 4 minuti, invece che ogni 6 minuti. Mio marito chiama A. , lei arriva quasi subito. Mi visita e mi dice che sono a 4-5 cm; dice che ormai il travaglio è avviato e mi consiglia come respirare, mi dà pure dei consigli sulla vocalizzazione, perché dice che se continuo a vocalizzare così, mi troverò senza voce.

Lei mi è d’aiuto, io non mi sento troppo bene con lei…nel senso che non avevo fatto tutti quegli incontri personali non con lei, ma con V. e al corso del consultorio, A. ci aveva detto che seguiva anche lei parti in casa, però alcune cose che aveva detto non mi trovavano d’accordo. Comunque devo dire che in quei momenti mi è stata d’aiuto perché mi raccomandava di concentrarmi sul momento presente, di non pensare al dopo, ma di stare serena e di affrontare le contrazioni una ad una senza pensare a quella dopo.

Dopo alcune ore, cedo fosse mezzanotte o l’una, lei mi lascia in compagnia di mio marito e va a distendersi in salotto sul divano perché è stanca. Sono in acqua e c’è Francesco con me, ma non mi basta…a V. avevo detto più volte che io per come mi conosco, sono una persona che ha bisogno di rassicurazioni continue da chi le sta accanto. E durante le contrazioni ho bisogno di sentirmi dire che va tutto bene, che è la normalità (in fondo è il mio primo parto, non so cosa aspettarmi, per la mia formazione ho una gran paura del dolore, di non saperlo gestire, di venirne sopraffatta e di perdere il controllo, ho bisogno di sentirmi dire che va tutto bene…)

Quindi urlando la chiamo, e dico a mio marito di andare a chiamare A. Lei viene e mi rassicura per un po’…poi torna sul divano. Io con mio marito esco dalla vasca e me ne torno in camera mia. Sto sul letto a carponi e continuo a vocalizzare. Il tempo passa. Alle 4 di mattina mi rivisita e sono a 8 cm. Dice che lei chiamerà V. quando sentirò spingere. Qui entro in trance, mi ricordo poco le cose, sento che lei nella stanza vicina sta sterilizzando le cose che le serviranno. Affronto le contrazioni ma voglio che arrivi V. le dico di chiamarla. Mi dice di non preoccuparmi, che V. in una quarto d’ora sarà da me, ma che è presto per chiamarla. Allora mento e dico che sento spingere…dico che “mi sembra di sentire spingere”…allora mi rivisita e dice che sono a 9 cm e che rimane solo un piccolo bordino del collo che si può allentare anche col passaggio della testa; per cui chiama V.

Alle 4 e 30 circa arriva V. mi trova in camera con le luci basse, sul letto a carponi. Mi fa girare e mi visita, dice che sì sono a 9 cm e mezzo e mi chiede poi di mettermi sul fianco sinistro per farmi un po’ di polarity ( me l’aveva già fatta a fine gravidanza, è un massaggio leggero che dovrebbe accompagnare le cose in modo fisiologico. Quel massaggio mi era piaciuto in gravidanza, ma non avevo queste contrazioni…Sapevo che una delle sue ostetriche l’aveva fatto pure a Simona V. durante il suo travaglio, e quindi cerco di stare ferma sul lato sinistro, ma non mi riesce, e così niente polarity!) Mio marito intanto va a sdraiarsi su una poltrona in salotto con l’altra ostetrica (A.)

Le contrazioni continuano, sono sul letto a carponi, ho nausea e tengo praticamente la testa dentro una bacinella, ma non vomito. Intanto V. mi sostiene si sente 3 o 4 volte al telefonino con un'altra ostetrica in ospedale (che poi scoprirò essere una sua collega che segue anch’essa i parti in casa e che la sta tenendo aggiornata sulla signora che lei stava visitando il mattino del giorno prima, quando io l’avevo chiamata!)…io durante le contrazioni le chiedo di stare con me, di lasciare il telefonino (mi disturba e mi sconcentra molto questa cosa)…

Dopo un po’ (non ricordo più che ore fossero), dice che purtroppo Davide è ancora alto con la testa, e che se le cose non evolvono si deve pensare a darci un tempo per raggiungere l’ospedale. E lì mi sento chiudere, mi sento una paura tremenda addosso: dico che no, io non ci voglio andare in ospedale! Lei mi dice di non pensare all’ospedale, ma solo al momento presente…mi metto a ruotare il bacino in piedi, sperando Davide si incanali, invece nulla.

Dopo un po’ mi dice che alle 8.30 mi visita e se non si sarà incanalato con la testa, si dovrà raggiungere l’ospedale. Io chiedo, supplico di no, mi faccio dire cosa posso fare, le chiedo cosa mi farà in ospedale e lei mi dice che proverà a rompere le membrane per vedere se questo può aiutare Davide a scendere con la testa, dice che non è il caso di provare a rompere a casa le membrane…io non sono in grado di controbattere e mi fido di lei.

Alle 8.15 ci raggiunge mio marito. V. gli spiega la situazione e decide di visitarmi. Nulla Davide non è sceso ed io sono sempre a 9 cm e mezzo. Le contrazioni ci sono, ma si sono affievolite di intensità e frequenza. V. chiede a mio marito cosa ne pensa e lui dice, che, se lei ritiene che sia da raggiungere l’ospedale è bene farlo.

Terrorizzata e con la valigia salgo in macchina e raggiungo l’ospedale. V. parte con noi, ma mi marito fa una scorciatoia e arriviamo prima di lei. L’altra ostetrica A. ci lascia e raggiunge il consultorio.

Arriviamo in ospedale prima di V. e una sua collega (quella con cui lei prima parlava al telefonino) mi fa entrare nella sala parto (colorata con cuscini, con un letto mobile e col pallone) penso che meno male che è libera per me!

Arriva un attimo dopo V. e mi dice di vestirmi con la camicia da notte apposita e dice che va a mettersi la divisa. Sta via un bel po’, io ricordo che dicevo a mio marito : “ma dove è andata???” le contrazioni mi danno fastidio e mi dà ancora più fastidio il fatto che lei non torni…mio marito suona il campanello ed arriva un'altra ostetrica (quella con cui lei parlava al telefonino) che dice che V. tornerà fra un po’…dice che intanto mi segue lei, nel frattempo mi chiede se ho bisogno di andare a fare pipì, …io non so se sento il bisogno, ma ho voglia di uscire da quella stanza…e quindi esco con lei. Ritorno dal bagno alla sala parto e arriva un’infermiera, che mi mette una flebo di fisiologica suppongo (chiedo “che roba è?” e mi dice che è solo un accesso venoso). Poi mi mettono il monitoraggio continuo senza fili, con la fascia attaccata alla pancia ma libera, però anche questo mi dà fastidio, ma non posso farci nulla. L’ostetrica che è con me, mi dice che V. tra un po’ arriverà e mi romperà le acque, ma se questo non dovesse portare a nulla bisogna fare l’ossitocina. Mi terrorizzo a più non posso: dico che no, l’ossitocina non la voglio! V. durante uno dei colloqui a casa con lei, era presente anche mio marito, mi aveva detto che lei non aveva mai usato l’ossitocina con nessuna delle donne che lei aveva seguito. Questa ostetrica dice che è necessario farla se si vuole evitare un cesareo. Io dico che non ne posso più, che sono le 11 del mattino e sono in questa situazione dalle 6 di ieri, che non ce la potrò mai fare a partorire da sola in queste condizioni, che sono stanca…mi sento esaurita, ma non perché mi siano pesate le contrazioni, ma per lo stress dell’andare in ospedale e perché dicono di farmi l’ossitocina. Allora cercano di impaurirmi, dicono che la dottoressa X (non ricordo nemmeno più il nome) verrà a parlarmi perché è il caso di fare l’ossitocina e mi spiegherà come questo possa evitarmi un cesareo…io lì non so se impazzisco o cosa, comunque chiedo che mi venga fatto un cesareo, ma per fortuna mio marito mi fa rientrare in me… passa di lì una tipa, non so se medico o infermiera o ostetrica che dice : “ah, sì, se dovessimo fare il cesareo a tutte quelle che ce lo chiedono…”

Dopo un po’ arriva V. e mi rompe le acque. Sono belle limpide e Davide sta bene. Poi in due secondi sparisce e non la rivedo più…allora chiedo all’ostetrica che c’è lì, se c’è V. e lei non mi risponde ma mi dice che probabilmente tra un po’ mi faranno cambiare sala, perché nella stanza attigua c’è una mamma che sta per partorire e quindi non vogliono che io mi impressioni.

Poi continua a spiegarmi con dovizie di particolari sta cosa dell’ossitocina…non mi fanno cambiare stanza. Sento le urla di questa mamma e chiedo se anch’io dovrò arrivare ad urlare tanto per partorire…

Alle 12.30 cedo e partono con l’ossitocina. Sento l’altra mamma che ride e sento la sua bimba piangere. L’ostetrica mi dice che anche lei ha partorito con l’ossitocina. Arriva V. (finalmente!) capisco che ha assistito fino al parto l’altra mamma. Passa attraverso la porta di comunicazione che c’è tra l’altra sala parto e la mia. Mi spiegano che ogni 5 minuti si aumenta di 5 gocce l’ossitocina fino ad arrivare a 30 gocce. Oltre 30 non si può andare, sennò si fa un cesareo. Vedo che non rispondo alle prime gocce di ossitocina, 5, 10, 15, 20 nulla, l’ostetrica si avvicina per regolare la flebo e intanto io penso che finirà in cesareo e chiedo a mio marito se lui è comunque fiero di me ( non so perché gliel’ho chiesto, ma ricordo molto bene di averglielo chiesto…).

A 25 gocce l’ossitocina fa effetto: ripartono le spinte. Sono sul lettino e non voglio più stare lì (ho il monitoraggio senza fili e la flebo di ossitocina) con difficoltà scendo ma mi dicono che è meglio che risalga e che mi metteranno le varie parti del lettino con preferisco io (è tutto elettrico e mobile). Mi ritrovo a carponi, spingo fino alle 16.45 (ora della nascita). Sulla cartella clinica scriveranno che la fase espulsiva è durata dalle 14.30 alle 16.45, in realtà l’ossitocina me l’hanno messa alle 12.30.

Quindi sono 4 ore e un quarto di spinte tutte forzate e tutte in apnea a carponi: dopo le prime spinte arriva un’altra ostetrica a dare il cambio alla collega di V. Questa nuova ostetrica è una tipa vecchio stampo, è una donna di mezza età che puzza da fumo. Al primo impatto, quando entra sono spaventata e cerco lo sguardo di V. per vedere se mi dà un cenno di assenso, se mi fa capire che tipa è questa ostetrica (L.). V. dapprima non se ne accorge, poi invece mi dice che L. è la più vecchia delle ostetriche è che ha visto più nascite di tutte le altre. Va beh, la cosa non mi tranquillizza al momento, ma tant’è. Io continuo a spingere a carponi: sento arrivare la contrazione, prendo l’aria, mi piego all’indietro sulle ginocchia, trattengo l’aria e spingo. L. mi dice che le spinte non sono efficaci, che devo spingere di più se voglio farlo scendere, all’apice della contrazione mi dice: “spingi, spingi spingi,” e continua per tutto il tempo in cui, secondo lei, io devo trattenere il fiato e prolungare la spinta. Faccio così, la seguo, tanto ormai sono così disorientata che seguirei chiunque… e lei mi dice che ora le spinte sono efficaci, di continuare così e mi “aiuta” in questo modo ad ogni spinta.

Mio marito continua a porgermi dei bicchieri di acqua, bevo dei grossi sorsi tra una contrazione e l’altra, a volte non c’è la pausa e mi trovo ad avere una contrazione seguita da un'altra subito dopo. Chiedo a V. quanto manca, non ne posso più, lei non mi risponde, dice:”chi può dirlo?” oppure “non lo so…” …un secondo mi sento Ercole, l’attimo dopo sono sfinita. Mio marito mi asciuga la fronte, mi fa aria sventolandomi la faccia con un ventaglio e mi fa bere l’acqua…è pure bravo a destreggiarsi tra le varie cose che gli chiedo, una dopo l’altra nei rari momenti di pausa.

Dopo un bel po’, V. mi dice di girarmi (sono carponi) che la prossima contrazione mi visita per vedere come siamo. Saranno forse passate le 4 ore, perché ricordo che poco dopo quella visita Davide è nato. Mi giro con estrema difficoltà, ho ancora tutto l’ambaradan di fili attaccati… mentre mi sto girando, sento L. che dice a V. che non si può aspettare ancora tanto, che il liquido è tinto (questa cosa mi preoccupa e mette in moto la parte razionale del mio cervello) inoltre, mentre mi giro V. mi dice che ci vorrà l’episiotomia.

Dico di no, che non la voglio, lei dice che mi devo fidare, che ormai deve uscire e che l’episio serve a ridurre i tempi. Non ho più la forza di controbattere…Le dico che esigo l’anestesia (sì perché nei parti che avevo visto io, l’anestesia non si dava…sforbiciata e via all’apice della contrazione…) mi dice che le me la fa, di stare tranquilla. (seh, sai che tranquilla che sono!)

Mi visita all’apice della contrazione…un male cane, mi fa fare due spinte forzate durante la visita (cioè non toglie la mano e sta lì ad aspettare due contrazioni successive: dice subito che l’episiotomia non serve, che Davide sta per uscire: “ormai è qui”…io non ci credo, chiedo conferme…lei si veste, in due secondi, mi avvicinano il carrello semisterile, V. indossa il grembiule, lo fanno indossare pure a mio marito, arrivano tutti: puericultrici infermiere varie…una ginecologa che dice di fare l’episio. V. ribatte che non serve, io dico che non la voglio. E la gine fa un panegirico su ‘ste donne che non vogliono un taglietto netto piuttosto di una lacerazione slabbrata (parole testuali, le ho impresse a fuoco in testa e stava per nascere mio figlio!!!).

La gine chiama un pediatra, perché dice che i figli di medici sono soggetti a più sfighe degli altri…io penso che più di così!!! Due tre spinte ancora e Davide incorona, tocco la testina, la sento umida, scivolosa e sento i capelli (quella sensazione la sento ancora nelle mie mani)…Durante le spinte L. continuava a dirmi: “a questo bimbo gli faccio le treccine!”quanti capelli ha!

Serve un’altra spinta così esce la testa. L. sale sul lettino affianco a me e non capisco cosa fa, lo capisco solo durante la spinta in cui chiudo gli occhi per la spinte e lei con un gomito mi blocca la pancia. Ho visto Kristeller peggiori, ma non mi lamento nemmeno della mia. Mio marito si sposta davanti per vedere nascere suo figlio e io mi ritrovo senza nessuno che mi sostenga la testa, e chiedo che qualcuno lo faccia…Comunque con quella spinta la testa è fuori. Sento che lo aspirano subito, mentre sta fuori con la testa, io penso che il più è fatto, che ora devo aspettare la spinta successiva, ed invece V. mi dice di spingere subito senza aspettare la contrazione, mi dice di spingere e vai con un’altra Kristeller. Davide scivola fuori ed io lo sento piangere.

V. lo appoggia sul carellino vicino e un’infermiera lo aspira, lo aspirano dappertutto povero cucciolo, d’altra parte è pieno di meconio…ricordo di aver pensato questa cosa mentre dicevo: “è mio, è il mio bambino, il mio bambino….” Mio marito si asciuga due lacrime che gli rigano il viso. Quante volte ho ripetuto queste parole…il mio bambino…. La gine mi apre completamente la flebo di ossitocina e dice che il mio utero non si contrae. Io penso che questa è fuori e che non abbia mai visto una vera atonia uterina in vita sua, (io sì purtroppo).

V. mi appoggia Davide sul petto, si calma…è avvolto in un telino bianco, lo guardo e mi sento sciogliere, non dimenticherò mai il suo visino, la sua espressione in quel momento. Dopo un po’ mio marito taglia il cordone.

La gine non sa aspettare, dice che il mio utero non le piace, per farla breve mi raschia prima di suturare la lacerazione. Dice a V. di farmi un’altra flebo di ossitocina ma quando la gine esce V. non me la fa e dice che non serve.

Mentre la gine mi cuce, mio marito segue mio figlio nell’altra sala, dove gli fanno il bagnetto, il pediatra lo visita e non riscontra nulla (incompetente: si accorgerà mio marito circa un’ora dopo il parto, che Davide non respira bene e quindi non ossigena bene il sangue…Davide la prima ora dopo la nascita sta con me, sul mio letto vicino al mio seno ma non si attacca, proviamo varie volte ma non vuole saperne. L’ora successiva è solo alla nursery perché è orario visite, piange sul suo lettino di plastica lontano da me, dietro un vetro. Subito dopo l’ora delle visite, quando me lo ridanno, Francesco, mio marito si accorge che Davide respira male (lui non è pediatra, è internista) e Davide finisce in patologia neonatale con diagnosi di polmonite neonatale da inalazione di meconio nei polmoni. E lì è stato l’inizio dei miei problemi…).

Dopo il bagnetto Francesco nega il consenso al pediatra per la pomata oftalmica di nitrato d’argento, e lo fanno firmare in cartella clinica. Esco dalla sala parto con mio figlio nel mio letto e mi sento una Pasqua…sono così felice, ma non so che quella sarà l’unica ora che mi lasciano tenere mio figlio con me. I 7 giorni di ricovero in PNN sono un incubo, perché non mi permettono di stare con lui per più di 6 volte nelle 24ore e sempre e solo per 30 minuti…e questo non migliora di certo il ricordo del mio parto…


Moizza con Davide Venerdì 8 Luglio 2005.
Racconto scritto in Giugno 2007

giovedì 6 agosto 2009

Ricomincio dopo una lunga pausa

dopo aver lasciato quiescente questo blog per molti , molti mesi, mi è ripreso il desiderio di condividere i miei pensieri e gli articoli che trovo interessanti

mercoledì 13 maggio 2009

Nuovo BLOG

Insieme a delle amiche ed amici amanti della natura abbiamo messo su un nuovo BLOG.
Vogliamo esplorare insieme le meraviglie del parco di Veio ed imparare a distinguere le piante commestibili da quelle velenose.
Per trovare il link basta cliccare sui blog preferiti :
Erbagatta-Veio

martedì 31 marzo 2009

Ridere fa beneE' la risata la regina del benessere:

E' la risata la regina del benessere: anche se finta abbassa la pressione
Sempre più studi confermano l'effetto positivo sulla mente e sul corpo

ROMA (30 marzo) - Fa bene anche quando non è spontanea. E' un toccasana anche quando è solo un movimento dei muscoli, perché poi riesce a conquistare e a far star bene tutto l'organismo. E' la risata regina del benessere per corpo e psiche: migliora l'umore e la resistenza allo stress, rende più sexy ma fa bene anche al cuore abbassando la pressione del sangue ed è capace anche di addolcire il latte materno rendendolo uno scudo contro le allergie del neonato. A spiegare i segreti del ridere uno speciale pubblicato sulla rivista americana Mind: rilassa i muscoli, mette in circolo molecole “positive” come le endorfine, inoltre l'umorismo aiuta a guardare con distacco le piccole grandi noie di ogni giorno. Addirittura basta dipingersi sul volto l'espressione della risata, labbro superiore sollevato e bocca a 35 denti in bella mostra. Anche se indotta in modo artificiale per esempio tenendo in bocca una penna, ha di per sè effetto positivo sull'umore, ha scoperto Fritz Strack dell'università tedesca di Wurzburg. Secondo un lavoro di Willibald Ruch, dell'Università di Zurigo, le risate suscitate da battute, commedie divertenti o barzellette alzano la soglia del dolore, infatti un gruppo di volontari riusciva a tenere più a lungo la mano nell'acqua ghiacciata senza soffrire se prima di questa prova veniva sottoposto per alcuni minuti alla “terapia del sorriso” a base di battute. E gli effetti di una sana risata sul corpo si vedono a occhio nudo: uno studio recentissimo, pubblicato sull'International Journal of Obesity, ha dimostrato che ridere 15 minuti al giorno può permettere di perdere in un anno oltre due chili. Maciej Buchowski della Vanderbilt University presso Nashville, in Tennessee che lo ha condotto sostiene che ridere aumenta il battito cardiaco e impegna molti muscoli, producendo lo stesso effetto di una sana camminata. Gli esperti hanno fatto i conti di quante calorie consumiamo ridendo esaminando il dispendio di energia di 45 persone mentre guardavano programmi televisivi di vario tipo. È emerso che il fabbisogno energetico per guardare una commedia divertente è di circa il 20% in più, dovuto, dicono gli esperti, all'energia spesa ridendo. E non è tutto, il sorriso alza la soglia di resistenza allo stress diminuendo l'ormone dello stress nel sangue, il cortisolo, ed alzando le difese immunitarie. Addirittura i suoi effetti fisici sono tangibili nel neonato durante l'allattamento. Se mamma ride, il bimbo riceve maggiori benefici dalla poppata, il latte materno infatti, dopo un “ciclo di risate”, contiene più melatonina che serve per dormire e difende dall'eczema cutaneo, e il neonato risulta meno esposto alle allergie. Anche sulla mente il sorriso è terapeutico: chi non disdegna una risata vive meglio, ha più facilità nei rapporti sociali e, se è maschio, è anche più attraente. Infatti uno studio di Eric Bressler del Westfield State College ha dimostrato che le donne giudicano più attraenti i soggetti di foto sotto le quali c'è una battuta che viene attribuita al lui immortalato nello scatto. E non è tutto: molti psichiatri usano davvero la terapia del sorriso, anche in gruppo, per “curare” la depressione lieve. Molto efficace contro disturbi psichiatrici anche gravi risulta essere il senso dell'umorismo e la capacità di sdrammatizzare, hanno dimostrato psichiatri dell'università tedesca di Marburg, perchè diventa una strategia di distacco dai problemi e aiuta a vederli sotto un'altra luce.

venerdì 13 marzo 2009

TRIPLE FILTER TEST


" TRIPLE FILTER TEST "

TRUE FRIEND
'In ancient Greece, Socrates was reputed to hold knowledge in high esteem.'
One day one fellow met the great philosopher and said,
"Do you know what I just heard about your friend?",
"Hold on a minute," Socrates replied. "Before telling me anything I'd like you to pass a little test.
It's called the "Triple Filter Test"
"Triple filter?"."That's right,"
Socrates continued. "Before you talk to me about my friend, it might be a good idea to take a moment and filter what you're going to say. That's why I call it the triple filter test.
The first filter is Truth - Have you made absolutely sure that what you are about to tell me is true?"
"No," the man said, "actually I just heard about it and...".
"All right," said Socrates. "So you don't know if it's true or not.
Now let's try the second filter, the filter of Goodness - Is what you are about to tell me about my friend something good?"
"No, on the contrary...". "So," Socrates continued, "you want to tell me something bad about him, but you're not certain it's true. You may still pass the test though,
because there's one filter left: the filter of Usefulness -Is what you want to tell me about my friend going to be useful to me?"
"No, not really."
"Well," concluded Socrates,
"if what you want to tell me is neither true nor good nor even useful, why tell it to me at all?"
Story Bottom Line: -
' Well we can always participate in loose talks to curb our boredom.
But when it comes to your friends its not worth it.
Always avoid talking behind the back about your near and dear friends'
.
Posted by Dr.G.RAMANI

giovedì 12 marzo 2009

NOI NON SEGNALAMO DAY

17 marzo 2009:
“NOI NON SEGNALIAMO DAY”

La Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM) attraverso i Gruppi Immigrazione e Salute (GrIS), in collaborazione con Medici Senza Frontiere, Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione (ASGI), Osservatorio Italiano sulla Salute Globale (OISG), organizza una giornata di protesta e mobilitazione contro il disegno di legge sulla sicurezza in discussione alla Camera dei Deputati che prevede la cancellazione del divieto di segnalazione per gli immigrati senza permesso di soggiorno che si rivolgono alle strutture sanitarie per curarsi.
Con i contenuti dell'appello già presentato in occasione della discussione dell'emendamento in Senato "Divieto di segnalazione: siamo operatori della salute, non siamo spie", si vuole spiegare ancora una volta l'assoluta insensatezza di tale provvedimento in termini di sanità pubblica, di economia sanitaria, di sicurezza e di valori etici e deontologici.


IL GIORNO 17 MARZO 2009,
PARTECIPATE

DALLE 9.00 ALLE 11.00
AL PRESIDIO DI OPERATORI DELLA SALUTE
IN PIAZZA SAN MARCO (ANGOLO PIAZZA VENEZIA)

E ALLE ORE 12.00
ALLA CONFERENZA STAMPA, PRESSO L’OSPEDALE SAN CAMILLO, ORGANIZZATA DA

Ø REGIONE LAZIO
Ø SIMM – GrIS LAZIO
Ø AZIENDA OSPEDALIERA SAN CAMILLO FORLANINI

CON L’ADESIONE DI MSF, OISG, ASGI, INMP, AMSI, ORDINE DEGLI PSICOLOGI DEL LAZIO

ALTRI ORDINI E COLLEGI PROFESSIONALI STANNO ADERENDO
Salvatore Geraci Presidente SIMM
Filippo Gnolfo Portavoce GrIS Lazio


Partecipate e diffondete l’invito

PRIMAVERA - SPRING


mercoledì 11 marzo 2009

Un'arcobaleno portafortuna

Un improvviso ed inaspettato temporale ha portato un improvviso ed inaspettato arcobaleno che vorrei condividere.
Gli arcobaleni mi hanno sempre affascinata e poi, questo era pure doppio!

martedì 3 marzo 2009

Condannata la Nestlè e Tetrapack in Italia

Nel 2005 scoperta la presenza di un componente chimico negli alimenti: i prodotti furono ritiratiDa lì la denuncia dei genitori che avevano dato il latte alterato alle loro bambine
Latte contaminato con inchiostrogiudice condanna Nestlé e Tetra Pak
Il latte sequestrato dalla guardia forestale nel novembre 2005
CATANIA - Il Codacons ha ottenuto la prima sentenza in Italia di condanna di due multinazionali, quella del latte Nestlé e quella di confezionamento Tetra Pak. Una sentenza che, sottolinea l'associazione dei consumatori, servirà a fare giurisprudenza in una controversia importante per la salute pubblica. Soprattutto perché a rischiare sono stati i bambini, visto che il prodotto alterato era latte per la prima infanzia. Il giudice di pace di Giarre ha condannato la Nestlé Italiana e la Tetra Pak International, in solido tra loro, al pagamento dei danni, patrimoniale e non, oltre alle spese legali, a favore dei genitori di piccole che avevano utilizzato latte Nidina per le loro due figlie che conteneva Itx, un tipo di inchiostro utilizzato nella fabbricazione di imballaggi. L'inchiesta prese l'avvio il 22 novembre del 2005 da un fascicolo aperto dalla procura di Ascoli Piceno che sfociò nel sequestro di 30 milioni di litri di latte per bambini in tutto il territorio nazionale. Le analisi accertarono, nelle confezioni con scadenza maggio-settembre 2006, l'alterazione del latte e la presenza di tracce di un componente chimico utilizzato per gli inchiostri nella fabbricazione di imballaggi Tetra Pak a stampa off-set. In pratica il componente aveva contaminato gli alimenti contenuti negli involucri. I genitori di due bambine, che avevano consumato il latte in questione si rivolsero al Codacons per la tutela dei loro diritti e per chiedere al giudice il risarcimento del danno. Il giudice Salvatore Fisichella ha ora stabilito che "la commercializzazione del 'prodotto inquinato' comporta una responsabilità di natura contrattuale ed extracontrattuale in quanto si profila anche una ipotesi di responsabilità per il danno alla salute che la commercializzazione comporta". Il giudice di pace ha ritenuto che "gli attori hanno fornito prova idonea che a seguito dell'acquisto del latte Nestlé e della somministrazione dello stesso alle proprie figlie, subirono un danno di natura psicologica determinato dal turbamento e dalla preoccupazione che la prole possa essere contaminata a causa della sostanza 'inquinante'".
Nel novembre 2005 la stessa multinazionale svizzera ammise la contaminazione con la sostanza anche se non ritenne rischiosa la presenza di Itx nel latte. Non era ancora stabilita la tossicità ma l'alterazione del latte comunque c'era: da qui la necessità toglierlo dal mercato. La Nestlé annunciò quindi l'immediato ritiro del prodotto, in via cautelativa, anche in Francia, Spagna e Portogallo. Immediata la denuncia di Altroconsumo che estese le analisi e rilevò la contaminazione con la sostanza chimica anche in altri prodotti alimentari. In seguito la svedese Tetra Pak annunciò che non avrebbe più utilizzato inchiostro con Itx per realizzare le sue confezioni.

martedì 3 febbraio 2009

Viaggio in Nigeria 2


VACANZE SEMI BLINDATE



Mi è stato detto: perché non ci racconti come andata in Nigeria?
Dove sono le fotografie dell'Africa?
Perchè non hai scritto ancora niente?

Non l'ho fatto finora perchè sto ancora metabolizzando l'esperienza.E' stato un viaggio un pò strano, la Nigeria è cambiata molto dall'ultimo viaggio nel'1999. Sono andata a Lagos l' ex capitale.
La prima tappa è stata Addis Ababa (come si dice a Roma, ho fatto un giro di Peppe!). Dopo un viaggio notturno scomodissimo alla fine del quale avevo due gambe che sembravano due zampogne, abbiamo (le mie due figlie ed io) ottenuto di trascorrere le 12 ore di in un albergo di Addis Ababa, il personale dell'aereoporto era gentilissimo e con l'autobus ci hanno trasferito ad un mega Hotel. Abbiamo attraversato Addis Ababa e siamo arrivate stanche morte all'Hotel(durante il viaggio le ragazze sono state abbordate da diversi "provoloni").
A proposito, di notte ad Addis Ababa fa un freddo cane!!!!!!!

E' infatti un altopiano alto circa 2500 metri.
All'albergo le ragazze hanno dormito comi sassi mentre io, no so perché, non riuscivo proprio a prendere sonno. Lì abbiamo mangiato per pranzo e cena specialità etiopi (devo dire gustose).
Un autobus (pieno di nigeriani) ci ha poi riportate all'Aereoporto (22.30). Dopo un paio d'ore abbiamo finalmente incontrato Eyo ( mio marito) che veniva da Gibuti e che non vedavamo da ben 5 mesi.
Il check- in é finito con 1 ora di ritardo perchè é arrivato un GRUPPO VACANZE MECCA di Nigeriani yoruba, che erano andati in pellegrinaggio alla Mecca. Erano tutti pieni di gioielli nascosti nei posti più impensati e nessuno di loro aveva pensato di toglierseli, quindi a più riprese sono passati e ripassati sotto il monitor e...ogni volta squillava di nuovo. Una storia infinita che abbiamo osservato con divertimento. Devo dire che lo staff aereoportuale era più che paziente.
Abbiamo quindi affrontato un altro volo notturno (sempre insonne) per arrivare a Lagos.
Qui, invece, faceva veramente, veramente tanto caldo!!!!!!
Sono venuti a prenderci i nostri 2 cognati che in questi anni sono lievitati! Chi conosce mio marito, sa che non è piccolo...ebbene a loro confronto sembrava quasi migherlino!!!
L'inquinamento è peggiorato, c'è una cappa continua, l'aria è poco respirabile soprattutto stando sulle strade principali, il traffico in certi momenti della giornata è allucinante, le macchine sono vecchissime quasi tutte tedesce ed italiane-probabilmente macchine da rottamare che non sono state rottamate - e dai tubi di scappamento escono densi fumi neri. Le strade sono piste di slalom tra buche enormi, voragini che si aprono improvvisamente pedoni che sbucano improvvisamente dal nulla e detriti


sparsi (materiale da costruzione, oggetti di plastica, detriti, immondizia ecc.).
Non esiste un codice della strada: si può andare contromano, sorpassare da destra e la precedenza ce l'ha chi suona più forte il
clacson.
Comunque, durante tutta la mia permanenza non ho visto un solo incidente stradale. Qui in Italia ci sarebbe stata una strage!!
Ho provato un giorno, cioè a dirla tutta sono stata costretta da mia cognata che non aveva voglia di guidare! Dopo un pò mi ha preso la mano ed anche io ero lì a pigiare forte sul clacson. Ad un certo punto mi ha detto: ora devi andare contromano perché altrimenti di qui non si ritorna a casa....sono andata contromano su una specie di autostrada coi capelli dritti e pregando i miei santi in paradiso.
Lungo la strada ci sono, qua e la, poliziotti che fermano le macchine e, con mitra in mano, vogliono un contributo/bustarella (per arrotondare il loro stipendio). A quanto pare talvolta se gli gira male,sparano e uccidono i malcapitati.
Dal momento che sono bianca e dal momento che bianco è sinonimo di ricchezza dovevo mimetizzarmi per non attirare la loro attenzione (oltre a quella di comuni criminali).
Per questo non sono andata a fare giri "turistici" ma ho sono andata di casa in casa da un familiare all'altro.

Beh! Non è completamente vero, sono andata ad:






1-Un paio di formalissime feste yoruba con la mia cognata avvocato, dove ogni tanto qualcuno si degnava di chiedermi: Are you OK? Alla fine, carica di regalini che i parenti dei festeggiati facevano agli ospiti, dovevo fare il "mulo" perchè mi toccava portare anche quelli di mia cognata( essendo la più giovane, questo era il mio compito ma, credo che mia cognata provasse piacere ad avere come facchina una Oibo).
2- Due volte al Calabar Community Center , Centro Culturale del Calabar

per vedere le gare di Masquerade ( una specie di carnevale), molto interessanti e divertenti.
3-Al cimitero per vedere la restaurazione della tomba di mio suocero (che in questi anni era stata abbandonata a se stessa ).
4-A Ikoji Club , un esclusivo club per VIP e gente danarosa dove siamo andate in piscina (un pò di refrigerio), abbiamo mangiato, ospiti di mio cognato ed ad un certo punto mi marito ha incontrato un certo Victor....

famoso cantante High Life degli anni 60.
5- Al mercato di Festac a comprare la frutta, perchè, sebbene abbondantissima, nessuno si sognava di comprarla ed... in quell'occasione ho guidato io.
6- Al mercato Ikorodu per cercare prodotti di artigianato da riportare in Italia e capelli per fare le treccine alle mie figlie.
7- Alla Chiesa Pentecostale Redeem per la messa di fine anno dove il pastore ha tirato fuori una valanga di profezie per il 2009.

Dato che quest'anno termina con il 9 e 9 sono i mesi di una gravidanza, secondo lui questo è l'anno della fruttificazione materiale e dei figli.... tutte le donne, che ci credono, rimarranno incinte!! Per avere questi "benefici" bisogna però devolvere alla chiesa i primi frutti dell'anno




(primo stipendio, ecc.)...in pratica più doni e più i tuoi desideri materiali e non verranno esauditi!!
Lati positivi
Ho ri-incontrato mio marito dopo ben 5 mesi, ho rivisto la sua famiglia dopo ben 9 anni. Ho realizzato che il tempo passa: i bambini sono diventati adulti, gli adulti sono diventati anziani. Le mie figlie hanno legato molto con i cugini e le zie. Hanno capito che ci sono tante persone che vogliono loroun mondo di bene.

Hanno cominciato a a parlare in inglese più fluentemente ed hanno imparato a mangiare cibi piccantissimi.
Alimentazione
Le pozioni erano "industriali", ci portavano dei piatti ricolmi e costantemente non riuscivamo a finire, loro invece ( i parenti) li finivano eccome! Tanti carboidrati, olio, proteine, niente frutta e pochissima verdura.
I piatti erano quasi sempre molto saporiti e mia suocera ci teneva in particolar modo che i nostri desideri fossero sempre soddisfatti. Aveva pure assunto una cuoca che cuocesse per noi.
Il peperoncino era comunque veramente tanto e Dafne non riusciva proprio a mandare giù alcuni piatti quindi alla fine, pur di farla mangiare, le portavano delle super portate di Plantani (banane africane fritte).
Morale della favola qui....
sono tutti ipertesi e obesi!!!!!!!!!!

Ah dimenticavo, nel giardino di famiglia c'é una palma da cocco e quasi ogni giorno mangiavo un cocco appena colto e ne bevevo il latte, slurp, slurp!

Problemi piccoli e grandi
Mancava spesso la luce per diverse ore. Sembra che la NEPA (equivalente dell'ACEA), non sia in grado di fornire energia elettrica sufficiente a tutta Lagos e, quindi la luce arriva a singhiozzo, un giorno sì e... due no.
Quindi niente frigorifero, niente televisione ecc.
Le notti si concludevano in bagni di sudore. Ogni tanto veniva acceso un generatore scarcagnato ma alle 23.00 veniva invariabilmente spento. Fortunatamento in quel periodo le zanzare erano poche per cui bastata cospargerci di Autan per evitare di venire punte.
Purtroppo una sera le ragazze sono uscite per andare coi cugini a ballare sul lungomare ed hanno dimenticato l'Autan a casa: dopo una settimana prima l'una e poi l'altro hanno avuto febbre alta, astenia e forti dolori muscolari. Le ho curate come se fosse malaria e dopo paio di giorni hanno superato la malattia.
Naturalmente ci ha colpite tutte la vendetta di Montezuma, anche se non in maniera grave.

Il problema più ...grave è stato la sindrome da astinenza da internet che ha colpito tutte noi in modo più o meno grave.
Come ho trascorso questi giorni?
Alcuni giorni ci siamo letteralmente girate i pollici. Le ragazze all'inizio erano esasperate per l'inattività. Io l'ho presa con filosofia: avevo sicuramente bisogno di ricaricare le mie batterie.
Siamo venute in Nigeria con 160 pagine di fotocopie di fogli dai libri di testo per fare i compiti per le vacanze, è stato fatto ben poco ma a quanto pare le ragazze stanno recuperando la settimana perduta.
Io ho letto 2 romanzi e... mi sono riposata.
Ho provato ad abbonzarmi: sapendo che i colleghi di lavoro si aspettavano di vedermi tornare nera come il carbone ma... faceva troppo caldo ed ho rinunciato all'impresa.
Dopo 10 giorni mio marito è dovuto ripartire perchè le sue ferie erano finite e siamo rimaste lì per altri 11 giorni ( non avevo trovato nessun posto in aereo che mi riportasse in Italia prima).
Ho avuto momenti di paranoia totale, tipo: e se perdiamo l'aereo, e se ci attacca qualche bandito per strada, e se qualcuno dei parenti ipertesi si fa un ictus o un imfarto quando siamo qui da sole?
Devo dire che la presenza di mio marito mi aveva dato una certa sensazione di sicurezza.
Per fortuna tutto è andato liscio e ...ora siamo a Roma.

Con anche una certa nostalgia per la famiglia lasciata in Nigeria, non sapendo quandola vedremo di nuovo.
Tra qualche giorno aggiungerò altre foto...e ricordi.

domenica 1 febbraio 2009

Aforisma

Relationships are like glass.
Sometimes it’s better to leave them broken than try to hurt yourself putting it back together.
BY- V.NAVATA . AR

Le relazioni sono come il vetro.
Qualche volta è meglio lasciarle spezzate piuttosto che ferirsi nel tentare di rimetterle insieme.
BY- V.NAVATA . AR

venerdì 23 gennaio 2009

Funny story - expecially for women

A woman was sitting at a bar enjoying an -after work - cocktail with her girlfriends when Steven a tall, exceptionally handsome, extremely sexy, middle-aged man entered. He was so striking that the woman could not take her eyes off him.The young-at-heart man noticed her overly attentive stare and walked directly toward her. (As All men will.) Before she could offer her apologies for staring so rudely, he leaned over and whispered to her, 'I'll do anything, absolutely anything, that you want me to do, no matter how kinky, for $20.00...... on one condition' Flabbergasted, the woman asked what the condition Was. The man replied, 'You have to tell me what you want me to do in just three words.'The woman considered his proposition for a moment, And then slowly removed a $20 bill from her purse, Which she pressed into the man's hand along with her address. She looked deeply into his eyes, and slowly And meaningfully said...'Clean my house.

venerdì 16 gennaio 2009

Viaggio in NIgeria


















Dopo un lungo silenzio mi sono ri-impossessata del Web: sono stata 3 settimane in Nigeria con la mia famiglia e non ho avuto modo di accedere ad Internet.
Tra poco vi racconterò in dettaglio la nostra avventura e le nostre impressioni contrastanti sull'esperienza a Lagos insieme a delle foto significative.
ostetricamarina's blog