giovedì 18 settembre 2008

Bambini violati, arginare le pratiche clandestine

Bambini violati, arginare le pratiche clandestine
18 SET - Siglato al ministero del Welfare un protocollo d'intesa con la Fimp per fermare la circoncisione rituale maschile praticate al di fuori delle strutture sanitarie. Bisogna sbarrare la strada alle pratiche rituali che possono avere sulla salute dei bambini pesanti ripercussioni, anche estreme. La circoncisione rituale clandestina ha già mietuto le sue vittime: due bimbi di pochi mesi, figli di immigrati nigeriani, sono morti prima dell'estate a Treviso e Bari, e un neonato è in fin di vita all'ospedale di Pordenone. Tutte piccole vittime inconsapevoli di quella che il sottosegretario alla salute; Francesca Martini ha definito senza esitazione una "pratica barbara".

Per questo il ministero del Lavoro, della Salute e delle politiche Sociali ha lanciato la sua sfida per mettere fine non solo alla circoncisione rituale ma anche alle mutilazioni genitali praticate fuori dalle strutture sanitarie, in maniera non idonea e caldestina. Senza alcuna garanzia di asepsi e analgesia.

Per questo è stato siglato oggi, nella sede di Lungotevere Ripa, un protocollo d'intesa con la Federazione italiana medici pediatri (Fimp) che impegna i professionisti ed in particolare i Pediatri di famiglia ad assumere un ruolo di mediazione e di indirizzo verso le persone che a scopi rituali tipici di religioni come quella islamica ed ebraica praticano la circoncisione sui propri bambini in luoghi dove il rispetto delle norme igieniche è sconosciuto.

A firmare il protocollo il sottosegretario Francesca Martini e il presidente Fimp Giuseppe Mele. "Questo protocollo - ha detto Martini – è dedicato alla memoria dei bambini morti lo scorso giugno e lo scorso luglio. Nel momento in cui la circoncisione non e' una pratica vietata nel nostro Paese deve necessariamente avvenire in ambito medico".

I pediatri dopo essersi informati sull'orientamento religioso della famiglia del neonato, o del bambino, e sull'intenzione di praticare la circoncisione, li informeranno dei rischi che questo seppur banale intervento chirurgico può provocare se svolto al di fuori dell'ambiente sanitario. Il passaggio successivo sarà quello di indirizzare la famiglia verso il centro di riferimento utilizzando tutti i mezzi disponibili per favorire l'accesso alle strutture del Ssn.

Non solo, per arginare questo fenomeno la cui ampiezza non è ancora conosciuta – secondo l'ultimo Dossier immigrazione stilato della Caritas Migrantes, dei circa 850mila bambini presenti in Italia, un terzo dei quali mussulmani, circa 150mila potrebbero essere sottoposti a circoncisione – saranno distribuite negli studi dei pediatri di libera scelta e nelle strutture sanitarie di tutto il Paese delle brochure esplicative, tradotte in più lingue per far comprendere alla famiglie con chiarezza che queste pratiche devono essere eseguite esclusivamente da personale medico competente e in ambito sanitario per evitare rischi gravissimi per la salute dei bimbi.

La circoncisione rituale, non legata quindi a disturbi clinici come la fimosi e la parafimosi, non rientra nei Lea ed è quindi a carico delle famiglie, ma alcune Regioni hanno già iniziato a proporle a pagamento. Tra queste Liguria, Piemonte e Veneto dove costa circa 150 euro
http://www.ilbisturi.it/story_4795.html

2 commenti:

Marina ha detto...

Grazie Lucy per il tuo contributo

Anonimo ha detto...

imparato molto

ostetricamarina's blog