martedì 3 marzo 2009

Condannata la Nestlè e Tetrapack in Italia

Nel 2005 scoperta la presenza di un componente chimico negli alimenti: i prodotti furono ritiratiDa lì la denuncia dei genitori che avevano dato il latte alterato alle loro bambine
Latte contaminato con inchiostrogiudice condanna Nestlé e Tetra Pak
Il latte sequestrato dalla guardia forestale nel novembre 2005
CATANIA - Il Codacons ha ottenuto la prima sentenza in Italia di condanna di due multinazionali, quella del latte Nestlé e quella di confezionamento Tetra Pak. Una sentenza che, sottolinea l'associazione dei consumatori, servirà a fare giurisprudenza in una controversia importante per la salute pubblica. Soprattutto perché a rischiare sono stati i bambini, visto che il prodotto alterato era latte per la prima infanzia. Il giudice di pace di Giarre ha condannato la Nestlé Italiana e la Tetra Pak International, in solido tra loro, al pagamento dei danni, patrimoniale e non, oltre alle spese legali, a favore dei genitori di piccole che avevano utilizzato latte Nidina per le loro due figlie che conteneva Itx, un tipo di inchiostro utilizzato nella fabbricazione di imballaggi. L'inchiesta prese l'avvio il 22 novembre del 2005 da un fascicolo aperto dalla procura di Ascoli Piceno che sfociò nel sequestro di 30 milioni di litri di latte per bambini in tutto il territorio nazionale. Le analisi accertarono, nelle confezioni con scadenza maggio-settembre 2006, l'alterazione del latte e la presenza di tracce di un componente chimico utilizzato per gli inchiostri nella fabbricazione di imballaggi Tetra Pak a stampa off-set. In pratica il componente aveva contaminato gli alimenti contenuti negli involucri. I genitori di due bambine, che avevano consumato il latte in questione si rivolsero al Codacons per la tutela dei loro diritti e per chiedere al giudice il risarcimento del danno. Il giudice Salvatore Fisichella ha ora stabilito che "la commercializzazione del 'prodotto inquinato' comporta una responsabilità di natura contrattuale ed extracontrattuale in quanto si profila anche una ipotesi di responsabilità per il danno alla salute che la commercializzazione comporta". Il giudice di pace ha ritenuto che "gli attori hanno fornito prova idonea che a seguito dell'acquisto del latte Nestlé e della somministrazione dello stesso alle proprie figlie, subirono un danno di natura psicologica determinato dal turbamento e dalla preoccupazione che la prole possa essere contaminata a causa della sostanza 'inquinante'".
Nel novembre 2005 la stessa multinazionale svizzera ammise la contaminazione con la sostanza anche se non ritenne rischiosa la presenza di Itx nel latte. Non era ancora stabilita la tossicità ma l'alterazione del latte comunque c'era: da qui la necessità toglierlo dal mercato. La Nestlé annunciò quindi l'immediato ritiro del prodotto, in via cautelativa, anche in Francia, Spagna e Portogallo. Immediata la denuncia di Altroconsumo che estese le analisi e rilevò la contaminazione con la sostanza chimica anche in altri prodotti alimentari. In seguito la svedese Tetra Pak annunciò che non avrebbe più utilizzato inchiostro con Itx per realizzare le sue confezioni.
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