martedì 30 settembre 2008

Fumo passivo e bambini

FUMO, SEMPRE LONTANO DAI BAMBINI
ROMA - Ecco un altro buon motivo per non fumare vicino ai propri figli: il fumo passivo potrebbe dare dipendenza anche senza aver mai acceso una sigaretta. Infatti uno studio condotto da Jennifer O'Loughlin della Université de Montreal in Canada ha dimostrato che alcuni bambini esposti al fumo passivo dei genitori in macchina e in casa manifestano i sintomi della dipendenza da nicotina."Secondo le conoscenze comuni una persona che non fuma non può sviluppare dipendenza da nicotina - ha dichiarato Mathieu Belanger che ha diretto lo studio su 1800 bambini tra i 10 e i 12 anni - ma il nostro studio ha dimostrato chiaramente che almeno il 5% dei bambini che non hanno mai fumato neppure una sigaretta ma che convivono con genitori fumatori, e sono dunque esposti a fumo passivo in casa e in macchina, riportano i sintomi tipici della dipendenza da nicotina", per esempio ansia, aggressività, irrequietezza, problemi col sonno e aumento di appetito.
Da notizie Ansa on line

L'agricoltore ed il ginecologo

Ho appena finito di leggere questo libro e credo che sia uno dei migliori scritti da Michel Odent , è chiaro ed illuminante.
Lo consiglio caldamente a tutti.
Qualcuno di voi l'ha già letto? Che ne pensate?
L'Agricoltore e il Ginecologo
L'industrializzazione della nascitaIl Leone Verde - luglio 2006

Agricoltura e dell'allevamento, si interroga sul futuro di una società in cui i bambini nascono in condizioni "artificiali", privi di quel cocktail di "ormoni dell'amore" rilasciati dalla donna quando il parto e l'allattamento avvengono initon modo naturale.Gli studi raccolti da varie discipline raccolti da Odent offrono conferme scientifiche del fatto che è possibile, andando a perturbare in modo routinario e sistematico i bisogni fisiologici della donna e del neonato, interferire in modo grave sulla relazione madre bambino e quindi sulla capacità di amare dell'essere umano, che si manifesterà solo dopo anni e in varie modalità (verso se stessi, verso gli altri verso la natura).Se vogliamo che la vita continui ad essere sostenibile sul pianeta dobbiamo creare un uomo nuovo, capace di amare la natura e i suoi simili. Un passo necessario perché questo avvenga è, secondo Odent, riscoprire quali sono le esigenze fisiologiche della madre e del bambino durante il periodo che va dal momento del concepimento fino al primo anno di vita.Analizza inoltre il caso dell'Italia, al primo posto in Europa per numeri di tagli cesarei (intorno al 40%, e in alcune regioni come la Campania risulta essere il modo più comune di partorire).
(tratto da un articolo apparso sulla rivista Aam Terranuova – aprile 2006)

lunedì 29 settembre 2008

mercoledì 24 settembre 2008

Unicef report

UNICEF: Maternal Deaths High in Developing Countries
09.24.2008


More than 99 per cent of all maternal deaths occur in developing countries, according to a report card released by UNICEF.In its ``Progress for Children,''report, the UN Children's Fund states that 84 per cent of the deaths is concentrated in Sub-saharan Africa and South Asia . ``The tragic fact is that every year, more than half a million women lose their lives as a result of complications due to pregnancy or childbirth. ``The causes of maternal mortality are clear, as are the means to combat them, yet women continue to die unnecessarily, the report said. According to the report, haemorrhage is the most common cause of death, particularly in Africa and Asia . A woman's overall health, including her nutritional level and HIV status, also influences the chances of a positive outcome to her pregnancy and childbirth, it said. Other influences include societal factors, such as poverty, inequity and general attitudes towards women and their health. ``Maternal mortality rates are often impacted by cultural or traditional practices that often prevent women from seeking delivery or post-partum care. ``In the developing world, the risk of death from complications relating to pregnancy and childbirth over the course of a woman’s lifetime is one in 76, compared with one in 8,000 in the industrialised world.”``The riskiest place to give birth is Niger , where that risk is estimated to be one in seven,'' the report notes. It states that most maternal deaths are avoidable and a key to avoiding them is better health care, particularly during pregnancy, delivery and in the post-partum period. The report notes that there have been some promising areas of improvement in maternal health interventions in recent years. ``Coverage of antenatal care throughout the developing world has increased by 15 percentage points in the past decade, with 75 per cent of expectant mothers now receiving some antenatal care. ``It states that many countries have boosted coverage of skilled delivery attendance.” ``Ensuring that skilled personnel are present at all deliveries and that these personnel have access to emergency care where necessary is the most effective means of saving the lives of mothers,'' it said. The report notes that the pace of progress towards reaching the Millennium Development Goal on maternal health has been too slow throughout the developing world.

Aforisma

We do not stop playing because we grow old.
We grow old because we stop playing.
(Anonimous)
Non smettiamo di giocare perché invecchiamo.
Invecchiamo perché smettiamo di giocare.
(Anonimo)

Cronaca di un parto in casa ( breve racconto)



Il parto di Anna



Mayen parcheggiò la macchina ed entrò rapidamente nel vialetto semibuio circondato da un alto muro di cinta, appoggiò sul ciottolato le sue borse, cercò il nome sul citofono e suonò il campanello. Dopo qualche minuto il pesante cancello si aprì automaticamente e,sfoderando un sorriso che infondeva serenità, entrò nell'appartamento di Anna e Robert.

Una candela rischiarava il corridoio che portava alla stanza da bagno. Silenziosamente Mayen vi si affacciò ed immediatamente si rese conto che tutto procedeva nel migliore dei modi. Non si fece notare da Anna ma entrò nella stanza adiacente per togliersi i vestiti con cui era venuta ed indossare un semplice completino, pantaloni e maglione, un paio di calzini freschi di bucato e dei clogs disinfettati.

Sapeva bene, infatti, che è importante cercare di non portare in una casa germi esterni, sconosciuti alla donna che sta partorendo.

Si recò poi in cucina per riempire un pentolone di acqua , metterlo sui fornelli e preparare una tazza di caffè per se e per Robert.

Un grosso gatto nero la stava osservando incuriosito e, resosi conto di essere stato notato, cominciò a miagolare.

“Hai fame micio? Aspetta che ora ti prendo qualcosa da mangiare, la notte sarà lunga”

Intanto Mayen, che aveva cronometrato i rumori che provenivano dal bagno, si rese conto che non era rimasto poi molto tempo. Prese la borsa più piccola ed entrò sfoderando un sorriso incoraggiante a Robert ed Anna, ne estrasse un “sonicaid”- uno strumento ad ultrasuoni che amplifica la frequenza cardiaca, un tubetto di gel, un paio di guanti ed uno sfigmomanometro. apparecchio utilizzato per misurare la pressione insieme ad una cartellina rosa al cui interno erano state registrate tutte le informazioni sulla sua vita e quella di Robert, sulla sua gravidanza e sui suoi desideri per la gestione della nascita di...Judy o Andreas.

Delicatamente, invitò ,più con i gesti che con le parole, Anna a sdraiarsi per farsi esaminare, con movimenti calmi ma decisi, visitò Anna, palpando con le sue dita esperte la posizione del bimbo che stava per nascere, percepì il battito cardiaco fetale e misurò la pressione sanguigna di Anna.

“Va tutto per il meglio, sei bravissima”

“Ma quanto manca?” -chiese allora Robert che avrebbe voluto avere la situazione sotto controllo....come tutti gli uomini.

Mayen si rivolse a lui con un sorriso, “Robert, ogni parto prende il tempo di cui ha bisogno, mi piacerebbe poterti dare una risposta ma non sono capace di leggere nel futuro....avrei fatto la cartomante se avessi avuto queste capacità”.Robert la guardò perplesso ma non aggiunse altro.

Mayen sapeva bene che non bisogna , in questo momento, così delicato, dare delle risposte precise: la paura inconscia del parto potrebbe bloccare tutto, se si sapesse che è effettivamente imminente.

Mayen riordinò gli oggetti utilizzati nella la sua borsetta, controllò che le luci della casa fossero tutte soffuse e non ostacolassero così il processo di raccoglimento in se stessa così importante per Anna.
Si spostò silenziosamente in una cameretta adiacente per preparare il materiale necessario per il parto non prima di aver chiamato al telefono la collega ed amica che sarebbe stata presente ed avrebbe aiutato. Preparò 2 vassoi ricoprendoli con dello Scottex e vi mise in uno gli oggetti necessari al momento del parto: un paio di guanti sterili, un aspiramuco, un paio di forbici e due pinze per tagliare il cordone ombelicale, un paio di siringhe con dei farmaci, dei telini salva letto e dei garzini, sull'altro mise tutto il necessario per affrontare un'eventuale complicazione.
Coprì infine i vassoi con dei telini freschi di bucato.
La maggior parte degli oggetti necessari al parto erano già stati preparati da Anna in un angolo della camera da letto. Mayen le aveva fornito una lista qualche settimana prima ed erano comunque oggetti che si trovano comunemente in qualsiasi casa. Era importante che fossero tutti insieme per non dover disturbare Anna durante il travaglio nella loro ricerca e permettere a Mayen di preparare tutto rapidamente.

Robert aveva intanto preparato una grossa tinozza, una di quelle che si usano in campagna per pestare l'uva. L'aveva disinfettata e l'aveva riempita d'acqua calda, Anna vi era già entrata un paio di volte per attenuare l'intensità ed il dolore delle contrazioni e per rilassarsi in un ambiente che le toglieva la sensazione di peso, non sapeva se avrebbe poi partorito nell'acqua ma voleva avere questo potente strumento a disposizione.

I suoni che Anna emetteva si erano modificati negli ultimi minuti, da una vocalizzazione prolungata era passata a dei grugniti e gemiti che dimostravano la discesa del bimbo che portava in grembo e l'imminenza del parto.

"Non ce la faccio più, è troppo grosso,non riuscirò mai a partorire”

Mayen le stava massaggiando la schiena e alla fine della contrazione la abbracciò con affetto dicendole dolcemente in un orecchio. “Sono sicura che ce la farai”

Anna mostrò con i gesti che voleva rientrare in acqua, Mayen auscultò prima, un'ennesima volta, la frequenza del battito cardiaco fetale. “Forte e chiaro” - disse.

Robert sollevò Anna di peso e la depose delicatamente nell'acqua. le offrì poi un bicchiere d'acqua in cui galleggiava una cannuccia.

Robert era bravissimo a comunicare senza utilizzare troppe parole, si era esercitato per nove mesi insieme ad Anna. Sapeva, infatti, che le parole durante il travaglio distraggono e fanno uscire la donna che sta partorendo da un particolare stato mentale primordiale che permette il rilascio delle endorfine, l'ormone che riduce al minimo la sensazione di dolore e che è così importante durante il parto.

Anna grazie alle endorfine sembrava in trance ed era bellissima in questo momento cruciale della sua vita.

Anna affrontava spontaneamente e naturalmente le potenti sensazioni provenienti dal proprio corpo. Inconsciamente sapeva perfettamente quale posizione assumere, non si rendeva conto, in quel momento, che le posizioni meno dolorose erano proprio quelle che facilitavano la discesa di suo figlio e la dilatazione del collo del suo utero.

Improvvisamente cominciò ad emettere dei suoni gutturali, prima lievi, quasi impercettibili, poi sempre più potenti, animaleschi. Ad Anna nessuno aveva imposto di controllarsi e di stare silenziosa e passiva in un letto d'ospedale. Aveva scelto di partorire a casa perché riteneva che questo luogo è il più adatto per far nascere il proprio figlio. Robert inizialmente era perplesso a quell'idea, col passare dei mesi, visto l'entusiasmo di Anna si informò, parlando con altre coppie che avevano già vissuto quell'esperienza, parlò con delle ostetriche che da tempo assistevano i parti a domicilio (così conobbe Mayen che lo colpì per la sua semplicità e dedizione all'essere ostetrica) e lesse alcuni libri illuminanti come: ”La gioia del parto di Ina May Gaskin” e ...

Robert ed Anna avevano stabilito un rapporto particolare con Mayen, basato sulla fiducia e un'amicizia sincera era nata. L'avevano incontrata una volta al mese fino al settimo mese di gravidanza poi due volte a settimana fino alla 38 a settimana di gravidanza. Gli incontri con Mayen erano diversi da quelli avuti col loro ultimo ginecologo, Mayen era sempre disponibile, aveva tutto il tempo necessario perché loro capissero o si rassicurassero ogni volta che insorgeva qualche dubbio o preoccupazione, potevano chiederle qualsiasi cosa senza essere derisi o insultati, come era successo l'ultima volta che lo avevano incontrato.

Robert ed Anna si erano anche preparati per affrontare al meglio il percorso della maternità e paternità. Avevano frequentato un corso di yoga in gravidanza condotto da un'amica di Mayen. Oltre agli esercizi che avevano migliorato la tecnica respirazione di entrambi e l'elasticità muscolare, avevano imparato anche a rilassarsi nei momenti di stress, a seguire un'alimentazione sana,a comprendere meglio la gravidanza, il parto, l'allattamento, la cura del neonato ed i cambiamenti che ci sarebbero stati nella loro vita di coppia. Era stato divertente conoscere altre coppie e lo scambio di idee aveva fatto uscire fuori molti dubbi e perplessità nascosti. con le altre coppie ogni tanto si vedevano pure in altre occasioni, erano stati insieme a cena, al parco ed al mare e la loro amicizia sicuramente sarebbe durata a lungo.

Alla fine della 38 a settimana di gravidanza Mayen venne a trovarli a casa per conoscere il percorso (qualora fosse insorto il travaglio nel bel mezzo della notte) ed infatti dopo un paio di settimane successe proprio questo.

La visita delle 38 settimane era stata programmata come un invito a pranzo a cui avrebbe partecipato anche Sandra, la studentessa che voleva scrivere una tesi sperimentale sul parto a domicilio.

Mayen aveva portato con se il materiale necessario per il parto che sarebbe stato messo in un angolo insieme a tutti quegli oggetti che Anna aveva preparato. La lista degli oggetti necessari che aveva Anna, sarebbe stata controllata per verificare che tutto era pronto.

Questo momento è molto importante perché, di solito, se una donna non ha preparato in occasione di questa visita il materiale necessario, può significare che non è ancora pronta, psicologicamente, al parto a domicilio e che potrebbe non esserlo mai.

Il parto a domicilio si “auto seleziona” da solo: chi non lo vuole veramente incontra degli intoppi fisici o logistici che, prima dell'insorgere del travaglio, fanno capire che non è la cosa giusta per quella donna. Alcune ostetriche, entusiaste del parto a domicilio, cercano di convincere queste donne e, per il particolare rapporto che si è instaurato tra loro, le donne non se la sentono di deluderle ed accettano di provare comunque. Spesso, in questi casi, insorgono delle complicazioni legate proprio alla non convinzione da parte della donna stessa che dovrebbe scegliere il parto a domicilio perché intimamente convita che questa è la decisione giusta per lei.

Torniamo a Mayen che, dopo aver controllato l'ambiente, il materiale, le analisi cliniche ed aver fatto una visita ostetrica ad Anna, pronunciò la fatidica frase.

“Tutto è a posto, sei pronta per partorire a casa, ora dobbiamo solo aspettare che questo bimbo scelga il giorno e l'ora del..suo compleanno”.

Di tanto in tanto Mayen auscultava il battito del cuore del bimbo, forte, chiaro e regolare. Non le faceva però, la tradizionale “visita”che avrebbe dovuto dare un'idea dell'andamento del travaglio.

Mayen, con la sua lunga esperienza, riusciva a valutare l'andamento del travaglio da segni esterni, non invasivi come una visita ostetrica (che faceva solo nei casi in cui dubitava che le cose andassero per il verso giusto).

Mayen ascoltava i suoni emessi dalle donne che partorivano, ne osservava il volto ed i movimenti, osservava lo spostarsi in basso del bimbo. Da tutti questi segni aveva chiaro a che punto fosse il parto. Sapeva bene che non era solo un fatto fisico.

Il parto, di cui tanti aspetti che vengono oggi ignorati. L'aspetto psicologico, legato al vissuto della donna, ai suoi condizionamenti culturali, al suo rapporto col padre del bambino; l'aspetto fisico, legato alle dimensioni del bambino e della sua pelvi, questi aspetti sono legati strettamente tra loro, sono inscindibili e, finché tutti non se ne renderanno conto, continua ad avere un alone di mistero e di paura.

Mayen, aiutata dalla studentessa che finora era stata una presenza invisibile, per non disturbare le delicate dinamiche del parto, avvicinò i due vassoi contenenti il materiale necessario al parto ad Anna. I vassoi erano coperti da un telo per la ...quasi mamma. I vassoi sono un mezzo pratico per trasferire agevolmente tutta l'attrezzatura da una stanza all'altra. Una donna, lasciata libera di scegliere i propri movimenti e non condizionata da parole e gesti, può in qualsiasi momento scegliere un locale piuttosto che un altro per partorire senza starci a pensare. Spesso il locale scelto è il bagno perché è nel bagno che si lascia andare le inibizioni ed è lì che si rilasciano gli sfinteri.

Anna era nell'acqua ed ormai la sensazione della spinta era irresistibile.

La spinta è un atto fisiologico che non deve essere appreso, quando arriva quella vera è potente ed irrefrenabile.

La luce era soffusa, c'era un melodia in sottofondo, l'atmosfera era calma e serena e piano piano si poteva vedere la testa del bambino fuoriuscire, sgusciare fuori da sola senza il bisogno di nessun aiuto o assistenza tecnica. Mayen aveva indossato dei lunghi guanti ed accompagnava la fuoriuscita del bimbo, dopo la testa, uscirono rapidamente le spalle e tutto il corpo del bambino, gentilmente lo fece..nuotare verso le braccia di Anna e, questa lo prese felice tra le mani. Erano le 3 di mattina. Anna diede un'occhiata e vide che era nata una bimba, proprio come lei aveva sognato molte volte durante la gravidanza.

La neonata, ancora collegata alla madre attraverso il cordone ombelicale, aprì gli occhi e sembrava che, con lo sguardo cercasse gli occhi di sua madre. Anna era lì, desiderosa di accoglierla tra le sue braccia, piena di ammirazione e stupore per questo esserino così perfetto e così dipendente da lei. “Come sei bella amore mio”- Una lacrima di commozione scendeva lungo le guance di Anna e tutti: Robert, Mayen e Sandra avevano gli occhi lucidi per la commozione. Il miracolo della vita si ripeteva e riempiva gli animi ogni volta di gioia e stupore.

Dopo qualche minuto la bimba cominciò ad aprire la bocca e protrudere la lingua e... ad arrampicarsi sul corpo di Anna.

“Sembra che questa bambina stia cercando qualcosa!” -Esclamò Sandra – e Anna la avvicinò al seno. Subito la bimba spalancò la bocca e...con un fare esperto, si ancorò al seno di Anna e cominciò a poppare vigorosamente.

Robert dubbioso disse “Ma troverà qualcosa?”.

Anna lo guardò per un attimo e gli rispose “Non ti ricordi quello che abbiamo letto, amore?” “Già da ora trova tutto quello di cui ha bisogno e più spesso poppa ora più latte produrrò nei prossimi giorni”.

Con la piccola sempre attaccata al seno e legata alla madre attraverso il cordone ombelicale, Anna fu aiutata ad uscire dall'acqua,,fu asciugata e accompagnata nel lettone, dove si distese. Dopo alcuni minuti Anna cominciò a percepire delle nuove contrazioni, molto più leggere questa volta, istintivamente cominciò a spingere e “poff”, la placenta sgusciò fuori.

“Ora darò un'occhiata per vedere se hai bisogno di qualche punto” le disse Mayen. Anna rabbrividì al pensiero di dover essere ricucita, ma dopo qualche minuto poté tirare un sospiro di sollievo. “Non c'è bisogno neanche di un punto , la placenta è bellissima e la perdita di sangue è stata veramente minima”. “Ora possiamo festeggiare e avvertire i nonni e tutti i parenti!, Ho una fame che non ci vedo più!” disse ridendo Robert.

Mayen e Sandra cercavano di far notare il meno possibile la loro presenza, per non interferire in questo magico momento di intimità. Intanto riordinavano le loro cose, mettevano da una parte la biancheria da lavare e ripulivano rapidamente l'ambiente sapendo che presto avrebbero fatto irruzione i nonni impazienti di vedere la loro prima nipotina.

Di Marina

giovedì 18 settembre 2008

Bambini violati, arginare le pratiche clandestine

Bambini violati, arginare le pratiche clandestine
18 SET - Siglato al ministero del Welfare un protocollo d'intesa con la Fimp per fermare la circoncisione rituale maschile praticate al di fuori delle strutture sanitarie. Bisogna sbarrare la strada alle pratiche rituali che possono avere sulla salute dei bambini pesanti ripercussioni, anche estreme. La circoncisione rituale clandestina ha già mietuto le sue vittime: due bimbi di pochi mesi, figli di immigrati nigeriani, sono morti prima dell'estate a Treviso e Bari, e un neonato è in fin di vita all'ospedale di Pordenone. Tutte piccole vittime inconsapevoli di quella che il sottosegretario alla salute; Francesca Martini ha definito senza esitazione una "pratica barbara".

Per questo il ministero del Lavoro, della Salute e delle politiche Sociali ha lanciato la sua sfida per mettere fine non solo alla circoncisione rituale ma anche alle mutilazioni genitali praticate fuori dalle strutture sanitarie, in maniera non idonea e caldestina. Senza alcuna garanzia di asepsi e analgesia.

Per questo è stato siglato oggi, nella sede di Lungotevere Ripa, un protocollo d'intesa con la Federazione italiana medici pediatri (Fimp) che impegna i professionisti ed in particolare i Pediatri di famiglia ad assumere un ruolo di mediazione e di indirizzo verso le persone che a scopi rituali tipici di religioni come quella islamica ed ebraica praticano la circoncisione sui propri bambini in luoghi dove il rispetto delle norme igieniche è sconosciuto.

A firmare il protocollo il sottosegretario Francesca Martini e il presidente Fimp Giuseppe Mele. "Questo protocollo - ha detto Martini – è dedicato alla memoria dei bambini morti lo scorso giugno e lo scorso luglio. Nel momento in cui la circoncisione non e' una pratica vietata nel nostro Paese deve necessariamente avvenire in ambito medico".

I pediatri dopo essersi informati sull'orientamento religioso della famiglia del neonato, o del bambino, e sull'intenzione di praticare la circoncisione, li informeranno dei rischi che questo seppur banale intervento chirurgico può provocare se svolto al di fuori dell'ambiente sanitario. Il passaggio successivo sarà quello di indirizzare la famiglia verso il centro di riferimento utilizzando tutti i mezzi disponibili per favorire l'accesso alle strutture del Ssn.

Non solo, per arginare questo fenomeno la cui ampiezza non è ancora conosciuta – secondo l'ultimo Dossier immigrazione stilato della Caritas Migrantes, dei circa 850mila bambini presenti in Italia, un terzo dei quali mussulmani, circa 150mila potrebbero essere sottoposti a circoncisione – saranno distribuite negli studi dei pediatri di libera scelta e nelle strutture sanitarie di tutto il Paese delle brochure esplicative, tradotte in più lingue per far comprendere alla famiglie con chiarezza che queste pratiche devono essere eseguite esclusivamente da personale medico competente e in ambito sanitario per evitare rischi gravissimi per la salute dei bimbi.

La circoncisione rituale, non legata quindi a disturbi clinici come la fimosi e la parafimosi, non rientra nei Lea ed è quindi a carico delle famiglie, ma alcune Regioni hanno già iniziato a proporle a pagamento. Tra queste Liguria, Piemonte e Veneto dove costa circa 150 euro
http://www.ilbisturi.it/story_4795.html

Heat Accelerates Release of Toxic Plastics Chemicals From Baby Bottles

Heat Accelerates Release of Toxic Plastics Chemicals From Baby Bottles, Food Packagingby David Gutierrez (NaturalNews) Plastic water bottles release the toxic chemical bisphenol A at a rate 55 times greater when filled with boiling water than when filled with room temperature water, according to a study conducted by researchers from the University of Cincinnati College of Medicine and published in the journal Toxicology Letters."Previous studies have shown that if you repeatedly scrub, dish-wash and boil polycarbonate baby bottles, they release bisphenol A," said researcher Scott Belcher. "But we wanted to know if 'normal' use caused increased release."Bisphenol A is used to make the hard, transparent polycarbonate plastics that are used in a wide variety of consumer products, including water and baby bottles. But concerns have been raised that the chemical might leach into water or infant bottles from the normal use of such bottles."There are a lot of concerns surrounding bisphenol A," said David Santillo a scientist at the Greenpeace research laboratory in Exeter, England. "It is a hormone disrupter able to mimic and interfere with hormone systems in animals. Newborn babies are at a very sensitive stage of their development and the last thing you want to be doing is dosing them with a very potent hormone disruptor."Hormone disruptors can interfere with the development of infants, as well as causing reproductive problems and cancers in adults.Researchers tested reusable polycarbonate water bottles for seven days with room temperature water and then with boiling water. The bottles were shaken in such a way as to simulate regular outdoor activities such as backpacking.When filled with room temperature water, bisphenol A leached from the bottles at a rate of 0.2 to 0.8 nanograms per hour. After being exposed to boiling water, the bottles leached the chemical at a rate of 8 to 32 nanograms per hour."A nanogram is a fairly small amount, but given that a lot of hormones work at levels far below that ... you are in the range there which could be contributing to adverse effects," Santillo said.
Tratto da "Natural News" on line

martedì 16 settembre 2008

Tainted infant formula

FDA: Infant formula from China tainted by chemical

WASHINGTON (AP) -- Tainted infant formula from China may be on sale at ethnic groceries in this country, even though it is not approved for importation, federal officials warned on Thursday.

However, the Food and Drug Administration stressed that the domestic supply of infant formula is safe.

FDA officials are urging U.S. consumers to avoid all infant formula from China, after several brands sold in that country came under suspicion of being contaminated with melamine, a chemical used in plastics. Officials said there have been reports from China of babies developing kidney stones as a result. There have been no reports of illnesses in the U.S.

"We're concerned that there may be some infant formula that may have gotten into the United States illegally and may be on the ethnic market," said Janice Oliver, deputy director of the FDA's food safety program. "No infant formula from China should be entering the United States, but in the past we have found it on at least one occasion."

After hearing of the latest food safety scandal in China, the FDA checked with formula manufacturers who have approval to market here. But none receive formula or ingredients from China. Formula manufacturers get close scrutiny from the government. They are required to register with the FDA and comply with specific nutritional standards.

"We want to assure the American public there is no threat of contamination to the domestic supply," said Oliver.

But officials are concerned that some Chinese formula may be on sale at Asian groceries, particularly in places like New York, San Francisco, Los Angeles and Boston that have large numbers of Chinese immigrants. The FDA is working with state officials to spread the word in immigrant communities to remove any Chinese formula from store shelves and to warn consumers not to feed it to their children.

"We want people in those communities, if they are in the habit of buying those Chinese products, not to use them," said FDA spokeswoman Judy Leon. "We are doing this to be proactive."

Melamine is the same chemical involved in a massive pet food recall last year. It is not supposed to be added to any food ingredients, but unscrupulous suppliers in China sometimes mix it in to make foodstuffs appear to be high in protein. Melamine is nitrogen rich, and standard tests for protein in bulk food ingredients measure levels of nitrogen.

Proprietà dell'articolo
autore: RICARDO ALONSO-ZALDIVAR

Latte artificiale contaminato

Ancora una volta il latte artificiale provoca vittime innocenti
CINA: LATTE CONTAMINATO, DUE BIMBI MORTI
PECHINO - Sale a due il bilancio dei bambini morti a causa del latte in polvere contaminato in Cina, mentre sono 1.253 neonati che si sono ammalati per lo stesso motivo, tra questi 53 sono gravi. Lo rende noto il ministero della Salute cinese. Nei giorni scorsi era stato riferito di circa 500 bambini contaminati in tutta la Cina. Sulla vicenda è intervenuta anche il primo ministro della Nuova Zelanda, Helen Clark, denunciando che le autorità locali cinesi hanno reagito ritirando il latte contaminato dal mercato solo dopo che il governo di Wellington ha contattato Pechino. Mentre la polizia cinese riferisce che due persone sono state arrestate per la vendita di circa tre tonnellate al giorno di latte contaminato Lo scandalo è esploso nei giorni scorsi con la notizia del primo neonato morto e di oltre 400 bambini malati in tutta la Cina a causa del latte in polvere prodotto e distribuito dalla società cinese Sanlu Group che è al 43% controllata dal colosso neozelandese Fonterra Co-operative Group. Secondo la Clark, l'azienda neozelandese era al corrente del problema da settimane e aveva in chiesto che venissero presi provvedimenti, ma l'appello in Cina era stato ignorato. "Per settimane hanno tentato di far ritirare il prodotto dal mercato, ma le autorità locali cinesi non lo hanno fatto - ha detto Helen Clark - Credo che le prime intenzioni fossero di nascondere la situazione e agire senza un ufficiale ritiro". Stando a quanto riportato nei giorni scorsi, i fornitori avevano diluito il latte con acqua per aumentare la produzione e per far apparire i livelli proteici invariati avevano aggiunto la melanina, tossina utilizzata nella plastica, nei fertilizzanti e nei detergenti. A quanto risulta il latte in polvere contaminato è stato venduto solo in Cina, salvo una piccola partita finita a Taiwan per lavorazioni alimentari. Così come nel caso del primo neonato morto, anche il secondo bambino è deceduto nella provincia rurale di Gansu, nel nord-ovest del Paese.
(dalle notizie dell'ANSA)

sabato 13 settembre 2008

Le ostetriche del domani


Spesso parlo con le studentesse e gli studenti ( sto cominciando a riconoscere che anche alcuni uomini possono fare bene questo lavoro). Mi domando che ne sarà di loro nei prossimi anni. Riusciranno a far ricordare alle donne il loro potere, il potere del parto, riusciranno ad accompagnarle in un cammino di crescita, in un percorso interiore che porta alla maternità consapevole?
O accetteranno una maternità ipermedicalizzata, dove la donna è un oggetto passivo che accetta le altrue decisioni? Accetteranno il fatto che la maggior parte delle donne non crede più di essere capace di partorire e darà il proprio consenso ad essere cesarizzata, episiotomizzata, privata dell'esperienza del parto da un' epidurale, privata dell'allattamento al seno da una cattiva assistenza?
Molte studentesse e studenti sensibili , che non accettano un parto violento, una mancanza di rispetto per i diritti delle donne sono frustrate/i e talvolta si ritirano dagli studi perchè non vogliono fare parte di di un sistema che non riconoscono. Queste persono potrebbero essere il motore del cambiamento se, insieme , si adoperassero al cambiamento... che credo essere comunque possibile.

martedì 9 settembre 2008

Allattamento divertente, Funny breastfeeding











Foto strane, ambigue e scorrette

NO COMMENT


Medicalizzazione ed umanizzazione

MedicalizzazioneUmanizzazione: dove sta la sicurezza?

Intervento del dr. Marsden Wagner

Mi voglio scusare se parlerò di parto e di nascita: sono un uomo e gli uomini sono esterni alla scena del parto qualunque sia il loro ruolo!

In Europa e anche in Italia, molto molto tempo fa esistevano i castelli e attorno ai castelli c’erano i fossati, il corso dell’acqua tutto attorno serviva come deterrente, come protezione per gli invasori.

Potremmo utilizzare questo esempio anche per il parto in acqua!

Il parto in acqua previene gli operatori dal disturbare la madre nella delicata fase del travaglio/parto. L’acqua riduce il rischio di medicalizzazione e favorisce il processo fisiologico, normale del parto. Partorire è un processo fisiologico che può essere disturbato dall’ospedale e dalle procedure ostetriche.

Abbiamo avuto tutta una lunga fase di medicalizzazione ed ora siamo, negli ultimi 10/20 anni in una fase di umanizzazione. Umanizzare vuol dire fermarci, riconsiderare tutto quello che si fa in ostetricia e portare l’attenzione alla donna, al neonato e alla famiglia. Il parto in acqua fa parte di questo cambiamento. Stabiliamo un fossato sicuro attorno al castello!

Recentemente sono stato in Jamaica ed ho visitato alcuni ospedali. Le donne erano tutte sdraiate a letto monitorate ed ho chiesto perché se tutte le evidenze scientifiche da anni raccomandano alle donne di muoversi e di stare erette, di accovacciarsi,… perché?? Mi hanno risposto che se avessero assecondato le donne, loro (le ostetriche ed i medici) avrebbero dovuto andare a terra e non è dignitoso! E poi se abbiamo lo strumentario è segno di retrattezza il non utilizzarlo!

In ospedale molte procedure vengono fatte per gli operatori, per l’organizzazione del reparto e NON per la donna. La donna dovrebbe invece essere in controllo, è lei che è al centro con il sostegno dell’ostetrica. Nella realtà, negli ospedali di tutto il mondo, qualsiasi sia il setting e gli oggetti, la donna NON è mai in controllo. Gli operatori sono in controllo. Fino a quando useremo gli ospedali per le gravidanze fisiologiche, sarà molto difficile che le donne possano avere controllo sulla loro esperienza. L’acqua può essere una modalità in questa direzione. Sono stato in Belgio e le donne possono partorire in acqua ma in una vasca trasparente, luna e stretta e la donna deve stare sdraiata per partorire. In questo caso l’acqua non è più un protezione!

Il travaglio/parto è un processo filogenetico, controllato dalla parte involontaria del sistema nervoso, quella parte che ci permette la sopravvivenza e tutte le funzioni come la respirazione, la digestione, i rapporti sessuali,…. Questa parte involontaria controlla anche l’utero, le contrazioni e la dilatazione.

Quindi quando si assiste il travaglio/parto gli operatori hanno due possibilità: 1. lavorare con la donna e le sue competenze involontarie; 2. sorpassare la biologia, bloccare il processo, controllarlo modificarlo con farmaci e procedure. Tuttavia sappiamo che scavalcare i processi biologici è molto PERICOLOSO! Noi medici crediamo di conoscere bene tutti i processi biologici, tuttavia molte cose sono ancora sconosciute, come per esempio cosa attiva un travaglio.

Nella nostra era abbiamo macchine moderne, auto, moto, …. ma se non camminiamo ci ammaliamo! Ed infatti ora facciamo jogging, corriamo, saltiamo,… per mantenerci in salute.

Se noi non rispettiamo i processi biologici, le normali competenze, se le scavalchiamo, allora possiamo cadere in grossi errori.

Per un cesareo programmato (per le serie e valide ragioni – rarissime) possiamo fare due cose: 1. possiamo aspettare che la donna cominci il travaglio spontaneamente e poi possiamo intervenire con un cesareo; 2. possiamo darle un appuntamento un lunedì mattina alle ore 9 prima che il suo travaglio inizi. Questo per convenienza. Abbiamo due scelte, tuttavia sappiamo che per la salute del bambino la prima scelta (travaglio che inizia spontaneamente) riduce il rischio di a. prematurità, b. sindrome da stress respiratoria. Queste due patologie sono le maggiori cause di morte dei neonati.

Più vicini ci manteniamo ai processi fisiologici, biologici più vicini restiamo alla sicurezza.

C’è una diffusissima credenza che avvicinarsi ai processi naturali sia sinonimo di tornare indietro all’alta mortalità. La medicalizzazione non è sinonimo di bassa mortalità. Le evidenze hanno dimostrato che i fattori che hanno ridotto la mortalità non sono state le procedure, le ecografie,… ma un buon standard di vita dato da: nutrizione, abitazioni adeguate, buona salute, pochi figli per ogni donna, buona età per concepire (ci sono pochissime donne che sono gradive a 15 anni e sopra i 45). Il 25% del miglioramento e quindi della riduzione della mortalità e morbilità attribuibile all’intervento medico è stato soprattutto l’uso di antibiotici e di trasfusioni sicure. Non ci sono evidenze che dimostrino che l’uso routinario di ecografie, di monitoraggi,… dei cesarei,… siano stati i principali fattori per un miglioramento citato.

Dobbiamo essere particolarmente attenti quando usiamo le procedure che abbiamo.

Negli ultimi 60/50 anni i medici hanno deciso che gli ospedali fossero il luogo più sicuro per tutte le donne. Ora abbiamo buone evidenze scientifiche che dimostrano che l’80% delle donne potrebbe partorire a casa e che la casa è tanto sicura quanto un buon ospedale.

Abbiamo sempre pensato che i medici fossero la professione più sicura per la salute delle donne. Ora abbiamo buone evidenze che dimostrano che le ostetriche sono la figura più sicura per le donne. E non ho detto che l’ostetrica è tanto sicura quanto un medico, ma che le ostetriche sono più sicure. Le nazioni che perdono meno neonati sono quei paesi dove l’80% delle donne viene seguita da un’ostetrica, dalla gravidanza. In questi paesi l’80% di tutte le donne in attesa non vedono un medico. La gravidanza, il parto ed il puerperio fisiologici sono più sicuri quando sono seguiti da un’ostetrica.

I medici, i ginecologici sono persone altamente specializzate, non dovremmo perdere risorse umane per altre competenze. I medici sono appropriati per quel 15- 20% di casi patologici e devono essere realmente bravi e specializzati ed in questi casi abbiamo bisogno di buoni ospedali.

Un altro esempio degli errori che abbiamo fatto: alla nascita abbiamo preso il neonato dalla madre per controllarlo, pulirlo, fare esami, pesarlo,… Le evidenze hanno dimostrato che non abbiamo alcuna ragione per allontanare il bambino da sua madre e che i controlli si possono fare senza separarli, oppure attendere. Le nursery, i nidi sono un altro tremendo errore che abbiamo fatto. I bimbi devono stare con le loro madri per essere meno a rischio di infezioni e per favorire il contatto e l’allattamento precoce e a richiesta. Abbiamo anche pensato che l’uomo e l’industria potessero produrre, col latte di mucca, un miglior latte per i neonati rispetto a quello delle madri. Altro grosso errore. La scienza ha dimostrato che il latte di donna è il latte migliore in assoluto per il neonato umano, è specie specifico ed ha innumerevoli proprietà, ha persino dimostrato che i bimbi allattati al seno sono più intelligenti dei bimbi che sono cresciuti col latte di un’altra specie.

Un altro esempio dell’estrema medicalizzazione che ci circonda è il numero di tagli cesarei. Con il cesareo la donna non è certamente in controllo. Il controllo è esclusivamente del medico ed i medici, con rare eccezioni, amano i cesarei. Un cesareo assorbe 20 minuti del tempo mentre un normale travaglio può impegnare anche 12 ore. I cesarei avvengono spesso nei gg infra-settimanali e nelle ore mattutine, un parto vaginale può succedere anche di sabato notte alle ore 2. I cesarei costano di più e si viene pagati meglio. Ci sono molte altre ragioni non mediche per preferire i cesarei. Il medico diventa l’eroe che dà il bambino alla famiglia. Ultimamente si dice che ora sono le donne a chiedere un cesareo. Non credo che una donna, se conoscesse i seri rischi che va incontro col bambino durante un cesareo, lo richiederebbe. Non gliel’hanno raccontata tutta!! Il cesareo è un’operazione che può salvare vite, tuttavia ha i suoi seri rischi. Per esempio il 2-6% dei neonati subisce un taglio quando il medico incide durante l’operazione. Un cesareo porta seri rischi: il neonato può soffrire di sindrome da distress respiratorio. I polmoni del feto durante la gravidanza sono pieni di fluido. Quando nasce, il bambino passa attraverso il canale vaginale che lo preme e spreme e questo permette ai polmoni di potersi riempire d’aria. Durante un cesareo questo importante fenomeno non succede e alcuni bimbi muoiono a causa di questa sindrome. Per i neonati un cesareo è cosa estremamente seria e rischiosa. Ma anche per le donne, è comunque un’operazione importante, uno dei rischi è la morte materna, 4-6 volte di più rispetto al parto vaginale. Alcuni cesarei hanno buoni ragioni, tuttavia per i cesarei programmati ci sono 3 volte più rischio di mortalità materna. Si sono riscontrate il 20% di infezioni per la madre dopo un cesareo, possono subire tagli agli altri organi (come la vescica) a causa di un cesareo. Queste informazioni non vengono probabilmente dette alle donne se lo richiedono senza serissimi motivi.

Inoltre l’Italia è il paese col numero più alto di cesarei in Europa ed il secondo al mondo dopo il Cile.

Prendiamo in considerazione 2 procedure: I cesarei e l’ episiotomia (taglio al perineo durante la fase espulsiva):

1. TAGLIO CESAREO (TC) SUPERFLUO IN ITALIA

Anno 2001: 517.423 nascite

con il 34,2% di TC = 176.959 TC

Se invece in un anno la percentuale di TC fosse stata 12% (tasso basato su dimostrazioni, raccomandato dall’OMS e riscontrato nei Paesi con i tassi di mortalità perinatale più bassi) = 62.091 TC

176.959 meno 62.091 = 114.868 TC

sono risultati superflui

Dunque in un anno 114.868 donne in Italia hanno subito TC superflui (chirurgia addominale maggiore) con rischi significativi per 114.868 donne, rischi che hanno causato almeno 5 o più decessi ogni anno e un calo della fertilità in 114.868 donne, e ancora un aumento di gravi rischi durante la successiva gravidanza e il parto. I rischi per i 114.868 neonati sono la causa di molti, molti neonati morti ogni anno a causa della sindrome da sofferenza respiratoria dopo il TC e la prematurità dopo il TC.

2. EPISIOTOMIA: MUTILAZIONE GENITALE FEMMINILE IN ITALIA

Nell’anno 2001, 517.423 nascite con 340.464 PARTI VAGINALI con il 70 % (**) di episiotomia = 238.325 episiotomie eseguite.

(**sottostimato perché non è un dato registrato da molti punti nascita essendo di routine)

Se solo il 20 % di episiotomia (percentuale massima consentita dall’OMS) = 68.093 episiotomie

238.325 meno 68.093 = 170.232 episiotomie superflue in un anno

Se solo il 5 % di episiotomia (percentuale ideale riscontrata in molti posti – esempio in Danimarca e i Paesi Scandinavi) = 17.023 episiotomie

238.325 meno 17.023 = 221.302

episiotomie superflue in un anno

Ogni anno in Italia tra 170.232 e 221.302 donne subiscono una episiotomia superflua che equivale alla mutilazione dei loro genitali, dato che la scienza dimostra che i risultati dell’episiotomia si riflettono in un maggiore sanguinamento, più dolore, più problemi a lungo termine relativi all’incontinenza urinaria e fecale e problemi a lungo termine durante il rapporto sessuale.

(v.di Wagner M. Episiotomy: a form of genital mutilation. Lancet Vol 353, p 1977-98, 1999)

Che strategie possiamo attivare per umanizzare e rendere più sicuro il parto e la nascita ?

  • Le ostetriche si devono alleare con le donne. In tutti quei paesi dove le cose sono cambiate rapidamente le ostetriche hanno fondato case da parte, assistono le donne a casa. Le ostetriche hanno un altro approccio, un’altra modalità rispetto ai medici. Nella maggior parte dei travagli non c’è nulla da fare: sedersi sulle proprie mani e dare sostegno emotivo.
  • Il luogo del parto. Le evidenze hanno dimostrato che la casa o la casa da parto è un’ottima soluzione. La casa da parto non è una stanza particolare in ospedale, ma è fuori dall’ospedale gestita da ostetriche.
  • Le donne e le famiglie si devono informare per poter realmente scegliere e chiedere.
  • L’acqua può essere una delle tante strategie che le donne possono usare per proteggersi.

Dr. M. Wagner è pediatra, neonatologo, epidemiologo, ricercatore. Ex direttore dell’Organizzazione Mondiale Sanità per la regione Europa per il Materno Infantile. Autore di numerosi libri e pubblicazioni scientifiche.

lunedì 8 settembre 2008

Razzismo in ospedale

Lavoro in un Pronto Soccorso Ostetrico e spesso incontro utenti straniere che si rivolgono a noi per prestazioni prettamente ambulatoriali .
I motivi sono diversi:
  • La non conoscenza delle possibili prestazioni ottenibili in sede ambulatoriale
  • La paura per una patologia sconosciuta che, pur non essendo grave, può essere percepita come tale.
  • La non accessibilità dei Servizi per mancanza di segnaletica visibile scritta in più lingue (anche gli italiani si perdono "per strada")
  • Mancanza di mediatori culturali che spieghino le modalità di accesso, le prestazioni ottenibili e indicano i luoghi idonei.ultimamente l'intolleranza nei loro confronti aumenta in modo esponenziale. Persone che prima accettavano.
  • La scarsa educazione sanitaria o "health literacy" che spinge a a non fare prevenzione e sottovalutare delle patologie che non danno inizialmente sintomi finchè non si arriva alla fase sintomatica ben più grave: come l'ipertensione, il diabete ecc.
  • Clandestinità che porta a credere di non aver altra possibilità se non farsi visitatare se non al P.S.
Bisogna tener conto del fatto che in molti paesi tutte le prestazioni sono a pagamento e, chi non può permetterselo , va dal medico solo quando proprio non ce la fa più.
Mancando da noi delle infrastutture che "regolino il traffico", molte utenti scelgono regolarmente il Pronto Soccorso.
Molti operatori sanitari che vi lavorano, probabilmente resi forti dal nuovo regime politico, si sentono in diritto di trattare queste persone in modo disumano e razzista, rendendo loro ancora più difficoltoso ed umiliante l'accesso ai servizi.
Vi è capitato di assistere ad episodi di razzismo in Ospedale?
Volete raccontarli?

giovedì 4 settembre 2008

L'epidurale

Tratto dal sito web
http://www.disinformazione.it

La Grande Scienza Medica (con le lettere maiuscole mi raccomando!) è riuscita oramai a medicalizzare qualsiasi aspetto della vita: dal ciclo mestruale delle donne, alla timidezza dei bambini e adulti, per arrivare perfino alla cosa più importante per un essere umano: il parto!
E' risaputo che dietro al semplicissimo e naturale parto, ruotano interessi economici enormi: operazioni (taglio cesareo in primis), farmaci, esami del sangue, esami preventivi esterni (radio ed ecografie), preventivi interni (biopsia dei villi coriacei, amniocentesi), ecc.
Solo il cesareo (che costa molto di più) merita un discorso a parte. Perfino il Ministero della Salute si è accorto che c'è qualcosa che non va e infatti ha pubblicato un documento dal titolo: "L'eccessivo ricorso al taglio cesareo - analisi dei dati italiani", basato sui dati di dimissioni ospedaliere nell'anno 2000:
- Strutture pubbliche: da un 18,6 % a Bolzano, ad un 47% in Campania;
- Struttura private accreditate: si va da un minimo di 17,6 % in Friuli ad un 57,9 in Sicilia;
- Strutture private: da un minimo di 48,2% in Lazio al 73% in Emilia Romagna.
Da un minimo del 17% arriviamo a a toccare il 60%! Il grave problema è che il cesareo (con tutto quello che comporta una vera e propria operazione), e l'anestesia epidurale possono indebolire la salute del nascituro e della stessa mamma, che poi non riuscirà, magari, ad allattare al seno il piccolo, cosa questa fondamentale per il sistema immunitario, e non solo!
...e un bambino dalla salute cagionevole, indebolito e predisposto alle malattie da adulto, sarà un ottimo cliente per le lobbies del farmaco...
Redazione

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Evviva l'epidurale quando manca il parto naturale
di Verena Schmid - Ostetrica, Direttrice della Scuola Elementale di Arte Ostetrica, Autrice
Tratto dalla rivista "Il Consapevole" - www.ilconsapevole.it/articolo.php?id=8646

Epidurale = parto naturale, un artificio, un eufemismo!
Definizioni:
L'epidurale è una terapia medica, farmacologica invasiva e come tale ha i suoi rischi. Quando è applicata a donne e bambini sani, senza specifica indicazione medica si parla di medicalizzazione. L'epidurale è la conseguenza naturale della medicalizzazione progressiva della nascita e ne rappresenta insieme al taglio cesareo l'apice.
Il parto naturale è un parto senza alcun intervento medico, né chirurgico, né farmacologico, né posturale ed è sicuro.
L'epidurale indebolisce le donne e i bambini nascenti, il parto naturale le rinforza.
La medicalizzazione porta con sé sempre dei rischi, che vengono taciuti, quando si vuole promuovere una pratica medica lucrativa o ideologica.

Perché l'epidurale alle donne appare come un progresso?
Il dolore fa paura, le emozioni forte del parto ancora di più. Nei paesi avanzati ambedue vengono aboliti con l'epidurale, o almeno così suona la promessa. Il quadro ideale è una donna non solo senza dolore ma anche senza turbamenti mentre il suo bambino sta faticosamente cercando la sua strada attraverso di lei.
L'epidurale è una realtà ben più diffusa in altri paesi che non nel nostro, ma noi adesso seguiremo il trend internazionale con i dovuti anni di ritardo. E' una questione culturale.
Viene facile pensare che tale ritardo sia dovuto alla presenza di un forte patriarcato in Italia, e che di conseguenza l'epidurale venga vista e rivendicata come un diritto per la donna, finora negatole, pensata come un progresso emancipativo.
Ma scrutando il tema con uno sguardo più attento, l'epidurale si rivela come il completamento della scissione della donna tra corpo e mente, iniziato molti anni prima.
Dice Barbara Duden, nota storica tedesca dalla sua prospettiva di storia del corpo femminile:
"Il corpo della donna è diventato un luogo colonizzato, e il bambino un prodotto opzionale, che puoi decidere di avere o non avere. Una scelta che ricade sulle donne, ma in realtà è un esempio della infiltrazione del management tecnologico nell'area più intima della persona umana. E quel che è peggio che concetti del femminismo legati al corpo -autodeterminazione, scelta, controllo, decisione e responsabilità personale- vengono usati strumentalmente per sostenere questa colonizzazione, dipingendola come una presunta emancipazione dal destino biologico."

E Adrienne Rich, autrice del libro "Nato di donna" dalla sua prospettiva di evoluzione storica-antropologica: “Le moderne possibilità dell’analgesia stanno creando un nuovo tipo di prigione per le donne; la prigione della non-coscienza, delle sensazioni attutite, dell’amnesia, della passività totale.( ...) Ma lo sfuggire al dolore fisico o psichico è un meccanismo pericoloso, che può farci perdere contatto non solo con le sensazioni dolorose, ma con noi stesse!”
Nel processo di sua emancipazione sociale la donna diventa complice dell'uomo nel suo bisogno di semplificare i processi complessi della biologia femminile, temuti come "catene" da loro e come fomentatrici di disordini dagli uomini. Quindi l'epidurale oggi appare come una necessità, sia perché le donne, essendosi allontanate dalla propria polarità femminile hanno paura del parto, ma anche e sopratutto perché la medicalizzazione del parto lo ha reso un evento eccessivamente doloroso, traumatico e senza gratificazione per la donna né per il bambino. Ha di fatto separato la donna dal suo corpo. Proviamo a seguire le tracce di questo fenomeno dei nostri tempi a ritroso. Com'è nata questa separazione tra sé e l'evento nascita? Questa paura della fatica e del dolore? Questo bisogno di rendere il parto "innocuo", neutro dal punto di vista emozionale? Come si è creata l'immagine ideale di un parto con una donna che sorride e guarda la tv, mentre il suo bambino compie la metamorfosi più grande della sua esistenza, da solo?
Da 50 anni il parto è ospedalizzato e quindi medicalizzato. La medicalizzazione aumenta il dolore, togliendogli la ritmicità, l'aspetto che lo distingue da altri tipi di dolori. Quindi almeno due generazioni di donne e uomini sono cresciuti con l'idea che il parto sia una cosa "malata", traumatica e quindi fuori dalla competenza propria, bisognoso di uno specialista. Lo dicono anche i libri scolastici.
Il dolore del parto, certo, da sempre si è cercato di lenirlo, di contenerlo, lo chiede la com-passione femminile. Ma finché il dolore veniva contenuto, senza toglierlo, finché le donne potevano partorire e vivere la gratificazione del parto, non c'era la richiesta di eliminarlo da parte loro. Lo stesso Dick Read, fautore del parto indolore degli anni ' 30 in realtà parla del ridurlo attraverso i mezzi fisiologici affinché il dolore del parto non sia niente che la donna non possa sopportare.
Prima, la richiesta di eliminarlo nasce dalla struttura ospedaliera, che non può tollerare il confronto vivo e quotidiano con l'espressione delle partorienti nelle loro doglie nella misura quantitativa derivante dalla concentrazione di tante nascite nello stesso luogo. Quindi l'ostetricia ospedaliera ha inventato ogni sorta di anestesia e analgesia ben più pericolose e ben più castranti dell'epidurale.
In questa prospettiva le epidurali moderne sono infinitamente migliori e quindi in questo senso
evviva l'epidurale!
Naturalmente l'offerta appare allettante. Chi mai sceglie la sofferenza?
Oggi la richiesta di eliminare il dolore viene anche dalle donne.
Da almeno due secoli, il parto naturale nelle società occidentali e occidentalizzate non c'è più. Da quando la donna è stata distesa a letto per partorire, le doglie si sono trasformate in dolori insopportabili, la donna non era più in grado di cooperare attivamente con lo stress del parto.
A questa condizione si è aggiunto negli anni dell'ospedalizzazione l'interventismo medico: il monitoraggio, l'immobilità totale, l'ossitocina sintetica e oggi le prostaglandine, le induzioni, il parto pilotato, la rottura delle membrane, la distensione manuale di collo uterino e perineo, le Kristeller (spinte sulla pancia), l'episiotomia, le ventose oggi sempre più facili, i parti vaginali operativi - vere violenze, fortunatamente oggi per lo più sostituiti con il taglio cesareo, l'assenza di sostegno e aiuto, ancora oggi in troppi ospedali nemmeno quello del marito, l'allontanamento immediato del bambino, tutti fattori che hanno amplificato il dolore rendendolo insopportabile e hanno tolto anche la gratificazione compensatoria data dall'accoglimento del bambino, lasciando la donna sfinita, sola e triste. Cosa rimane nella memoria di quelle donne? Di quelle bambine nate che poi hanno ri-partorito con il terrore nei visceri altre figlie e figli?

La presa di distanza, la scissione interna è il minimo che posa succedere. L'esproprio, il disempowerment si è compiuto.
E allora oggi
evviva l'epidurale!
Permette di non passarci più. Le figlie non devono più sopportare quello che hanno sopportato le loro madri. Evviva, evviva, evviva! Poi oggi l'epidurale paradossalmente è più naturale del parto spontaneo. Con l'epidurale puoi camminare, con l'epidurale il tempo della spinta non è più limitato all'ora, con l'epidurale puoi anche andare in acqua, anche se non la senti, ma è più naturale, con l'epidurale prendi farmaci, ma non ti fanno niente. Con l'epidurale sorridi durante il parto, un po' meno quando arriva il bambino, ma almeno lo vedi. Tutto questo non è possibile con il "parto spontaneo".


Che meraviglia, che sollievo, rispetto al parto traumatico!
Fa meno male. Lascia meno ammaccature. Permette una ripresa più rapida. E' un indubbio miglioramento rispetto alle condizioni precedenti. E anche più sicuro.
Forse l'epidurale ci riporta indirettamente sulla via della fisiologia, e allora:
evviva l'epidurale!
Solo che, insieme al dolore toglie anche la dinamica fisiologica del parto, il processo del divenire madre, la forza, la gratificazione, il legame biologico, l'intensità del primo incontro, il periodo sensitivo fatto di un'estasi particolarissima e la gioia.

I rischi del parto supino
Mentre non parliamo dei rischi dell'epidurale, non parliamo neanche di quelli del parto supino, medicalizzato (il 94% secondo una indagine in Germania) erroneamente chiamato "parto spontaneo". In realtà ambedue queste modalità del parto hanno rischi importanti per la salute sia della madre, che del bambino, che a volte si sovrapongono e si sommano.Tra questi si contano nel bambino problemi di adattamento postnatale, respiratori, di depressione del sistema nervoso centrale e problemi neurocomportamentali anche a lungo termine. Anche per la madre nel parto supino le difficoltà sono numerose: Il dolore è improduttivo e amplificato, lo stress psico-emotivo forte. Gli esiti in cesarei sono più frequenti con parto supino che con epidurale: in Italia siamo al 36% di cesarei contro un 4% di epidurali. I numeri sono prova del fatto che il parto "normale" nelle condizioni attuali diventa distocico. Il rischio di morte materna è più alto nel parto supino e medicalizzato che nell'epidurale e questo ancora a causa delle Kristeller, associate a uterotonici. Le complicanze a breve, medio e lungo termine per la donna nel parto supino, medicalizzato sono numerose e in parte anche gravi. Nomino qui ad esempio la sindrome post-traumatica da stress del parto, che solo ultimamente ha attirato l'attenzione degli studiosi, la depressione post partum che è talmente frequente che viene definita "fisiologica". Secondo Glazener (1995) ancora il 76% delle donne soffre di disturbi legati al parto a un anno e mezzo dopo.

La gratificazione è assente, mentre nell'epidurale è almeno parziale.
Gli anestesisti hanno visto bene: nella medicalizzazione del parto l'epidurale salva dal distress e migliora le condizioni fetali.
E quindi ancora
evviva l'epidurale!
Almeno ci porta fuori da questa violenza, anestetizza i soprusi, distanzia il trauma, addormenta le percezioni, il sentire, confonde le tracce.
E l'empowerment? La salutogenesi? La salute primale? Dove sono rimasti?
Non c'è altra via? Non c'è scelta?

Quali alternative a medicalizzazione, epidurale e parto supino?
Visto che sia l'epidurale che il parto supino indeboliscono la salute e la forza di donna e bambino, una terza via dovrebbe aprirsi. La scelta tra un parto violento e l'epidurale non è una scelta vera. Se mi devo strappare un dente e devo scegliere se farlo con o senza analgesia, la risposta e ovvia: con! Il trauma, le complicanze saranno minori (forse).
Tutt'altra cosa è partorire un bambino.
La vera scelta, l'alternativa possibile sia al parto immobilizzato e medicalizzato, sia all'epidurale per tutte c'è, le ostetriche la conoscono:
si chiama parto fisiologico, attivo, salutogenico, analgesia naturale, sostegno, assistenza one to one in travaglio.
Si chiama ambiente tranquillo, donna attiva, movimento costante, rilassamento.
Si chiama cura e nutrimento.
Si chiama coccole.
Si chiama accoglimento del bambino, gratificazione, forza, empowerment.
Si chiama educazione alla nascita e preparazione alla gestione del dolore.
Si chiama continuità dell'assistenza.
Si chiama ostetrica, la professionista per la fisiologia.
E' un'alternativa sicura, efficace, qualificante, gratificante. Lo dicono non solo le donne, ma anche le evidenze scientifiche. E con la continuità dell'assistenza la richiesta di analgesia farmacologica scende drasticamente.
Perché allora non aprire anche questa possibilità? Perché non investire nell'ostetrica, oltre che nell'epidurale? Perché non assumere più ostetriche anziché più anestesisti?
Impossibile? Troppo difficile? Troppo costoso? Troppo impegnativo?
Il problema è un altro: per realizzare questo tipo di assistenza, occorre cambiare radicalmente le condizioni di lavoro delle ostetriche stesse, intaccare i sistemi convenzionali. I turni non permettono una sufficiente continuità. Occorre ripensarle, uscire dagli schemi, superare le vecchie dinamiche di potere, cercare soluzioni innovative. Dal punto di vista politico è molto più semplice, dare l'epidurale a tutte.
Ma cos'è in gioco?
Per le donne la loro potenza generativa, per i bambini la loro salute primale e l'attaccamento sicuro, per gli uomini il passaggio a padre e il rapporto di coppia, per le ostetriche la propria professione.
Mentre l'attuale Ministro della Salute auspica il 30% di epidurali per tutte le donne in Italia, il governo inglese ha fatto una scelta diversa: vuole il 75% delle donne assistite da un' ostetrica (Changing Childbirth 1993).
Inghilterra, Olanda, Canada, Nuova Zelanda hanno dato l'esempio su come fare. Le ostetriche sono assunte dalla Regione o dal Servizio Sanitario Nazionale e operano in piccoli teams, prendendosi cura di un gruppo di donne che seguono con continuità dal concepimento fino alle esogestazione e che assistono al parto nel luogo scelto dalla donna. Altri paesi hanno introdotto i reparti di fisiologia negli ospedali, gestiti solo dalle ostetriche.
Per fortuna, nonostante la totale mancanza di promozione sociale e politica, in tutto il mondo ci sono infinite piccole e grandi esperienze dove alcune ostetriche, insieme ad alcune donne riescono a mantenere integra la nascita e a vivere la gratificazione di un parto attraversato con le proprie forze. Insieme tengono viva la fiamma del saper partorire, in attesa di un nuovo appuntamento fra qualche anno o decennio, dove il fuoco dell'esperienza della nascita potrà di nuovo accendersi e illuminarne la scena.

Riferimenti bibliografici:
D&D n. 38, I rischi del parto tecnologico, settembre 2002, redazione@marsupioscuola.it
D&D n. 54, L 'epidurale: dalla scelta informata all'assistenza specifica, settembre 2006
Expert maternity group (199'): Changing Childbirth, Department of Health, London, GB
Glazener C.M.A. et al. (1995): Postnatal maternal morbidity: extent, causes, prevention and treatment, J of Obst. And Gyn., vol.102, no 4, pp 282-287
Paciornik M. (1985): Come partorire accoccolate, IPSA, Palermo
Rich A. (1983): Nato di donna, Garzanti ed.

www.disinformazione.it

mercoledì 3 settembre 2008

IN- soddisfazione professionale

Parlando con le colleghe, mi rendo conto che molte ostetriche non sono contente del lavoro che svolgono, di come lo svolgono e spesso sono pessimiste su futuri cambiamenti.Le lamentele più frequenti sono:
-carichi di lavoro molto gravosi,stanchezza, doppi turni, personale insufficiente, cattivo rapporto lavorativo con medici ed infermieri e con le utenti.
Tutto ciò porta spesso a comportamenti negativi nei confronti delle donne e delle loro famiglie (che non hanno colpa e che si trovano in un momento molto importate della loro vita e di grande fragilità). Tecnicamente viene chiamato burn out, un circolo vizioso che porta a sempre maggior insoddisfazione.
Vorrei conoscere la vostra esperienza personale, c'è qualcuno che ha trovato la forza e gli strumenti per superare il burn out?
Per quanto mi riguarda, credo che sia importantissimo condividere i propri problemi e creare una rete sostegno di gruppo tra colleghe, amiche, donne.
Credo che sia molto importante avere sempre degli spazi di interesse diversi che non siano il lavoro: sembra che sono proprio le persone più dedicate al lavoro che si "bruciano".
Infine ricordarsi di bilanciare la propria vita privata con il lavoro, anche le persone che si amano devono essere "coltivate" e non stanno sempre ad aspettare che ci si liberi dagli impegni lavorativi!

lunedì 1 settembre 2008

FAQ sull'allattamento al seno

Le risposte a queste FAQ sono in via di costruzione, se ne trovate delle altre, gentilmente inviatemele, se trovate delle risposte con cui non siete d'accordo, fatemelo sapere.

  1. Quando bisogna cominciare ad allattare al seno?
    Subito dopo il parto non appena il neonato mostra interesse, può essere dopo qualche minuto o anche dopo più di un'ora. E' importante non separare il neonato dalla madre in questa fase, tutti gli interventi di routine possono essere rimandati, il neonato non perde calore a contatto con la pelle della madre. Dopo il parto ci sono livelli ormonali speciali sia nella madre che nel neonato, che non si ripeteranno più, un neonato che ha la possibilità di attaccarsi al seno in questo momento viene colonizzato dai germi materni che lo proteggono dai germi sconosciuti, è molto più competente nelle poppate successive e la sua mamma si innamora di lui molto più velocemente.
  2. Quante volte bisogna allattare un bebè?
    Tutte le volte che il bebè lo richiede, ricordando che il pianto è segno tardivo della fame e che il bambino che ha molta fame...non ci vede dalla fame e non riesce ad ancorarsi al seno, i segni precoci della fame sono apertura della bocca e del viso, schiocchi della lingua, protrusione della lingua, movimenti della testa (di ricerca), mani portate alla bcca, suoni emessi per richiamare l'attenzione.
  3. Ha importanza la posizione del neonato al seno?
    Assolutamente sì, molte neo-mamme che non hanno mai visto una donna allattare al seno (ce ne sono parecchie)riproducono la sola posizione che conoscono, cioè, quella utilizzata per alimentare artificialmente un neonato: bambino appoggiato sulle proprie ginocchia che gira le testa di lato per cercare di trovare il seno, lontanissimo dall'areola tentando fìdi avvicinare il seno al bambino tenendo il capezzolo tra indice e medio (posizione a forbice) tenedo le proprie spalle in tensione. Ebbene questa è la migliore posizione per smettere di allattare entro poche settimane, il rischio ragadi dolorose ai capezzoli e poco latte per una suzione scorretta è molto...molto grande.
    A breve vi metterò sul blog le posizioni corrette da assumere, abbiate fede! Se vi riconoscete nella descrizione appena fatta, cercate velocemente un aiuto qualificato, che vi farà vedere che allattare nella posizione corretta può essere un vero piacere e non una tortura.
  4. Se il latte non è sufficiente, bisogna dare l'aggiunta? Ricordando che il vecchio detto: più si munge , più si produce vale per tutti i mammiferi compresi gli esseri umani, se il bambino è sonnolento,perde più del 10% del peso della nascita entro le prime due settimane di vita, non cresce dopo la seconda settimana di vita di almeno 150g. a settimana, urina poco o non urina affatto, non fa la cacca, deve essere visto subito da uno specialista dell'allattamento che deciderà eventualmente di dare un'aggiunta temporaneamente per far riprendere le forze del bambino. Con un buon tiralatte elettrico, l'aggiunta potrebbe anche essere solo di latte materno ma la questione va valutata di caso in caso.
  5. Quando si allatta al seno è normale che i capezzoli facciano male?
    No, i primi giorni potrebbe esserci un leggero indolenzimento (non necessariamente), dovuto al ..nuovo utilizzo della mammella ma, un dolore più o meno forte è indizio di un ancoraggio scorretto che deve assolutamente essere modificato infatti, bastano pochi minuti di pochi minuti di posizione scorretta per provocare dolorose ragadi.
  6. Cosa bisogna fare per allattare al seno?
    In primo luogo, è bene informarsi in gravidanza, incontrare altre mamme che allattano, personalmente suggerisco gli incontri della "La Leche League" che sostengono le mamme nelle loro scelte e che sono organizzati da delle mamme supreserte di allattamento al seno. I corsi di accompagnamento alla nascita sono anch'essi importanti ma bisogna fare attenzione che siano gestiti da persone che ne capiscano veramente qualcosa di allattamento e che non insegnino la tecnica migliore per preparare il latte artificiale e ilustrino i vantaggi del ciuccio. Alla nascita è importante inoltre che il neonato abbia libero accesso al seno.
  7. La modalità del parto interferisce con l'allattamento al seno?
    Un parto spontaneo senza interferenze facilita sicuramente l'allattamento al seno, mentre un parto cesareo ostacola in diversi modi l'allattamento al seno, non lo impedisce ma..bisogna spesso e volentieri, lavorarci molto di più.
  8. Il luogo in cui si partorisce interferisce con l'allattamento al seno? Alcuni luoghi ostacolano fortemente l'allattamento: luoghi in cui il bambino viene separato dalla madre, non c'è un'assistenza adeguata da parte di persone competenti nell'allattamento, in cui non c'è il rooming- in, in cui vengono date aggiunte di latte artificiale, ciucci, topici ecc.
  9. Il latte artificiale è un valido sostituto del latte materno?
    E' un pessimo sostituto del latte materno, non protegge il bambino dalle infezioni, anzi molti bambini si ammalano gravemente a causa del latte artificiale.
  10. E' giusto che una donna povera riceva il latte artificiale gratuitamente?
    Le si fa un grande torto dandole latte artificiale perchè le si toglie la possibilità di dare il più grade regalo al proprio figlio: IL LATTE MATERNO. Praticamente tutte le donne possono allattare al seno e, se sono malnutrite, è meglio nutrire la madre piuttosto che dare del latte artificiale per il suo figlio. Se poi la donna vive in un ambiente malsano, l'allattamento al seno salva la vita del bambino.
  11. E' vero che molte donne non hanno latte?
    E' quello che viene fatto credere da chi produce latte artificiale.
  12. E' vero che uno spavento o un dispiacere facciano "andare via il latte"?
    Può capitare che dopo uno spavento o un dispiacere la produzione di latte diminuisca bruscamente per un calo di un ormone che si chiama ossitocina, ma è un problema temporaneo e, continuando ad offrire il seno gradualmente il latte... ritorna, se pi la mamma riesce a rilassarsi ed a riposarsi,, il processo dell'allattamento si ristabilisce ancora prima.
  13. E' vero che dopo qualche mese il latte non è più buono?
    ASSOLUTAMENTE NO! Il latte continua ad avere le propretà nutrizionali ottimali ed a proteggere il bambino da moltissime malattie
  14. Per quanto tempo bisogna allattare al seno?
    Secondo l'OMS i bambini dovrebbero ricevere solo latte materno per almeno 6 mesi, dal sesto mese compiuto il bambino può cominciare ad assumere altre sostanze integrandole sempre con il latte materno almeno per il primo anno di vita, poi può continuare continuare finchè non decide da solo che non ne ha più bisogno.
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