lunedì 25 agosto 2008

Poesie, fotografie e racconti sulla maternità
























Vorrei, col vostro contributo, creare una galleria di poesie, immagini e racconti sulla maternità: dal concepimento all'allattamento al seno, da rendere disponibili a tutti.
INVIATE PURE LE IMMAGINI, LE POESIE ED I RACCONTI CHE VI SONO PIU' PIACIUTI

Thanks to your contribution I wish to publish on this blog a nice gallery of pictures, poems and stories about childbirth. FEEL FREE TO POST.

martedì 19 agosto 2008

Piccole veneri al British Museum


Ho fotografato queste statuine, alte pochi centimetri e risalenti ad epoche lontane. Mi hanno sempre affascinata queste figure femminili tanto che, quando sono in vena, provo anch'io a fare qualche tentativo con la creta o col DAS e costruisco una mia venere magari incinta o allattante.
Spesso mi chiedo che significato abbiano avuto veramente per le nostre lontane "ave".


Vacanze a Vienna

Agosto 2008
Una toccata e fuga a Vienna per ricaricare le batterie. Un giorno e mezzo a Vienna per avere un'idea di com'è...ed è proprio bella, rococò gotico, liberty e barocco ti circondano. L'albergo prenotato via internet, era pulito, conveniente ed abbastanza centrale. Ho fatto bella gita organizzata su di un pulman per vedere le zone più caratteristiche di Vienna ed il castello di Maria Teresia sovrana illuminata, amatissima dal popolo che ebbe (deformazione professionale) 16 FIGLI!!!!!!! La guida viennese ha spiegato in modo chiaro e originale ed io ...ho capito tutto, pur non parlando tedesco da molto tempo.
Difficile trovare un ristorante tipico viennese, l'ho trovato dopo due ore di intensa ricerca, quando le gambe cominciavano a cedere e la fame mi faceva avere allucinazioni....non avrei mai e poi mai mangiato italiano in Austria! Difficile orientarsi col trasporto pubblico: nessuno sa niente, le indicazioni sono pessime e.... Roma è molto, molto meglio. Per un pelo non ho perso il volo di ritorno.
Merita comunque di essere vista e credo che prima o poi ci tornerò con marito e figlie.
Posted by Picasa

sabato 16 agosto 2008

Nigeria lagging behind in achieving MDGs

UNICEF says Nigeria lagging behind in achieving MDGs
LAGOS (Xinhua)-- The UN Children's Fund UNICEF has rated Nigeria low in its effort in attaining its Millennium Development Goals (MDGs), according to a report by the UNICEF office in Nigeria received here on Wednesday.
The report said Nigeria had not made sufficient progress in the attainment of most of the targets of the MDGs set by the UN to eradicate poverty, reduce child and maternal mortality, fight disease and achieve environmental sustainability by 2015. The UNICEF report indicated that Nigeria had a 29 percent prevalence of underweight children in 2006 and an annual reduction rate of only 2.2 percent. UNICEF said though Nigeria recorded 68 percent net school enrolment, there was still no progress towards the MDG target, on the achievement of the Universal Basic Education. It said Nigeria had a 0.89 percent gender parity index, with 72 percent male net enrolment to 64 percent in female, on the elimination of gender disparity in primary education, according to
Allattamento al seno http://www.epicentro.iss.it/argomenti/allattamento/allattamento.asp
Il latte materno rappresenta il miglior alimento per i neonati, perché fornisce tutti i nutrienti di cui hanno bisogno nella prima fase della loro vita, come per esempio certi acidi grassi polinsaturi, proteine, ferro assimilabile. Inoltre, contiene sostanze bioattive e immunologiche che non si trovano nei sostituti artificiali e che invece sono fondamentali sia per proteggere il bambino da eventuali infezioni batteriche e virali, sia per favorire lo sviluppo intestinale.

È per questo che tutti i bambini dovrebbero essere esclusivamente allattati al seno per i primi sei mesi di vita (26 settimane). Secondo le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità, dell’Unicef e dell’Unione Europea, recepite anche dal nostro ministero della Salute, l’allattamento al seno dovrebbe poi continuare per due anni e oltre, secondo il desiderio della mamma e del bambino.

Secondo la definizione dell’Oms, l’allattamento può essere:
allattamento al seno esclusivo: solo latte materno
allattamento al seno predominante: latte materno + liquidi non nutritivi
allattamento complementare: latte materno + latte di formula.
Come favorire l’allattamento al seno
Innanzitutto è importante che fin dai primi minuti madre e figlio rimangano insieme, facendo in modo che si instauri il cosiddetto contatto “pelle-a-pelle”: il corpo della madre aiuta il bambino a mantenere una temperatura adeguata (molto importante per bambini molto piccoli o nati pretermine ma anche per i bimbi sani nati a termine) e il bambino è meno stressato, più calmo e ha respiro e battito cardiaco più regolari. Il primo contatto con il seno dovrebbe avvenire entro un’ora dalla nascita, lasciando la mamma e il bambino, insieme al papà se presente, liberi di interagire spontaneamente, senza interferenze esterne.

Altre raccomandazioni importanti sono:
allattare il bambino “a richiesta”, senza seguire orari rigidi
controllare la posizione e l’attacco al seno del bambino, evitando di staccarlo prima che abbia finito
non dare al bambino altri liquidi diversi dal latte materno prima della prima poppata, così come evitare il latte o altri cibi artificiali, acqua, zucchero o acqua zuccherata tra una poppata e l’altra (nei primi sei mesi, infatti, quando il bambino ha sete prende quello che viene definito il “primo latte”, meno grasso e più ricco di acqua e zuccheri, mentre quando ha fame rimane attaccato più a lungo, fino a prendere anche “l’ultimo latte”, molto più ricco di grassi. Per questa ragione, spesso nei mesi caldi i bambini fanno poppate più brevi e frequenti)
evitare l’uso di tettarelle artificiali, biberon e ciucci, soprattutto nei primi mesi di vita
non lavare il seno dopo ogni poppata ed evitare l’uso di creme o unguenti durante l’allattamento; la normale igiene della mamma è sufficiente e il seno è provvisto di ghiandole che provvedono ad una naturale disinfezione dell’areola.
I vantaggi per il bambino
È ormai condiviso a livello internazionale che l’allattamento al seno:
riduce l’incidenza e la durata delle gastroenteriti
protegge dalle infezioni respiratorie
riduce il rischio di sviluppare allergie
migliora la vista e lo sviluppo psicomotorio
migliora lo sviluppo intestinale e riduce il rischio di occlusioni
Alcuni studi, inoltre, hanno ipotizzato che il latte materno possa contribuire anche a ridurre il rischio di numerose patologie:
numerose infezioni (enterocolite necrotizzante, meningite, botulismo e infezioni del tratto urinario)
malattie autoimmunitarie, come per esempio il diabete di tipo 1 e di tipo 2
sindrome da morte improvvisa del lattante (Sids)
obesità nella vita adulta.
I vantaggi per la madre
Anche per la madre l’allattamento al seno ha delle ricadute positive:
quanto più comincia precocemente, accelera la ripresa dal parto e l’involuzione dell’utero e riduce il rischio di emorragia e di mortalità
riduce la perdita di sangue, contribuendo così a mantenere il bilancio del ferro
prolunga il periodo di infertilità post parto
favorisce la perdita di peso e il recupero del peso forma
riduce il rischio di cancro della mammella prima della menopausa.
Alcuni studi, inoltre, hanno ipotizzato che il latte materno possa contribuire anche a ridurre il rischio di cancro dell’ovaio e di osteoporosi.
ControindicazioniAlla luce delle conoscenze attuali, le condizioni in cui l’allattamento al seno è sconsigliato sono piuttosto limitate. Oltre al caso in cui venga diagnosticata al bambino la galattosemia, una rara malattia metabolica, l’allattamento non dovrebbe avvenire quando nella madre è presente almeno una delle seguenti condizioni:
sieropositività e trattamento con farmaci antiretrovirali per la terapia dell’Aids
tubercolosi attiva e non curata
uso di droghe
terapia antitumorale (chemioterapia o radioterapia) in corso.
In generale, la maggior parte dei farmaci che vengono prescritti dopo una gravidanza non interferiscono con l’allattamento. In ogni caso, è bene chiarire con il proprio medico di famiglia l’eventualità di sospendere o meno l’allattamento in caso di una determinata terapia. Per informazioni sulla compatibilità dei farmaci con l’allattamento è possibile contattare l’Istituto Mario Negri di Milano.
EpiCentro
Ultimo aggiornamento martedi 24 giugno 2008
Cnesps - Istituto superiore di sanità - 2001-2008


giovedì 14 agosto 2008

Kangaroomothercare- Dr Bergman


Overview - Physiology and Research of KMC Click the links below to jump to the relevant section: • Research on SSC (Skin to Skin Contact)BreastfeedingBreast Milk and ImmaturityNeuroscience and Stress Kangaroo Mother Care (KMC) has been variously defined, but two essential components are skin-to-skin contact (SSC), and breastfeeding (BF). From the biological perspective, in the immediate newborn period of Homo sapiens, skin-to-skin contact represents the correct "habitat", and breastfeeding represents the "niche" or pre-programmed behaviour designed for that habitat. RESEARCH ON SSCIn the uterine habitat, oxygenation is provided through the placenta and the cord, as well as warmth, nutrition and protection. These are the four basic biological needs. Parturition (birth) represents a "habitat transition". In the new habitat, the basic needs remain the same. Research over the last ten years provides strong support for the contention that newborn itself in the skin-to-skin habitat, not the mother or the health services, provides these basic needs. Oxygenation has been shown to be improved on SSC, to the extent that KMC is used successfully to treat respiratory distress. The breathing becomes regular and stable, and is coordinated with heart rate. When removed from incubator and placed SSC, oxygen saturation may rise slightly, or the percentage of oxygen provided to maintain good saturation can be lowered. Heart Rate is increased when placed SSC. Though we can regard this increase as being with the clinically normal range, what is seen is actually a return to the physiologically normal heart rate, the lower rate being due to "protest despair behaviour". Infants removed from incubators and placed SSC show a rise in temperature and a dramatic drop in glucocorticoids, as predicted by the "protest-despair response". Mothers are able to control the infants temperature within a very narrow range, far better than an incubator. To accomplish this, her core temperature can rise to two degrees Centigrade if baby is cold, and fall one degree if baby is hot. Skin-to-skin contact is better than incubator for rewarming hypothermic infants. Self-attachment refers to the phenomenon that fullterm undrugged infants, left on their mother's chest and undisturbed, will all breastfeed spontaneously within one hour, with no help at all. But this behaviour is dependent on SSC. Mother and infant should NOT be separated. The stimulations the newborn gives the mother during SSC elicit caregiving and protective behaviours from the mother. The baby’s legs kicking on the mother’s abdomen cause the mother’s uterus to contract strongly, preventing post-partum bleeding. Nutrition is improved, both with respect to the mother’s ability to breastfeed, and with respect to the newborn’s utilisation of the feed. The volume of mother’s milk is greatly increased, and the frequency of feeds provided likewise. Even without the increased milk, with the vagal stimulation the infant receives, the gut is better able to use the milk provided, and grows faster. Immunity is improved, demonstrable even 6 months later. Prematures seem to have poor immune systems, and are susceptible to allergies, infections and feeding problems in the first year of life. Early SSC dramatically reduces these problems. Infections are reduced when SSC and exclusive breastfeeding are firmly introduced. Necrotizing enterocolitis (a potentially lethal and very costly disease to treat) has been dramatically reduced in many units following a KMC programme. In no published paper is a single adverse outcome reported for KMC. Positive effects on the mother are better bonding, healing of emotional problems associated with premature birth, among others.BREASTFEEDINGBreastfeeding is a behaviour based on hindbrain functions that regulate hormones, autonomic functions and the somatic system. Key to understanding breastfeeding behaviours in the transitional and newborn periods is "state organisation". State Organisation refers to the ability to control the level of arousal, or of being awake. A scale of state organisation can be described varying from deep sleep to hard crying, each being associated with particular behaviours and conditions. For breastfeeding an infant should be in an awake state, and should thereafter be in quiet sleep for optimal development. KMC has profoundly beneficial effects on the state organisation of newborns. "Suckling" is the "chewing movement" an infant makes on the nipple. Quite apart from suckling as a means to ingest food, this behaviour has essential effects. Suckling stimulates the back of the palate, and results in intense vagal stimulation, which is vital for the general wellbeing of the baby. Suckling releases hormones similar to morphine in the brain, and gives powerful pain relief to infants. While it was observed that ability to suck on a bottle only started at 34 weeks post-conceptional age, recent research has shown that suckling from the breast is possible at 28 weeks. Suckling is a myographically distinct behaviour from sucking, and research on sucking on bottles of premature infants shows it clearly to be stressful. Premature infants are unable to coordinate their breathing and their swallowing. Back to Top BREAST MILK AND IMMATURITYCompared to that other mammals, human milk is extremely thin in terms of protein, fat and carbohydrate contents. Protein in particular. In olden days, protein was measured in terms of “nitrogen”, the assumption being that the majority of the nitrogen was a constituent of proteins. For a cow, protein nitrogen is 98%. For a human however, it is only 75%, and the non-protein nitrogen (NPN) is full quarter of the content. What human milk lacks in terms of concentration, it makes up for in terms of variety, well over two hundred NPN compounds have been found. These are related to the evolutionary immaturity of the newborn. NEUROSCIENCE AND STRESS The primary violation, the worst case scenario, to any newborn is separation from its habitat/mother. This applies to Homo sapiens as fully as to other mammals studied. “Protest-despair” behaviour is a stress reaction, and the hormones related to this have been extensively studied. At high levels, these hormones are intrinsically neurotoxic to the brain, particularly areas of the hindbrain, and any area which may be already a little hypoxic. SSC has been shown to markedly reduce these levels.

lunedì 11 agosto 2008

Breastfeeding


Breasfeeding in bottle culture


For some mothers, bottle feeding their babies is something they have always wanted to do as it gives them flexibility and helps them maintain a good level of independence. Artificial infant feeding has been culturally marked as more advanced and is socially more accepted than natural infant feeding.
Fortunately, breast feeding is on the rise as more and more new mothers acknowledge the endless benefits for themselves and, more importantly, for their offspring. Yet, in order for the use of breast milk to become normal again rather than the “alternative”, we still have to overcome cultural taboos.
The History of Bottle Feeding
Archaeological findings have shown that breast feeding substitutes were used thousands of years ago. Historically, substitute milk was given to infants whose mothers died or were too sick to feed their babies, usually with limited possibility of wet nursing at hand. Cow’s milk or goat’s milk were commonly used to replace mother’s milk. In addition, babies were sometimes given supplementary solid food, such as a paste made of bread or flour mixed with milk or water. Needless to say that infant mortality rate was extremely high – from 50 to 99% . History and cross-cultural studies have revealed that the increase in bottle feeding resulted in an increase in infant deaths, especially where standards of hygiene were not met. It is a fact, that artificial infant feeding can hold more risks for baby.
During the industrial revolution artificial feeding became popular in Britain as women had to leave their children behind to work in the factories. The first scientific breast milk substitute was invented in 1867 by a German chemist. It was a combination of cow’s milk, flour, potassium bicarbonate and malt. However, the popularity of bottle feeding increased when condensed milk was developed in the late 19th century. The social consensus about how best to feed baby in a modern world which was filled with new scientific achievements, changed towards artificial infant feeding. Bottle feeding was sold as nutritious, safe and easy to prepare with no need for refrigeration. More importantly, pasteurization of milk and sterilization of feeding equipment made artificial infant feeding a safer alternative; thus, making bottle feeding more popular. In addition, medical representatives and scientists celebrated this new supposedly convenient way of feeding baby. As a result, breast feeding became comparatively unpopular as figures show that only 20 to 30% of babies were actually breastfed during WWII in the USA. However, the 1980s proved difficult for companies such as Nestlé when their involvement with medical establishments in order to sell formula feeding in the third world was revealed.
Bottle feeding is still the number one choice for many new mothers. This can have different personal or even medical reasons, although modern living standards are mainly to blame for the change in maternal attitude over the past century.
Why is Breast Feeding a Challenge?
Organisations such as the La Lèche League or the Breastfeeding Network help to promote breastfeeding with all its benefits which, as a result, is becoming increasingly popular.
Fortunately, more and more women decide to at least try to feed their newborn themselves. National statistics show that there is a steady increase in initial infant breastfeeding (66% in 1995 to 69% in 2000). However, statistics also reveal that many new mothers give up breastfeeding after only a few weeks: after only one week, 55% of women breastfeed, after six weeks 43% and after 4 months 28% still feed their babies. In our modern culture, natural feeding is a challenge because bottle feeding still tends to be regarded as “easier”. Generations of parents who bottle fed their babies pass on what they have been sold decades ago. In addition, new breastfeeding problems arise that find appropriate discussion grounds in our civilisation, such as the “insufficient milk” syndrome. Yet, only about 5% of mothers show real physical difficulty to breastfeed, thus confirming that the idea of not making enough milk is a modern invention. Women may actually feel that they do not have enough milk to feed their baby but the reasons are not physical. It is more likely that the early difficulties mother and baby experience together result from stressful birthing environment, such as the hospital, where unknown staff and routine as well as doubtable reputation feed initial anxiety and thus, can add to the overall picture of the insufficient milk syndrome. Breast feeding can be highly influenced by psychosomatic elements, such as stress, anxiety, worries, depression and much more. Feeding is a natural self-regulating and extremely efficient process which is susceptible to how mothers feel, as much as anything. If a new mother does not receive the support she needs, the let-down reflex (milk flows from the ducts towards the nipple) is more difficult to be stimulated.
Besides the modern argument of “lack of sufficient milk”, many more interruptions help reduce the chance of breastfeeding, such as aesthetically motivated breast operations or if a separation of mother and baby after birth is unnecessarily prolonged. In addition, our natural desire for information societies has caused multiple parenting theories to shoot out of the grounds. Instead of helping reduce new parent’s fears they tend to increase and even confuse them. One of the often cited parent strategies is “feeding on schedule”. However, feeding in intervals causes unnecessary stress because the composition of the milk changes in a way that causes baby to feel hungry all the time. As a result, the mother will think that she does not produce enough milk whereas the truth is that she has waited too long.
Modern ways of living can make it extremely difficult for new mothers to embrace breast feeding. Their cultural background, lack of support within their own family or friends and misleading parenting information facilitate the return to bottle feeding. Moreover, cultural expectations of women who often have to return to work early in order to earn a living or pursue a career do not improve early parenting conditions.
While breast feeding is part of our natural survival strategy, bottle feeding is part of our modern culture. It gives new mothers the chance to cope easier with expectations and to help handle natural infant needs in an over-regulated world. We are aware of the fact that human milk is best for baby. Thus, it is the mother’s individual choice of how to feed her infant and to build a strong bond.

domenica 10 agosto 2008

Ed è la vita

Forse non saprò di te
Ma di tua madre
Con i denti stretti sì.

Le sue mani pronte
Hanno stretto i tuoi
Occhi a mandorla
In un abbraccio per l'eterno

E di te non saprò
Eppure un grazie scivolò
Tra i suoi denti...
Ed è la vita!

Anna Appolloni


AFRICA...GRAVIDANZA ...MORTALITA'

African women at high risk of death in pregnancy

By Lynn Eaton London
Death in pregnancy and childbirth is the biggest killer of women of childbearing age in developing countries, according to Dr Adrian Brown, chairman of the charity Maternity Worldwide. One in 16 women die in pregnancy or childbirth in Africa, compared with 1 in 4600 in the United Kingdom. The organisation has teamed up with body painter Julia Laderman and photographer Carolyn Cowan to highlight these women's situation. For more details visit http://www.maternityworldwide.org/


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sabato 9 agosto 2008

Rispetto della fisiologia







Madri sane e figli sani
Come tutti sappiamo, l’allattamento al seno promuove e protegge la salute della madre e di suo figlio.
L’allattamento al seno può realizzarsi in modo ottimale quando le donne sono:
Sane, nutrite con una dieta equilibrata e con l’accesso a personale sanitario in modo che possano usufruire di tutti i servizi sanitari in gravidanza, al parto e dopo il parto.
Informate sulle pratiche sanitarie adatte a loro ed al loro bambino, compresa l’importanza dell’allattamento esclusivo al seno nei primi 6 mesi di vita e l’introduzione di una complementazione adeguata nei mesi successivi.
Avendo la possibilità di partorire in un ambiente che le sostenga e rispetti, ricevendo la minima interferenza medica se non quando essa è indispensabile
Sostenute dopo il parto in modo che possano adottare le pratiche che favoriscano l’allattamento al seno
In grado di distanziare le proprie gravidanze e pianificare la propria famiglia.
Consapevoli delle pressioni commerciali che rendono difficile l’allattamento al seno.

La gravidanza ha un impatto enorme sia per la madre che per il bambino. Essa è un momento speciale nella vita della donna che dovrebbe cercare di apportare delle modifiche alla propria vita in modo da mettersi in sintonia con i messaggi del proprio corpo e col bambino che partorirà.
Il corpo materno si trasforma gradualmente ed il progesterone induce a rallentare i tempi e riposarsi, cosicché si possa instaurare una sana comunicazione con il bambino che si evolverà in una fiducia reciproca che continuerà ben dopo il parto.
Una donna che non accetta la propria gravidanza o che non rispetta i segnali del proprio corpo, corre maggiori rischi d’aborto, parto prematuro e gestosi. I segnali del corpo più frequenti sono: la stanchezza e la presenza di attività contrattile dell’utero. La stanchezza è fisiologica e serve a far rallentare i ritmi della donna e farla entrare in sintonia con la gravidanza stessa, le contrazioni sono un messaggio più deciso in tal senso. Purtroppo molte donne non accettano di rallentare i ritmi e quindi si rivolgono al ginecologo per mettere a tacere questo sintomo, La risposta più frequente del ginecologo è la prescrizione di un farmaco, la vasosuprina, dai molteplici effetti collaterali compresa una grave tachicardia materna e malformazioni cardiache fetali. Ci sono centri (soprattutto nel nord europa), invece, che affrontano il problema in modo diverso, attraverso colloqui individuali e terapie di gruppo insegnano alla donna come accettare la gravidanza e fanno capire loro l’importanza di rallentare i ritmi; ebbene, quasi sempre, vi è una regressione, fino alla scomparsa dell’attività contrattile L’ambivalenza materna nei riguardi della gravidanza può portare ad una lunga serie di complicazioni, a meno che questi conflitti non siano risolti nel corso della gravidanza stessa. Per esempio, una donna che non accetta il proprio corpo gravido e che desidera che la gravidanza finisca il prima possibile in modo da tornare allo stile di vita ed all’aspetto fisico pre-gravidico, rischia fortemente un parto prematuro.
Purtroppo nella nostra società una donna gravida non è più padrona del proprio corpo, chiunque si arroga il diritto di consigliarla, le viene detto cosa mangiare, come vestire, cosa fare, le vengono raccontate storie d’orrore e, invece di enfatizzare la potenzialità della gravidanza, essa viene vissuta come un periodo di grande pericolo ed imprevedibilità.
Questo fenomeno si amplifica con le cosiddette primipare attempate anche se una gravida quarantenne che fa esercizio fisico e si nutre in modo ottimale è molto più sana di una ventenne che fuma due pacchetti di sigarette al giorno e mangia cibo spazzatura. Una primipara attempata non rischia, perché tale, un travaglio lungo e pericoloso ma è soggetta quasi sempre ad un parto operativo perché il figlio viene definito “bambino prezioso” (come se il figlio unico di una ventenne non lo fosse).
La donna deve ricorrere al medico affinché egli la dichiari “in gravidanza” ed ogni mese deve sottoporsi ad innumerevoli test diagnostici particolareggiati, dall’elevato costo per la società. Questi test, spesso inutili e ripetitivi, sono utili per le vere gravidanze a rischio, che sono una piccola parte del numero totale, e servono solo ad inculcare nella mente della donna che la gravidanza è una malattia e farla vivere nell’ansia e nell’attesa di una catastrofe che eventualmente si rivelerà.
Le donne devono essere informate in modo che: capiscano la fisiologia della gravidanza, imparino ad interpretare i segnali del proprio corpo ed abbiano gli elementi per una scelta consapevole per quanto riguarda la conduzione della gravidanza, la scelta della o delle persone che l’accompagneranno in questo percorso, il luogo e le modalità del parto.
Ogni gravidanza dovrebbe essere voluta e consapevole (OMS nell’ambito dell’iniziativa “rendere la gravidanza sicura)
La preparazione consapevole alla gravidanza che dovrebbe iniziare circa 6 mesi prima del concepimento. Durante questo periodo la coppia può preparare il substrato su cui la gravidanza inizierà, modificando in meglio le abitudini alimentari, eliminando il fumo e l’alcool, introducendo supplementi che favoriscono la fertilità o che, come l’acido folico, prevengono gravi malformazioni del nascituro quali la spina bifida ed alcune malformazioni cardiache.
Molte donne cominciano ad assumere acido folico alla prima visita ostetrica, circa tre o quattro settimane dopo la mancanza del ciclo, non sapendo che il tubo neurale (che darà luogo alla formazione della colonna vertebrale) si chiude tre settimane dopo il concepimento, cioè, una sola settimana dopo la mancanza del ciclo mestruale. Quindi, a questo punto il danno è già fatto.

Il dosaggio di acido folico consigliato per la prevenzione della spina bifida è di 0,4mg mentre in caso di prevenzione di una ricorrenza di spina bifida esso sale a 4mg al giorno dal momento in cui si decide da concepire un figlio alla 12° settimana di gravidanza. Spesso questi quantitativi di acido folico non possono essere assunti con la sola alimentazione, perciò è necessaria una supplementazione.
Per quanto riguarda l’assunzione di piccole quantità di alcool è dimostrato che essa aumenta la possibilità di incorrere in un aborto spontaneo del 2.58% rispetto alle donne astemie e questa cifra è raddoppiata se la donna fuma e beve.
L’alcool inibisce inoltre l’assorbimento di tutte le vitamine e diversi sali minerali:
Secondo recenti studi editi nel numero di agosto 2002 dal Pediatrics si è accertato che i figli di donne che hanno consumato anche piccole quantità di alcool, sono esposti ad un aumentato rischio di problemi comportamentali in età adulta e che la dose minima di alcool innocua è sconosciuta.
L’assunzione di alcool inoltre può produrre danni strutturali al feto nel primo trimestre di gravidanza fino alla cosiddetta sindrome feto-alcolica che causa ritardo mentale e particolari caratteristiche fisiche.
Mentre un altro studio effettuato dal Dr Robert S. Kahn del Children’s Hospital Medical Center di Cincinnati in Ohio su 8087 bambini e sulle loro madri ha dimostrato che il fumo, un cattivo stato di salute generale e la depressione hanno un effetto sinergico negativo sulla salute, sul comportamento e sullo sviluppo linguistico dei figli a tre anni.
La depressione materna è il fattore che influenza maggiormente aumentando il rischio da due a tre volte.
I figli di una donna fumatrice rischiano in gravidanza ritardo di crescita intrauterina e questo porta, nell’estrema conseguenza, alla paralisi cerebrale.
In questi ultimi anni aumentano considerevolmente i bambini nati prematuri o piccoli per età gestazionale e la causa primaria di ciò è l’incapacità dei medici e delle ostetriche che seguono le gravidanze di riconoscere il ruolo della nutrizione corretta in gravidanza.
Invece di essere istruite a rendere l’alimentazione sana, le donne ricevono per iscritto diete da fame e squilibrate che puntano solo sul controllo del peso.
Questo tipo di trattamento è pericoloso sia per le madri che per i figli ed i rischi sono
Per i figli:
· Morte intrauterina
· Nati con basso peso o prematuri
· Neonati con danni cerebrali e con basso quoziente intellettivo
· Bambini iperattivi
· Bambini con sistema immunitario deficitario

Per le madri:
· Aborto
· Distacco di placenta
· Anemia
· Gestosi

Una donna dovrebbe mangiare cibi sani e variati dal momento in cui decide di concepire un figlio, durante la gravidanza, durante l’allattamento (ed idealmente per il resto della sua vita insieme al resto della famiglia.)
In gravidanza non ha importanza il numero di chili che si mettono su, ma la qualità del cibo: è di gran lunga più a rischio una donna che è aumentata di soli 9 chili e che riceve i complimenti dal suo ginecologo seguendo una dieta base di coca cola, hamburger e patatine fritte piuttosto che una donna che è aumentata 25 chili e che esce piangendo dallo studio del ginecologo umiliata e sgridata ma che si nutre a base di cibi sani, magari organici e biologici. E’ molto pericoloso cercare di perdere peso in gravidanza perché così facendo si depriva il feto di elementi essenziali per il suo sviluppo mentre troppo spesso incontro donne messe a stecchetto perché hanno superato il classico chilo al mese e poi partoriscono un bambino prematuro o piccolo per età gestazionale o non riescono a partorire spontaneamente perché il bambino non aveva riserve energetiche sufficienti ad affrontare il travaglio.
Una supplementazione poco conosciuta ma molto importante è quella di DHA (acido docosaesaenoico), un acido grasso omega 3 indispensabile per le funzioni cerebrali dell’adulto e lo sviluppo del sistema nervoso e delle capacità visive nei primi 6 mesi di vita del neonato.
La dieta infatti è generalmente carente di questi acidi grassi essenziali soprattutto nelle gravidanze successive alla prima.Questi acidi grassi si trovano soprattutto nei grossi pesci marini a carne grassa. Purtroppo non è indicato consumare grandi quantitativi di questi pesci perché esse contengono grandi quantitativi di mercurio, in America viene per esempio proibito alle donne gravide ed a quelle che allattano il consumo di pesce quali il tonno, maccarello, pesce-spada mentre viene consigliato un consumo massimo settimanale di pesce di 460 grammi. I pesci sicuri sono pesci piccoli come le sardine o le aringhe, mentre un alimento contenente DHA è il seme di lino.Il quantitativo ottimale di DHA giornaliero per la gravidanza è di 200-300 mg .
Una grossa ricerca effettuata a New-York ed appena pubblicata, dimostra che le donne che assumono multivitaminici prima e durante la gravidanza riducono nei loro figli la possibilità che si ammalino di neuroblastoma del 30-40%

FATTORI DI RISCHIO IN GRAVIDANZA

-TABACCO: più di 10 sigarette al giorno
Pericoli: IUGR aborto, malformazioni cardiache, ipossia fetale intrapartum
-MALNUTRIZIONE correlata a abuso di sostanze stupefacenti, patologie concomitanti, disturbi alimentari quali anoressia o bulimia
Pericoli- IUGR, gestosi, infezioni materne o fetali, parto prematuro.
morte intrauterina, travaglio distocico, emorragie
-TOSSICODIPENDENZA
Pericoli- IUGR, ipossia fetale, sindrome da di stress respiratorio, malnutrizione materna, infezioni, gestosi, travaglio distocico, emorragie, sindrome di astinenza neonatale
-ASSUNZIONE DI ALCOOL
Pericoli- Sindrome feto-alcolica, ritardo mentale, problemi visivi , problemi comportamentali,morte intrauterina
-UTILIZZO DI GROSSE QUANTITA’ DI CAFFEINA
Pericoli- Infertilità, malformazioni fetali, difetti cardiaci

Le modalità del parto influenzano profondamente la possibilità che una donna ha di allattare e ,spesso chi si occupa di sostenere l'allattamento al seno, deve fronteggiare le conseguenze di un parto medicalizzato che compromettono le capacità di suzione dei neonati.
Come fa una donna a scegliere ciò che la porterà alla migliore esperienza possibile di parto?

In primo luogo deve informarsi attivamente, poi, eventualmente, scegliere un corso di accompagnamento alla nascita.
I corsi di accompagnamento alla nascita, spesso e volentieri, sono strutturati in modo che la donna impari ad accettare e subire tutte le pratiche ospedaliere senza protestare ed a richiedere la parto-analgesia come una panacea, l’argomento allattamento spesso viene menzionato per poter distribuire campioni di topici, ciucci e biberon contravvenendo a precisi codici deontologici, mentre la spiegazione sulla migliore tecnica di miscelazione del latte artificiale non manca quasi mai.
La donna deve poi scegliere il migliore professionista per farsi seguire durante la gravidanza ed il parto. Statisticamente gravidanza e parto a basso rischio (75%delle gravidanze) è più sicuro se gestito da un ostetrica: infatti la percentuale di morte neonatale è ridotta del 33% e la percentuale di neonati piccoli per età gestazionale è ridotta del 31% (quindi ci sono meno bambini con danno cerebrale e ritardati).
Uno dei motivi per cui un’ostetrica è più sicura di un ginecologo è il fatto che l’ostetrica utilizza molto meno la tecnologia e non trasforma il parto in un evento chirurgico.
Il solo fatto che la donna venga posta in posizione litotomica per l’assistenza al parto, le venga fatta la tricotomia ed i suoi genitali vengano disinfettati con il Betadine la trasforma in una paziente chirurgica. Da più di 25 anni è scientificamente provato che la peggiore possibile posizione per partorire è quella litotomica; in questa posizione il feto preme sui vasi sanguigni materni riducendo l’apporto di sangue ed ossigeno al feto. Se la donna si trova in posizione verticale (seduta, accovacciata od in piedi) più ossigeno e sangue affluisce al feto, la pelvi ha più spazio per permettere la fuoriuscita del feto e la donna partorisce seguendo la forza di gravità invece che contro di essa.
Altre procedure che rendono il parto un intervento chirurgico sono l’amniorexi, l’infusione di ossicina per accelerare il parto, l’episiotomia, l’utilizzo del forcipe o del vacuum ed il taglio cesareo. E’ scientificamente provato che non più del 15% delle donne necessitano di un’episiotomia.Ci sono evidenze scientifiche che un’episiotomia provochi maggiori perdite ematiche, più dolore, deformità della vagina e rapporti sessuali più dolorosi per mesi ed addirittura per anni.
Tutti sappiamo inoltre quanto è difficile per una donna allattare al seno col dolore costante di un’episiotomia. Un episiotomia, non necessaria, è una forma di abuso sessuale che può essere paragonato alle mutilazione genitali femminili (contro le quali invece tutti vogliono combattere).
L’ostetrica ha fiducia nel corpo della donna e ne rispetta l’integrità ed i tempi cercando di preservare la normalità.
Quando la donna cerca l’ospedale in cui partorirà deve tener conto della libertà che avrà in quel luogo.

Per libertà s’ intende l’essere padrona della situazione e la libertà non significa avere il permesso di poter fare questo ma non quello. In un Ospedale non è importante la presenza di belle decorazioni che la fanno sembrare una casa ma della libertà che la donna ha in quel contesto.
Bisogna tener conto che gli ospedali sono costruiti per persone malate ed una donna sana in travaglio non è malata. Molte delle cose che accadono in Ospedale non sono adatte per una donna che travaglia.Per esempio un travaglio dura di media dalle 10 alle 20 ore durante i quali si susseguono due o tre turni del personale.
I dati di ricerca dimostrano la grandissima importanza di un’assistenza continuativa al travaglio ed al parto mentre in ospedale si susseguono cambi di personale e vi è un avvicendamento di persone sconosciute ed estranee.
Vorrei introdurre qui una figura professionale poco conosciuta in Italia: la doula.Il termine deriva dal greco antico e può essere tradotto con: madre che aiuta un’altra madre.La doula, è una donna che ha già partorito, che è stata formata con appositi corsi ed ha effettuato un lungo tirocinio pratico.Essa può supplire alla mancanza di continuità nell’assistenza, soprattutto in un ambiente ospedaliero, fornendo informazione ed un sostegno psico-fisico alla donna ed alla sua famiglia durante tutto il travaglio.Questo tipo di assistenza non usurpa il lavoro dell’ostetrica o del medico ma lo facilita. La doula inoltre offre un’assistenza domiciliare post-partum sollevando la neomamma da dubbi e preoccupazioni ed aiutandola nella gestione domestica.
uesto tipo di assistenza
La parto- analgesia è un’altra pratica che può prolungare il travaglio di parto ed può aumentare il rischio di dover ricorrere ad altre pratiche invasive.Inoltre i farmaci utilizzati raggiungono anche il feto e limitano la sua capacità di respirare, poppare, deglutire e le sue reazioni, quindi di essere allattati in maniera efficace.
Oggigiorno molte donne richiedono il taglio cesareo come modalità elettiva di parto. Non vogliono provare il dolore e si sottopongono ad un intervento chirurgico addominale.
Una donna che partorisce col taglio cesareo ha da 4 a 8 possibilità in più di morire durante questo intervento rispetto ad un parto vaginale ed anche un taglio cesareo elettivo senza alcuna complicazione pre-esistente porta ad un rischio di morte doppio rispetto ad un parto vaginale.
Esiste anche la possibilità che la donna subisca gravi complicazioni quali l’incisione accidentale della vescica o di altri organi interni e un 20 % di possibilità che il T.C. provochi un’infezione. Un’infezione materna porta a procedure diagnostiche e preventive neonatali che possono arrivare al prelievo del liquido spinale.
C’è inoltre il rischio di emorragie, complicazioni respiratorie, reazioni più o meno gravi all’anestesia ed una degenza ospedaliera prolungata.
Infine un T.C. può pregiudicare la capacità riproduttiva della donna ed aumentano la possibilità che la prossima gravidanza sia un’extrauterina
Vorrei farvi conoscere in protocollo dell’Ospedale Amico della Madre che, come l’Iniziativa dell’ospedale amico del bambino, favorisce un’ esperienza del parto ottimale e di conseguenza ottimizza la possibilità di allattare al seno.

L’OSPEDALE AMICO DELLA MADRE

1. Offrire a tutte le partorienti la possibilità di avere in qualsiasi momento persone di fiducia presenti al parto quali il partner, altri figli, familiari ed amici, di avere un sostegno psicofisico da parte di una persona esperta quali una doula o un’ostetrica
2. Fornire al pubblico informazioni accurate descrittive e statistiche in merito alle procedure utilizzate nel travaglio di parto compreso le procedure interventistiche e le conseguenze di esse
3. Offrire delle cure competenti dal punto di vista culturale che tengono conto del credo, dei valori e delle tradizioni del gruppo etnico della donna così come del suo credo religioso
4. Permettere alla donna in travaglio libertà di movimento, di scegliere le posizioni a lei più consone per il travaglio ed il parto (a meno che le restrizioni al movimento siano necessarie per correggere una complicazione) e scoraggiare l’assunzione della posizione litotomica ( supina con le gambe elevate) per l’espletamento del parto
5. Utilizzare protocolli ben definiti e procedure per collaborare e scambiare consulenze durante il periodo perinatale con altri servizi materno-infantili compresa la persona che ha seguito la gravidanza quando è necessario un trasferimento e mettere in contatto la madre ed il neonato con le risorse della comunità compreso cure prenatali, sostegno post-partum e sostegno all’allattamento
6. Non mettere in atto procedure non sostenute dall’evidenza scientifica quali le seguenti: tricotomia, clistere, fleboclisi, digiuno, rottura precoce delle membrane e monitoraggio cardiotocografico. Altri interventi devono essere limitati così come segue: utilizzo dell’ossitocina limitato al 10 % dei casi per induzione o aumento delle contrazioni; episiotomia limitata al 20% o meno, con un goal del 5% o meno, Un totale del 10% di tagli cesarei o meno nei piccoli ospedale e del 15% negli ospedali di terzo livello e una percentuale di parti spontanei dopo il cesareo del 65% o più con un goal di 75% o più.
7. Educare il personale ospedaliero a metodi di parto analgesia non medicalizzati ed evitare di promuovere l’utilizzazione di farmaci analgesici ed anestetici non specificamente necessari a correggere una patologia.
8. Incoraggiare tutte le madri, anche quelle di neonati malati, prematuri o nati con patologie malformative, a toccare, tenere in braccio, ad allattare e prendersi cura dei loro bambini compatibilmente con il loro stato di salute.
9. Scoraggiare tutte le pratiche di circoncisione del neonato non religiose.
10. Far in modo che tutti i passi dell’Ospedale Amico del Bambino, per la promozione dell’allattamento al seno vengano mesi in pratica.

BIBLIOGRAFIA

Technology in birth: first do no harm. Marsden Wagner MD
World breastfeeding week –WABA’s action folder
Mother-friendly Childbirth Initiative 10 steps supported by evidence supported research compiled by Dr Sharron Humenick, Ph d, Henci Goer and graduated students of the Virginia Commonwealth University
Women’s bodies, Women’s Wisdom: pregnancy and birthing
Nutrition in pregnancy- Dr Brewer& Hodin
Consumer advisory: an important message for pregnant women and women in childbearing age who may become pregnant about the risk of mercury in fish
Medscape. -Persistent or recurrent maternal health problems adversely affect offspring

Sfondoni sull'allattamento al seno

LETTERA TROVATA SU INTERNET
vediamo se trovate le ...perle nella risposta?
Spesso troviamo informazioni corrette sapientemente mescolate ad informazioni campate in aria, senza alcun fondamento scientifico.
"Gentilissima Dottoressa, sono mamma da pochissimi giorni e in attesa della visita pediatrica fissata per la prossima settimana mi è sorto un dubbio: l'ospedale mi ha lasciato una tabella con gli orari e le dosi per l'allattamento artificiale, ma visto che la bimba mangia regolarmente al seno, è necessario? E ancora, sembra non essere mai sazia, è normale? La ringrazio, comprenda i dbbi di una neomamma alle prime armi!
Cara Mamma, viene ormai detto all'unanimità che l'allattamento al seno non necessità di una regolamentazione a orari fissi. In particolar modo nei primi 2-3 mesi il neonato ha il diritto e, anche un po' il dovere, di mangiare quando ha fame. Solitamente il neonato è in grado di autoregolarsi, assestandosi dopo il primo mese di vita a 4-5 pasti durante il giorno e, se fortunata, un unico pasto durante la notte. Il tentativo di distanziare le poppate di almeno 3 ore l'una dall'altra nasce dall'esigenza di permettere alla madre di riprendere una vita normale, senza essere continuamente costretta a attaccare il piccolo al seno. Le tre ore di pausa garantiscono anche una miglior digestione, permettendo un parziale svuotamento del contenuto gastrico prima della poppata successiva. Le consiglio, per ora, di attaccare al seno il suo piccolo ogni qual volta lo desidera, questo permetterà al seno di produrre tutto il latte necessario alle successive esigenze nutrizionali del suo bimbo. Nel piccolo allattato esclusivamente al seno non esistono rischi di iperalimentazione o di obesità, perciò non si faccia scrupoli!"

Io ne ho trovati 6.
Mandatemi le vostre risposte

LA MIA STORIA DI VITA


La mia storia di vita

Fin da bambina avevo in mente di aiutare altre persone e di andare al lavorare in Africa. Era logica conseguenza che sarei diventata un medico ed il percorso propedeutico a ciò sarebbe stato il Liceo Classico. Ho sottovalutato il fatto che mi piacessero le lingue moderne mentre quelle antiche proprio non mi piacevano(parlavo già bene il tedesco, il francese senza averli mai studiati e mi piaceva molto l’inglese). Quelli del Liceo sono stati 5 anni di sofferenza che ricordo come un incubo! Alla fine ce l’ho fatta, mi sono diplomata con un misero 46/60 e mi sono iscritta finalmente alla facoltà di Medicina incominciando la gavetta. Ho sostenuto 3-4 esami e dopo poco più di un anno mi sono resa conto che non mi piaceva proprio come era strutturata le Facoltà di Medicina! Avrei dovuto sgobbare per anni prima di vedere una persona da” curare”, era un percorso troppo teorico ed io volevo “fare”. Ho mollato Medicina, con grande dispiacere di mio padre, mi sono iscritta ad un corso della Croce Rossa per Infermiera Professionale. Mi ricordo che al colloquio di ammissione mi hanno chiesto, con sorpresa, perché con il mio bagaglio culturale volessi diventare un’infermiera (allora bastava il biennio superiore per accedere alla scuola per infermieri ).
Finalmente vedevo la realtà che cercavo, potevo fare qualcosa, avere un rapporto comunicativo con le persone, potevo rendermi utile. Devo dire che quella scuola mi ha dato una buona formazione anche se, come allieva, ho dovuto subire molti soprusi da parte del personale infermieristico che mi sfruttava spesso come “bassa manovalanza”facendomi fare cose che avrebbe dovuto fare il portantino.
Oggi gli studenti del corso di laurea in Scienze Infermieristiche sono molto più svegli di quanto non lo fossimo noi allora e non permettono che certe cose accadano.
Intanto avevo sempre in mente il progetto africano e,nel frattempo, mi sono fidanzata con uno studente nigeriano che, dopo qualche anno sarebbe diventato mio marito. Indagando poi, ho scoperto che in Africa nascono molti bambini e che una formazione come ostetrica sarebbe stata indispensabile, mi sono quindi informata sul diploma universitario in Ostetricia ed ho scoperto che, in quel corso, la pediatria dal punto di vista didattico era piuttosto carente. Per questo motivo ho deciso di specializzarmi come infermiera pediatrica prima di intraprendere il percorso come Ostetrica.
Contemporaneamente ho cominciato a lavorare part-time in uno studio pediatrico con una pediatria americana che aveva una clientela internazionale. Ho potuto affinare così la mia conoscenza delle lingue, ho rubato con gli occhi durante le visite pediatriche ed ho imparato a riconoscere le malattie esantematiche, ho imparato come va impostato l’allattamento al seno e il successivo svezzamento e molto altro ancora.
Presto la pediatra mi ha dato una discreta autonomia per cui ho cominciato a gestire autonomamente al suo studio queste fasi che poi mi hanno permesso in seguito di cominciare un’attività di volontariato nel puerperio a domicilio.
Quando ho cominciato il corso in ostetricia, quello che doveva essere il mezzo per ottenere il fine (la competenza per andare in Africa) è diventato il io grande amore. Sostenere una donna nel momento più importante della sua vita, cioè il mettere al mondo un bambino, era un’esperienza esaltante.
Purtroppo quello che mi ha dato la scuola di ostetricia è spesso stato un esempio negativo, da non imitare. Le donne venivano trattate male, la sala parto mi sembrava uno scannatoio dove la donna veniva immolata, venivano fatte cose che non avevano alcuna base scientifica e una donna su due subiva il taglio cesareo. C’era qualcosa che non andava. Ho cominciato a leggere libri sul parto “alternativo” ed a rendermi conto di tutta un’altra realtà che rendeva la donna protagonista del suo parto facendo sì che questa esperienza potesse essere un’esperienza di crescita personale e di massima soddisfazione.
Mi sono diplomata comunque col massimo dei voti e dopo pochi mesi ho avuto la possibilità di andare a lavorare, per una sostituzione estiva in una casa del parto in Germania.
Quest’esperienza mi ha aperto gli occhi ed il cuore. Ho visto come lavoravano le mie colleghe, ho imparato da loro il significato del vero rispetto nei confronti della donna che partorisce, ho visto finalmente donne che erano felici di partorire. Tornata in Italia, dopo breve tempo sono stata assunta presso lo stesso Ospedale dove avevo frequentato il corso in Ostetricia, lo stesso Ospedale in cui ero nata e lo stesso Ospedale in cui mi ero ripromessa di non andare mai a lavorare. Tra il dire ed il fare c’è il mare, si suol dire! Purtroppo un contratto a tempo indeterminato non lo si poteva far scappare allora come anche, a maggior ragione, oggigiorno.
Ho cominciato a lavorare in un ambiente che odiavo e dove non avevo alcun potere di cambiare le cose: le ostetriche anziane e d i ginecologi dettavano legge e la loro legge prevedeva l’immutabilità delle pratiche assistenziali.
Poco tempo dopo avuto la fortuna di imbattermi in una collega che gestiva uno studio privato e lavorava sul territorio.
Mi sono aggregata a lei ed ho fatto un lungo tirocinio sul territorio, nel tempo libero infatti, ho seguito le donne in gravidanza , durante il parto e nel puerperio, nelle modalità in cui credevo.
Questa attività mi ha salvata dalla frustrazione professionale e mi ha permesso di andare avanti nella mia ricerca personale di modalità operative ottimali.
Nel frattempo sono nate le mie due figlie ( a casa), ho sostenuto gli studi di mio marito che si è laureato in Architettura ed il mio progetto africano è andato via via allontanandosi, si è sfumato gradualmente.
Forse ci andrò una volta in pensione, chissà!
Lavoro in Ospedale da 17 anni e comincio a stancarmi dei turni che mi impediscono di avere una vita tranquilla: le mie figlie mi reclamano e non vogliono più rischiare di trascorrere le feste da sole
Ho cominciato a fare formazione agli operatori sanitari con una cooperativa e da 5 anni sono docente al Corso di Laurea in Ostetricia. L’insegnamento mi piace molto anche perché sono convinta che, dando delle buone basi e mostrando entusiasmo nella professione, si possa motivare le nuove leve al cambiamento.
Per avere ulteriori strumenti operativi mi sono laureata in Educazione degli adulti e Formazione continua e spero di potermi dedicare presto esclusivamente alla formazione.

Valutazione della propria vita di ostetriche

Questionario di autovalutazione per ostetriche...per metterci in discussione


· Cosa ne pensa il mio partner/marito del mio essere ostetrica?
· Cosa ne pensa delle mie reperibilità?
· Del tempo trascorso fuori casa?
· Dei costi di gestione?
· Delle chiamate nel cuore della notte?
· Del tempo da lui trascorso da solo con i figli?
· Cosa posso fare per migliorare la situazione?
· Cosa vorrebbe lui che io faccia?
· Che effetti ha questo lavoro sul nostro rapporto?
· Cosa provo in merito a ciò?
· Cosa possiamo fare per prevenire problemi o per migliorare la situazione?
· Cosa ne pensano i figli di questa situazione?


· Come influisce la mia professione sul rapporto con i figli?
· Che effetti ha questa professione sulle mie responsabilità domestiche?
· Cosa ne penso?
· Che cambiamenti dovrei fare?
· Che cambiamenti dovrebbe fare la mia famiglia?
· Che effetti ha la mia professione sui miei interessi(hobbies, attività nella comunità, chiesa,amicizie ecc.)
· Sto facendo sempre quello che ritengo importante per la mia vita(giusta dieta, esercizio fisico, meditazione, uscite col partner, giardinaggio, lettura, guardare un tramonto ascoltare la musica ecc.)?
· Quali sono le attività che svolgo per abbassare il mio livello di stress?
· Come mi sento quando mi alzo la mattina? Felice? Entusiasta? Bene? Annoiata? Ansiosa? Stanca?
· Come mi sento tra le 4,00 e le 6.00 del pomeriggio ogni giorno? Stressata? A pezzi? Esausta? Piena di energie? Felice? Disorganizzata? Con la sensazione di aver fatto molto?
· Come mi sento quando squilla il telefono e vengo chiamata per un parto? Ho la sensazione di essere stata interrotta? Sono ansiosa? Ho paura? Tremo? Sono eccitata? Entusiasta? Tranquilla? Mi sento bene? Disorganizzata? Efficiente? Ben preparata (per quanto sia l’organizzazione domestica che la preparazione ad assistere il parto a domicilio)
· Come mi sento quando torno a casa dopo un parto? Stanca? Soddisfatta? Insicura di me stessa? Esaurita emozionalmente? Felice? Disturbata? Tendo ad evitare i miei libri di testo? Tendo a correre a ripassare sui miei libri di testo?
Felice di essere a casa? Voglio uscire subito ed andare a trovare qualcuno?
· Guardandomi dentro, quando nessuno può vedermi o sentirmi, desidero sempre fare l’ostetrica? E, se ho dei dubbi, con chi posso parlarne liberamente? Cerco qualcuno che possa consigliarmi? Deve essere una persona coinvolta nell’ostetricia?
· Come è la mia preparazione? Dovrei studiare di più o in maniera più efficace?
· Cosa posso fare per migliorare la mia preparazione? (fare parte di un gruppo di studio, studiare in biblioteca, prendere appunti ecc. )
· Devo mettere in pratica le mie capacità più spesso?
· Studio come ho pianificato o tendo a rimandare?
· Come è il rapporto con le colleghe con cui lavoro? Mi sento a mio agio? Intimidita? Irritabile? Ansiosa? Depressa?
· Comunichiamo bene?
· Ci sono cose che non riesco a discutere con le mie colleghe?
· Se dovessi discutere con la mia collega, quale sarebbe il momento migliore? Il luogo adatto? Il migliore modo per esprimermi?

POESIE


SUI FIGLI

E una donna che reggeva un bambino al seno disse:Parlaci dei Figli.E lui disse:I vostri figli non sono figli vostri.Sono figli e figlie della sete che la vita ha di sé stessa.Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,E benché vivano con voi non vi appartengono.Potete donare loro amore ma non i vostri pensieri:Essi hanno i loro pensieri.Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime:Esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.Potete tentare di essere simili a loro, ma non farvi simili a voi:La vita procede e non s'attarda sul passato.Voi site gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccate in avanti.L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito, e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.Affidatevi con gioia alla mano dell'Arciere;Poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell'arco


GIBRAN

Poems

The Images of Mother
4 YEARS OF AGE ~ My Mommy can do anything!
8 YEARS OF AGE ~ My Mom knows a lot! A whole lot!
12 YEARS OF AGE ~ My Mother doesn't really know quite everything.
14 YEARS OF AGE ~ Naturally, Mother doesn't know that, either.
16 YEARS OF AGE ~ Mother? She's hopelessly old-fashioned.
18 YEARS OF AGE ~ That old woman? She's way out of date!
25 YEARS OF AGE ~ Well, she might know a little bit about it.
35 YEARS OF AGE ~ Before we decide, let's get Mom's opinion.
45 YEARS OF AGE ~ Wonder what Mom would have thought about it?
65 YEARS OF AGE ~ Wish I could talk it over with Mom

Comunicazione interculturale


Corso modulare sulla comunicazione interculturale nel "Percorso Nascita"

La maternità è un’esperienza che apporta grandi cambiamenti nella vita in tutte le culture e gruppi etnici.
E’ un diritto di ogni donna l’essere accompagnata in modo ottimale in questo momento così speciale della sua vita e di poter fruire di tutti i servizi disponibili.
L’assistenza sanitaria ostetrica ed infermieristica alle donne immigrate nel “percorso nascita” e la protezione della loro salute sessuale viene, invece, spesso trascurata e/o sottovalutata da molti operatori sanitari. Questi professionisti della salute, adducendo pretesti inverosimili, quali l’impossibilità di comunicazione e la differenza culturale troppo grande, mettono in atto comportamenti discriminatori e xenofobi e agiscono in modo tale da violare la Dichiarazione universale dei Diritti Umani la Costituzione Italiana ed i loro rispettivi Codici Deontologici.
Vengono ignorate le leggi vigenti sulla protezione e tutela della maternità, sia per scarsa conoscenza delle stesse, che per precisa volontà di rendere difficile l’accesso alle immigrate che, secondo la maggioranza degli operatori sanitari, sfruttano i servizi gratuitamente e non pagano le tasse, che invece “tutti gli italiani pagano.” Spesso gli operatori sanitari sono anche testimoni indifferenti o protagonisti di episodi conclamati di discriminazione a causa di pregiudizi e stereotipi degli operatori stessi, che non accettano l’irreversibilità del processo di formazione di una società multiculturale, alla mancanza di conoscenza delle culture diverse (incompetenza transculturale) dovuta al fatto di aver sempre vissuto in una realtà eurocentrica e androcentrica.
Alla mancanza di strumenti per affrontare questa nuova realtà, per incapacità comunicativa o per standardizzazione delle procedure secondo una logica universalistica ed alla paura di mostrarsi ”amici dello straniero” ed essere oggetto di dileggio da parte dei colleghi di lavoro.
Il mondo della sanità, in cui la devozione al prossimo e la ricerca dell’eccellenza medica, dovrebbero essere la regola, non è immune da comportamenti stigmatizzanti spinti da considerazioni di tipo religioso, etnico o basati sul colore della pelle.
Di fronte ad eventi carichi di significato come la nascita, affermazioni o atti sprezzanti apparentemente insignificanti possono ferire profondamente la dignità delle persone colpite.
La discriminazione non tocca solo le persone immigrate ma anche persone di nazionalità italiana come i Rom, i Sinti, le persone di origine africana, asiatica o semplicemente provenienti da un’altra regione dell’Italia.
Il comportamento stigmatizzante comporta una gerarchizzazione di caratteristiche intime dell’individuo o di un gruppo preso di mira sulla base di generalizzazioni e stereotipi collettivi. Secondo una ricerca condotta in Italia dall’associazione ALISEI[1], nell’ambito del progetto europeo “Partners for Health”, la discriminazione porta ad un minor accesso ai servizi sanitari e ad un peggiore esito delle cure tra la popolazione straniera; in particolare le donne straniere intervistate non hanno esitato ad affermare di essere maltrattate perché straniere e donne e hanno lamentato il fatto che le cure sono state inefficaci o inadeguate e che la loro sofferenza è stata sottovalutata.
Una persona che si ammala a seguito di atti di razzismo o discriminazione può essere considerata lesa nei suoi diritti umani e diritti primari dell’essere umano ( in primo luogo il diritto alla salute ed il diritto ad una procreazione libera e responsabile), non solo per l’atto in sé, ma anche per la malattia contratta. Se poi le viene negato l’accesso alle cure, le vengono negati i suoi diritti di paziente.[2]
Ciò viene confermato dal rapporto ”Servizi Sanitari e discriminazioni razziali”, presentato dall’Iismas e dall’Unar[3], in cui emerge il fatto che le donne immigrate effettuano pochissimi esami durante la gravidanza e spesso partoriscono con tagli cesarei d’urgenza.
Anche dalle ricerche effettuate dall’Istituto Italiano di Medicina Sociale[4] viene evidenziato che, tra gli immigrati, le donne in particolare lamentano il fatto che hanno difficoltà a fruire dei servizi di base e in generale dichiarano la mancanza di accoglienza accusando frequentemente i medici di discriminazione e razzismo.
Per prevenire questo rischio occorre da una parte sensibilizzare gli operatori sanitari e dall’altra informare gli utenti dei servizi dei propri diritti facendo loro un’offerta attiva dei servizi disponibili.
I corsi attualmente attivati, per operatori sanitari, tendono ad eludere o sottovalutare il razzismo esistente negli operatori stessi. Viene fornita solitamente un’informazione più o meno approfondita sulle caratteristiche degli immigrati, sulle leggi e sulle tecniche di comunicazione, Queste informazioni non devono certo essere trascurate, ma sono sicuramente secondarie rispetto all’atteggiamento degli operatori stessi.
Infatti, un operatore, che pur ha partecipato ad un corso sull’immigrazione obbligatorio fornito dalla propria Azienda, che continua a considerare lo straniero come una minaccia, tenderà sempre a sabotarne l’accesso ai servizi ed a trattarlo in modo discriminatorio.
E’ risaputo che ai corsi aziendali, non obbligatori, partecipano sempre le stesse persone sensibili all’argomento, che già sanno e che non necessitano di modificare di molto i propri comportamenti.
Chi volesse invece informarsi autonomamente sulle caratteristiche della popolazione immigrata e volesse imparare delle tecniche di comunicazione interculturale, può attingere oggi a diversi testi, che vanno però letti con un occhio critico.
C’è la tendenza, infatti, in molti testi da me esaminati, a cristallizzare ed a “stereotipizzare” le caratteristiche ed i comportamenti degli immigrati come se l’impatto, più o meno duraturo nel tempo, con la nostra società non incida in alcun modo.
In questo corso, invece, si è voluto puntare l’attenzione proprio sulle attitudini negative degli operatori sanitari, allestendo, nel suo contesto, un percorso di autoanalisi e di crescita che dia la possibilità di riconoscere i propri pregiudizi e stereotipi, di lavorare su di essi per superarli, di incamminarsi nel lungo percorso che porta alla competenza culturale, di facilitare il lavoro sul campo, di facilitare anche il lavoro di équipe con altri operatori sanitari provenienti da altre culture che li affiancano sempre più spesso grazie all’utilizzo di appropriate tecniche di comunicazione volte al superamento dei conflitti.
Il progetto è ambizioso ed ha come obiettivo una profonda modifica dei comportamenti. Perché esso si realizzi, è auspicabile che venga inserito in tutti i corsi di laurea delle professioni sanitarie e che venga reiterato nel tempo.
[1] AAVV,Gli stranieri e l’accesso ai servizi sanitari: tra discriminazione sistemica ed incomunicabilità, ONG ALISEI,2001.
[2] “Carta europea dei diritti del malato” presentata a Bruxelles il 15 Nov 2002.
[3] Istituto di Scienze antropologiche sociali e Ufficio nazionale anti discriminazioni.
[4]M. A. Bernardotti, La popolazione straniera a Roma attraverso gli indicatori demografici e sanitari e L’utilizzo dei servizi sanitari: le esperienze degli immigrati, Istituto di Medicina Sociale, Laboratorio di Scienze Sociali, Roma, 2002.

Chi è interessato a partecipare è pregato di inviare un commento a questo Post e riceverà i dettagli del corso.

venerdì 8 agosto 2008

L'esperienza del parto



Spesso mi chiedo che significato possa avere l'esperienza del parto per le donne, se ha un'importanza oppure no! Talvolta ho l'impressione che l'importanza dell'esperienza sia totalmente secondaria, che il concetto chiave sia il fare in fretta e dimenticare tutto, magari attraverso un taglio cesareo.

Poche donne, che ho incontrato nella mia esperienza lavorativa, hanno cercato di farne un avvenimento in cui erano protagoniste, in cui hanno scelto il luogo, le modalità e le persone.
Vorrei sentire il vostro parere e magari il condividere la vostra esperienza



giovedì 7 agosto 2008

Allattamento al seno

Ogni tanto vediamo delle scene come questa: uno stadio è stato riempito per allattare tutte insieme i propri figli.
In Italia ci sono atteggiamenti ambivalenti e contraddittori, viene visto positivamente il neonato ma quanto il bebè supera i pochi mesi..apriti cielo!
Diventa tutto riprovevole e disdicevole.
Mi ricordo che un giorno allattavo con orgoglio mia figlia di tre mesi davanti ad uno studio pediatrico. Ero lì per fatti miei e non mi sarei mai aspettata di sentire uno zelante pediatra avvicinarsi a me e dirmi: "Ma signora, allatta ancora? Sua figlia è troppo grande per stare ancora al seno". Quali sono le vostre esperienze in merito?
ostetricamarina's blog