sabato 9 agosto 2008

Rispetto della fisiologia







Madri sane e figli sani
Come tutti sappiamo, l’allattamento al seno promuove e protegge la salute della madre e di suo figlio.
L’allattamento al seno può realizzarsi in modo ottimale quando le donne sono:
Sane, nutrite con una dieta equilibrata e con l’accesso a personale sanitario in modo che possano usufruire di tutti i servizi sanitari in gravidanza, al parto e dopo il parto.
Informate sulle pratiche sanitarie adatte a loro ed al loro bambino, compresa l’importanza dell’allattamento esclusivo al seno nei primi 6 mesi di vita e l’introduzione di una complementazione adeguata nei mesi successivi.
Avendo la possibilità di partorire in un ambiente che le sostenga e rispetti, ricevendo la minima interferenza medica se non quando essa è indispensabile
Sostenute dopo il parto in modo che possano adottare le pratiche che favoriscano l’allattamento al seno
In grado di distanziare le proprie gravidanze e pianificare la propria famiglia.
Consapevoli delle pressioni commerciali che rendono difficile l’allattamento al seno.

La gravidanza ha un impatto enorme sia per la madre che per il bambino. Essa è un momento speciale nella vita della donna che dovrebbe cercare di apportare delle modifiche alla propria vita in modo da mettersi in sintonia con i messaggi del proprio corpo e col bambino che partorirà.
Il corpo materno si trasforma gradualmente ed il progesterone induce a rallentare i tempi e riposarsi, cosicché si possa instaurare una sana comunicazione con il bambino che si evolverà in una fiducia reciproca che continuerà ben dopo il parto.
Una donna che non accetta la propria gravidanza o che non rispetta i segnali del proprio corpo, corre maggiori rischi d’aborto, parto prematuro e gestosi. I segnali del corpo più frequenti sono: la stanchezza e la presenza di attività contrattile dell’utero. La stanchezza è fisiologica e serve a far rallentare i ritmi della donna e farla entrare in sintonia con la gravidanza stessa, le contrazioni sono un messaggio più deciso in tal senso. Purtroppo molte donne non accettano di rallentare i ritmi e quindi si rivolgono al ginecologo per mettere a tacere questo sintomo, La risposta più frequente del ginecologo è la prescrizione di un farmaco, la vasosuprina, dai molteplici effetti collaterali compresa una grave tachicardia materna e malformazioni cardiache fetali. Ci sono centri (soprattutto nel nord europa), invece, che affrontano il problema in modo diverso, attraverso colloqui individuali e terapie di gruppo insegnano alla donna come accettare la gravidanza e fanno capire loro l’importanza di rallentare i ritmi; ebbene, quasi sempre, vi è una regressione, fino alla scomparsa dell’attività contrattile L’ambivalenza materna nei riguardi della gravidanza può portare ad una lunga serie di complicazioni, a meno che questi conflitti non siano risolti nel corso della gravidanza stessa. Per esempio, una donna che non accetta il proprio corpo gravido e che desidera che la gravidanza finisca il prima possibile in modo da tornare allo stile di vita ed all’aspetto fisico pre-gravidico, rischia fortemente un parto prematuro.
Purtroppo nella nostra società una donna gravida non è più padrona del proprio corpo, chiunque si arroga il diritto di consigliarla, le viene detto cosa mangiare, come vestire, cosa fare, le vengono raccontate storie d’orrore e, invece di enfatizzare la potenzialità della gravidanza, essa viene vissuta come un periodo di grande pericolo ed imprevedibilità.
Questo fenomeno si amplifica con le cosiddette primipare attempate anche se una gravida quarantenne che fa esercizio fisico e si nutre in modo ottimale è molto più sana di una ventenne che fuma due pacchetti di sigarette al giorno e mangia cibo spazzatura. Una primipara attempata non rischia, perché tale, un travaglio lungo e pericoloso ma è soggetta quasi sempre ad un parto operativo perché il figlio viene definito “bambino prezioso” (come se il figlio unico di una ventenne non lo fosse).
La donna deve ricorrere al medico affinché egli la dichiari “in gravidanza” ed ogni mese deve sottoporsi ad innumerevoli test diagnostici particolareggiati, dall’elevato costo per la società. Questi test, spesso inutili e ripetitivi, sono utili per le vere gravidanze a rischio, che sono una piccola parte del numero totale, e servono solo ad inculcare nella mente della donna che la gravidanza è una malattia e farla vivere nell’ansia e nell’attesa di una catastrofe che eventualmente si rivelerà.
Le donne devono essere informate in modo che: capiscano la fisiologia della gravidanza, imparino ad interpretare i segnali del proprio corpo ed abbiano gli elementi per una scelta consapevole per quanto riguarda la conduzione della gravidanza, la scelta della o delle persone che l’accompagneranno in questo percorso, il luogo e le modalità del parto.
Ogni gravidanza dovrebbe essere voluta e consapevole (OMS nell’ambito dell’iniziativa “rendere la gravidanza sicura)
La preparazione consapevole alla gravidanza che dovrebbe iniziare circa 6 mesi prima del concepimento. Durante questo periodo la coppia può preparare il substrato su cui la gravidanza inizierà, modificando in meglio le abitudini alimentari, eliminando il fumo e l’alcool, introducendo supplementi che favoriscono la fertilità o che, come l’acido folico, prevengono gravi malformazioni del nascituro quali la spina bifida ed alcune malformazioni cardiache.
Molte donne cominciano ad assumere acido folico alla prima visita ostetrica, circa tre o quattro settimane dopo la mancanza del ciclo, non sapendo che il tubo neurale (che darà luogo alla formazione della colonna vertebrale) si chiude tre settimane dopo il concepimento, cioè, una sola settimana dopo la mancanza del ciclo mestruale. Quindi, a questo punto il danno è già fatto.

Il dosaggio di acido folico consigliato per la prevenzione della spina bifida è di 0,4mg mentre in caso di prevenzione di una ricorrenza di spina bifida esso sale a 4mg al giorno dal momento in cui si decide da concepire un figlio alla 12° settimana di gravidanza. Spesso questi quantitativi di acido folico non possono essere assunti con la sola alimentazione, perciò è necessaria una supplementazione.
Per quanto riguarda l’assunzione di piccole quantità di alcool è dimostrato che essa aumenta la possibilità di incorrere in un aborto spontaneo del 2.58% rispetto alle donne astemie e questa cifra è raddoppiata se la donna fuma e beve.
L’alcool inibisce inoltre l’assorbimento di tutte le vitamine e diversi sali minerali:
Secondo recenti studi editi nel numero di agosto 2002 dal Pediatrics si è accertato che i figli di donne che hanno consumato anche piccole quantità di alcool, sono esposti ad un aumentato rischio di problemi comportamentali in età adulta e che la dose minima di alcool innocua è sconosciuta.
L’assunzione di alcool inoltre può produrre danni strutturali al feto nel primo trimestre di gravidanza fino alla cosiddetta sindrome feto-alcolica che causa ritardo mentale e particolari caratteristiche fisiche.
Mentre un altro studio effettuato dal Dr Robert S. Kahn del Children’s Hospital Medical Center di Cincinnati in Ohio su 8087 bambini e sulle loro madri ha dimostrato che il fumo, un cattivo stato di salute generale e la depressione hanno un effetto sinergico negativo sulla salute, sul comportamento e sullo sviluppo linguistico dei figli a tre anni.
La depressione materna è il fattore che influenza maggiormente aumentando il rischio da due a tre volte.
I figli di una donna fumatrice rischiano in gravidanza ritardo di crescita intrauterina e questo porta, nell’estrema conseguenza, alla paralisi cerebrale.
In questi ultimi anni aumentano considerevolmente i bambini nati prematuri o piccoli per età gestazionale e la causa primaria di ciò è l’incapacità dei medici e delle ostetriche che seguono le gravidanze di riconoscere il ruolo della nutrizione corretta in gravidanza.
Invece di essere istruite a rendere l’alimentazione sana, le donne ricevono per iscritto diete da fame e squilibrate che puntano solo sul controllo del peso.
Questo tipo di trattamento è pericoloso sia per le madri che per i figli ed i rischi sono
Per i figli:
· Morte intrauterina
· Nati con basso peso o prematuri
· Neonati con danni cerebrali e con basso quoziente intellettivo
· Bambini iperattivi
· Bambini con sistema immunitario deficitario

Per le madri:
· Aborto
· Distacco di placenta
· Anemia
· Gestosi

Una donna dovrebbe mangiare cibi sani e variati dal momento in cui decide di concepire un figlio, durante la gravidanza, durante l’allattamento (ed idealmente per il resto della sua vita insieme al resto della famiglia.)
In gravidanza non ha importanza il numero di chili che si mettono su, ma la qualità del cibo: è di gran lunga più a rischio una donna che è aumentata di soli 9 chili e che riceve i complimenti dal suo ginecologo seguendo una dieta base di coca cola, hamburger e patatine fritte piuttosto che una donna che è aumentata 25 chili e che esce piangendo dallo studio del ginecologo umiliata e sgridata ma che si nutre a base di cibi sani, magari organici e biologici. E’ molto pericoloso cercare di perdere peso in gravidanza perché così facendo si depriva il feto di elementi essenziali per il suo sviluppo mentre troppo spesso incontro donne messe a stecchetto perché hanno superato il classico chilo al mese e poi partoriscono un bambino prematuro o piccolo per età gestazionale o non riescono a partorire spontaneamente perché il bambino non aveva riserve energetiche sufficienti ad affrontare il travaglio.
Una supplementazione poco conosciuta ma molto importante è quella di DHA (acido docosaesaenoico), un acido grasso omega 3 indispensabile per le funzioni cerebrali dell’adulto e lo sviluppo del sistema nervoso e delle capacità visive nei primi 6 mesi di vita del neonato.
La dieta infatti è generalmente carente di questi acidi grassi essenziali soprattutto nelle gravidanze successive alla prima.Questi acidi grassi si trovano soprattutto nei grossi pesci marini a carne grassa. Purtroppo non è indicato consumare grandi quantitativi di questi pesci perché esse contengono grandi quantitativi di mercurio, in America viene per esempio proibito alle donne gravide ed a quelle che allattano il consumo di pesce quali il tonno, maccarello, pesce-spada mentre viene consigliato un consumo massimo settimanale di pesce di 460 grammi. I pesci sicuri sono pesci piccoli come le sardine o le aringhe, mentre un alimento contenente DHA è il seme di lino.Il quantitativo ottimale di DHA giornaliero per la gravidanza è di 200-300 mg .
Una grossa ricerca effettuata a New-York ed appena pubblicata, dimostra che le donne che assumono multivitaminici prima e durante la gravidanza riducono nei loro figli la possibilità che si ammalino di neuroblastoma del 30-40%

FATTORI DI RISCHIO IN GRAVIDANZA

-TABACCO: più di 10 sigarette al giorno
Pericoli: IUGR aborto, malformazioni cardiache, ipossia fetale intrapartum
-MALNUTRIZIONE correlata a abuso di sostanze stupefacenti, patologie concomitanti, disturbi alimentari quali anoressia o bulimia
Pericoli- IUGR, gestosi, infezioni materne o fetali, parto prematuro.
morte intrauterina, travaglio distocico, emorragie
-TOSSICODIPENDENZA
Pericoli- IUGR, ipossia fetale, sindrome da di stress respiratorio, malnutrizione materna, infezioni, gestosi, travaglio distocico, emorragie, sindrome di astinenza neonatale
-ASSUNZIONE DI ALCOOL
Pericoli- Sindrome feto-alcolica, ritardo mentale, problemi visivi , problemi comportamentali,morte intrauterina
-UTILIZZO DI GROSSE QUANTITA’ DI CAFFEINA
Pericoli- Infertilità, malformazioni fetali, difetti cardiaci

Le modalità del parto influenzano profondamente la possibilità che una donna ha di allattare e ,spesso chi si occupa di sostenere l'allattamento al seno, deve fronteggiare le conseguenze di un parto medicalizzato che compromettono le capacità di suzione dei neonati.
Come fa una donna a scegliere ciò che la porterà alla migliore esperienza possibile di parto?

In primo luogo deve informarsi attivamente, poi, eventualmente, scegliere un corso di accompagnamento alla nascita.
I corsi di accompagnamento alla nascita, spesso e volentieri, sono strutturati in modo che la donna impari ad accettare e subire tutte le pratiche ospedaliere senza protestare ed a richiedere la parto-analgesia come una panacea, l’argomento allattamento spesso viene menzionato per poter distribuire campioni di topici, ciucci e biberon contravvenendo a precisi codici deontologici, mentre la spiegazione sulla migliore tecnica di miscelazione del latte artificiale non manca quasi mai.
La donna deve poi scegliere il migliore professionista per farsi seguire durante la gravidanza ed il parto. Statisticamente gravidanza e parto a basso rischio (75%delle gravidanze) è più sicuro se gestito da un ostetrica: infatti la percentuale di morte neonatale è ridotta del 33% e la percentuale di neonati piccoli per età gestazionale è ridotta del 31% (quindi ci sono meno bambini con danno cerebrale e ritardati).
Uno dei motivi per cui un’ostetrica è più sicura di un ginecologo è il fatto che l’ostetrica utilizza molto meno la tecnologia e non trasforma il parto in un evento chirurgico.
Il solo fatto che la donna venga posta in posizione litotomica per l’assistenza al parto, le venga fatta la tricotomia ed i suoi genitali vengano disinfettati con il Betadine la trasforma in una paziente chirurgica. Da più di 25 anni è scientificamente provato che la peggiore possibile posizione per partorire è quella litotomica; in questa posizione il feto preme sui vasi sanguigni materni riducendo l’apporto di sangue ed ossigeno al feto. Se la donna si trova in posizione verticale (seduta, accovacciata od in piedi) più ossigeno e sangue affluisce al feto, la pelvi ha più spazio per permettere la fuoriuscita del feto e la donna partorisce seguendo la forza di gravità invece che contro di essa.
Altre procedure che rendono il parto un intervento chirurgico sono l’amniorexi, l’infusione di ossicina per accelerare il parto, l’episiotomia, l’utilizzo del forcipe o del vacuum ed il taglio cesareo. E’ scientificamente provato che non più del 15% delle donne necessitano di un’episiotomia.Ci sono evidenze scientifiche che un’episiotomia provochi maggiori perdite ematiche, più dolore, deformità della vagina e rapporti sessuali più dolorosi per mesi ed addirittura per anni.
Tutti sappiamo inoltre quanto è difficile per una donna allattare al seno col dolore costante di un’episiotomia. Un episiotomia, non necessaria, è una forma di abuso sessuale che può essere paragonato alle mutilazione genitali femminili (contro le quali invece tutti vogliono combattere).
L’ostetrica ha fiducia nel corpo della donna e ne rispetta l’integrità ed i tempi cercando di preservare la normalità.
Quando la donna cerca l’ospedale in cui partorirà deve tener conto della libertà che avrà in quel luogo.

Per libertà s’ intende l’essere padrona della situazione e la libertà non significa avere il permesso di poter fare questo ma non quello. In un Ospedale non è importante la presenza di belle decorazioni che la fanno sembrare una casa ma della libertà che la donna ha in quel contesto.
Bisogna tener conto che gli ospedali sono costruiti per persone malate ed una donna sana in travaglio non è malata. Molte delle cose che accadono in Ospedale non sono adatte per una donna che travaglia.Per esempio un travaglio dura di media dalle 10 alle 20 ore durante i quali si susseguono due o tre turni del personale.
I dati di ricerca dimostrano la grandissima importanza di un’assistenza continuativa al travaglio ed al parto mentre in ospedale si susseguono cambi di personale e vi è un avvicendamento di persone sconosciute ed estranee.
Vorrei introdurre qui una figura professionale poco conosciuta in Italia: la doula.Il termine deriva dal greco antico e può essere tradotto con: madre che aiuta un’altra madre.La doula, è una donna che ha già partorito, che è stata formata con appositi corsi ed ha effettuato un lungo tirocinio pratico.Essa può supplire alla mancanza di continuità nell’assistenza, soprattutto in un ambiente ospedaliero, fornendo informazione ed un sostegno psico-fisico alla donna ed alla sua famiglia durante tutto il travaglio.Questo tipo di assistenza non usurpa il lavoro dell’ostetrica o del medico ma lo facilita. La doula inoltre offre un’assistenza domiciliare post-partum sollevando la neomamma da dubbi e preoccupazioni ed aiutandola nella gestione domestica.
uesto tipo di assistenza
La parto- analgesia è un’altra pratica che può prolungare il travaglio di parto ed può aumentare il rischio di dover ricorrere ad altre pratiche invasive.Inoltre i farmaci utilizzati raggiungono anche il feto e limitano la sua capacità di respirare, poppare, deglutire e le sue reazioni, quindi di essere allattati in maniera efficace.
Oggigiorno molte donne richiedono il taglio cesareo come modalità elettiva di parto. Non vogliono provare il dolore e si sottopongono ad un intervento chirurgico addominale.
Una donna che partorisce col taglio cesareo ha da 4 a 8 possibilità in più di morire durante questo intervento rispetto ad un parto vaginale ed anche un taglio cesareo elettivo senza alcuna complicazione pre-esistente porta ad un rischio di morte doppio rispetto ad un parto vaginale.
Esiste anche la possibilità che la donna subisca gravi complicazioni quali l’incisione accidentale della vescica o di altri organi interni e un 20 % di possibilità che il T.C. provochi un’infezione. Un’infezione materna porta a procedure diagnostiche e preventive neonatali che possono arrivare al prelievo del liquido spinale.
C’è inoltre il rischio di emorragie, complicazioni respiratorie, reazioni più o meno gravi all’anestesia ed una degenza ospedaliera prolungata.
Infine un T.C. può pregiudicare la capacità riproduttiva della donna ed aumentano la possibilità che la prossima gravidanza sia un’extrauterina
Vorrei farvi conoscere in protocollo dell’Ospedale Amico della Madre che, come l’Iniziativa dell’ospedale amico del bambino, favorisce un’ esperienza del parto ottimale e di conseguenza ottimizza la possibilità di allattare al seno.

L’OSPEDALE AMICO DELLA MADRE

1. Offrire a tutte le partorienti la possibilità di avere in qualsiasi momento persone di fiducia presenti al parto quali il partner, altri figli, familiari ed amici, di avere un sostegno psicofisico da parte di una persona esperta quali una doula o un’ostetrica
2. Fornire al pubblico informazioni accurate descrittive e statistiche in merito alle procedure utilizzate nel travaglio di parto compreso le procedure interventistiche e le conseguenze di esse
3. Offrire delle cure competenti dal punto di vista culturale che tengono conto del credo, dei valori e delle tradizioni del gruppo etnico della donna così come del suo credo religioso
4. Permettere alla donna in travaglio libertà di movimento, di scegliere le posizioni a lei più consone per il travaglio ed il parto (a meno che le restrizioni al movimento siano necessarie per correggere una complicazione) e scoraggiare l’assunzione della posizione litotomica ( supina con le gambe elevate) per l’espletamento del parto
5. Utilizzare protocolli ben definiti e procedure per collaborare e scambiare consulenze durante il periodo perinatale con altri servizi materno-infantili compresa la persona che ha seguito la gravidanza quando è necessario un trasferimento e mettere in contatto la madre ed il neonato con le risorse della comunità compreso cure prenatali, sostegno post-partum e sostegno all’allattamento
6. Non mettere in atto procedure non sostenute dall’evidenza scientifica quali le seguenti: tricotomia, clistere, fleboclisi, digiuno, rottura precoce delle membrane e monitoraggio cardiotocografico. Altri interventi devono essere limitati così come segue: utilizzo dell’ossitocina limitato al 10 % dei casi per induzione o aumento delle contrazioni; episiotomia limitata al 20% o meno, con un goal del 5% o meno, Un totale del 10% di tagli cesarei o meno nei piccoli ospedale e del 15% negli ospedali di terzo livello e una percentuale di parti spontanei dopo il cesareo del 65% o più con un goal di 75% o più.
7. Educare il personale ospedaliero a metodi di parto analgesia non medicalizzati ed evitare di promuovere l’utilizzazione di farmaci analgesici ed anestetici non specificamente necessari a correggere una patologia.
8. Incoraggiare tutte le madri, anche quelle di neonati malati, prematuri o nati con patologie malformative, a toccare, tenere in braccio, ad allattare e prendersi cura dei loro bambini compatibilmente con il loro stato di salute.
9. Scoraggiare tutte le pratiche di circoncisione del neonato non religiose.
10. Far in modo che tutti i passi dell’Ospedale Amico del Bambino, per la promozione dell’allattamento al seno vengano mesi in pratica.

BIBLIOGRAFIA

Technology in birth: first do no harm. Marsden Wagner MD
World breastfeeding week –WABA’s action folder
Mother-friendly Childbirth Initiative 10 steps supported by evidence supported research compiled by Dr Sharron Humenick, Ph d, Henci Goer and graduated students of the Virginia Commonwealth University
Women’s bodies, Women’s Wisdom: pregnancy and birthing
Nutrition in pregnancy- Dr Brewer& Hodin
Consumer advisory: an important message for pregnant women and women in childbearing age who may become pregnant about the risk of mercury in fish
Medscape. -Persistent or recurrent maternal health problems adversely affect offspring

Sfondoni sull'allattamento al seno

LETTERA TROVATA SU INTERNET
vediamo se trovate le ...perle nella risposta?
Spesso troviamo informazioni corrette sapientemente mescolate ad informazioni campate in aria, senza alcun fondamento scientifico.
"Gentilissima Dottoressa, sono mamma da pochissimi giorni e in attesa della visita pediatrica fissata per la prossima settimana mi è sorto un dubbio: l'ospedale mi ha lasciato una tabella con gli orari e le dosi per l'allattamento artificiale, ma visto che la bimba mangia regolarmente al seno, è necessario? E ancora, sembra non essere mai sazia, è normale? La ringrazio, comprenda i dbbi di una neomamma alle prime armi!
Cara Mamma, viene ormai detto all'unanimità che l'allattamento al seno non necessità di una regolamentazione a orari fissi. In particolar modo nei primi 2-3 mesi il neonato ha il diritto e, anche un po' il dovere, di mangiare quando ha fame. Solitamente il neonato è in grado di autoregolarsi, assestandosi dopo il primo mese di vita a 4-5 pasti durante il giorno e, se fortunata, un unico pasto durante la notte. Il tentativo di distanziare le poppate di almeno 3 ore l'una dall'altra nasce dall'esigenza di permettere alla madre di riprendere una vita normale, senza essere continuamente costretta a attaccare il piccolo al seno. Le tre ore di pausa garantiscono anche una miglior digestione, permettendo un parziale svuotamento del contenuto gastrico prima della poppata successiva. Le consiglio, per ora, di attaccare al seno il suo piccolo ogni qual volta lo desidera, questo permetterà al seno di produrre tutto il latte necessario alle successive esigenze nutrizionali del suo bimbo. Nel piccolo allattato esclusivamente al seno non esistono rischi di iperalimentazione o di obesità, perciò non si faccia scrupoli!"

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LA MIA STORIA DI VITA


La mia storia di vita

Fin da bambina avevo in mente di aiutare altre persone e di andare al lavorare in Africa. Era logica conseguenza che sarei diventata un medico ed il percorso propedeutico a ciò sarebbe stato il Liceo Classico. Ho sottovalutato il fatto che mi piacessero le lingue moderne mentre quelle antiche proprio non mi piacevano(parlavo già bene il tedesco, il francese senza averli mai studiati e mi piaceva molto l’inglese). Quelli del Liceo sono stati 5 anni di sofferenza che ricordo come un incubo! Alla fine ce l’ho fatta, mi sono diplomata con un misero 46/60 e mi sono iscritta finalmente alla facoltà di Medicina incominciando la gavetta. Ho sostenuto 3-4 esami e dopo poco più di un anno mi sono resa conto che non mi piaceva proprio come era strutturata le Facoltà di Medicina! Avrei dovuto sgobbare per anni prima di vedere una persona da” curare”, era un percorso troppo teorico ed io volevo “fare”. Ho mollato Medicina, con grande dispiacere di mio padre, mi sono iscritta ad un corso della Croce Rossa per Infermiera Professionale. Mi ricordo che al colloquio di ammissione mi hanno chiesto, con sorpresa, perché con il mio bagaglio culturale volessi diventare un’infermiera (allora bastava il biennio superiore per accedere alla scuola per infermieri ).
Finalmente vedevo la realtà che cercavo, potevo fare qualcosa, avere un rapporto comunicativo con le persone, potevo rendermi utile. Devo dire che quella scuola mi ha dato una buona formazione anche se, come allieva, ho dovuto subire molti soprusi da parte del personale infermieristico che mi sfruttava spesso come “bassa manovalanza”facendomi fare cose che avrebbe dovuto fare il portantino.
Oggi gli studenti del corso di laurea in Scienze Infermieristiche sono molto più svegli di quanto non lo fossimo noi allora e non permettono che certe cose accadano.
Intanto avevo sempre in mente il progetto africano e,nel frattempo, mi sono fidanzata con uno studente nigeriano che, dopo qualche anno sarebbe diventato mio marito. Indagando poi, ho scoperto che in Africa nascono molti bambini e che una formazione come ostetrica sarebbe stata indispensabile, mi sono quindi informata sul diploma universitario in Ostetricia ed ho scoperto che, in quel corso, la pediatria dal punto di vista didattico era piuttosto carente. Per questo motivo ho deciso di specializzarmi come infermiera pediatrica prima di intraprendere il percorso come Ostetrica.
Contemporaneamente ho cominciato a lavorare part-time in uno studio pediatrico con una pediatria americana che aveva una clientela internazionale. Ho potuto affinare così la mia conoscenza delle lingue, ho rubato con gli occhi durante le visite pediatriche ed ho imparato a riconoscere le malattie esantematiche, ho imparato come va impostato l’allattamento al seno e il successivo svezzamento e molto altro ancora.
Presto la pediatra mi ha dato una discreta autonomia per cui ho cominciato a gestire autonomamente al suo studio queste fasi che poi mi hanno permesso in seguito di cominciare un’attività di volontariato nel puerperio a domicilio.
Quando ho cominciato il corso in ostetricia, quello che doveva essere il mezzo per ottenere il fine (la competenza per andare in Africa) è diventato il io grande amore. Sostenere una donna nel momento più importante della sua vita, cioè il mettere al mondo un bambino, era un’esperienza esaltante.
Purtroppo quello che mi ha dato la scuola di ostetricia è spesso stato un esempio negativo, da non imitare. Le donne venivano trattate male, la sala parto mi sembrava uno scannatoio dove la donna veniva immolata, venivano fatte cose che non avevano alcuna base scientifica e una donna su due subiva il taglio cesareo. C’era qualcosa che non andava. Ho cominciato a leggere libri sul parto “alternativo” ed a rendermi conto di tutta un’altra realtà che rendeva la donna protagonista del suo parto facendo sì che questa esperienza potesse essere un’esperienza di crescita personale e di massima soddisfazione.
Mi sono diplomata comunque col massimo dei voti e dopo pochi mesi ho avuto la possibilità di andare a lavorare, per una sostituzione estiva in una casa del parto in Germania.
Quest’esperienza mi ha aperto gli occhi ed il cuore. Ho visto come lavoravano le mie colleghe, ho imparato da loro il significato del vero rispetto nei confronti della donna che partorisce, ho visto finalmente donne che erano felici di partorire. Tornata in Italia, dopo breve tempo sono stata assunta presso lo stesso Ospedale dove avevo frequentato il corso in Ostetricia, lo stesso Ospedale in cui ero nata e lo stesso Ospedale in cui mi ero ripromessa di non andare mai a lavorare. Tra il dire ed il fare c’è il mare, si suol dire! Purtroppo un contratto a tempo indeterminato non lo si poteva far scappare allora come anche, a maggior ragione, oggigiorno.
Ho cominciato a lavorare in un ambiente che odiavo e dove non avevo alcun potere di cambiare le cose: le ostetriche anziane e d i ginecologi dettavano legge e la loro legge prevedeva l’immutabilità delle pratiche assistenziali.
Poco tempo dopo avuto la fortuna di imbattermi in una collega che gestiva uno studio privato e lavorava sul territorio.
Mi sono aggregata a lei ed ho fatto un lungo tirocinio sul territorio, nel tempo libero infatti, ho seguito le donne in gravidanza , durante il parto e nel puerperio, nelle modalità in cui credevo.
Questa attività mi ha salvata dalla frustrazione professionale e mi ha permesso di andare avanti nella mia ricerca personale di modalità operative ottimali.
Nel frattempo sono nate le mie due figlie ( a casa), ho sostenuto gli studi di mio marito che si è laureato in Architettura ed il mio progetto africano è andato via via allontanandosi, si è sfumato gradualmente.
Forse ci andrò una volta in pensione, chissà!
Lavoro in Ospedale da 17 anni e comincio a stancarmi dei turni che mi impediscono di avere una vita tranquilla: le mie figlie mi reclamano e non vogliono più rischiare di trascorrere le feste da sole
Ho cominciato a fare formazione agli operatori sanitari con una cooperativa e da 5 anni sono docente al Corso di Laurea in Ostetricia. L’insegnamento mi piace molto anche perché sono convinta che, dando delle buone basi e mostrando entusiasmo nella professione, si possa motivare le nuove leve al cambiamento.
Per avere ulteriori strumenti operativi mi sono laureata in Educazione degli adulti e Formazione continua e spero di potermi dedicare presto esclusivamente alla formazione.

Valutazione della propria vita di ostetriche

Questionario di autovalutazione per ostetriche...per metterci in discussione


· Cosa ne pensa il mio partner/marito del mio essere ostetrica?
· Cosa ne pensa delle mie reperibilità?
· Del tempo trascorso fuori casa?
· Dei costi di gestione?
· Delle chiamate nel cuore della notte?
· Del tempo da lui trascorso da solo con i figli?
· Cosa posso fare per migliorare la situazione?
· Cosa vorrebbe lui che io faccia?
· Che effetti ha questo lavoro sul nostro rapporto?
· Cosa provo in merito a ciò?
· Cosa possiamo fare per prevenire problemi o per migliorare la situazione?
· Cosa ne pensano i figli di questa situazione?


· Come influisce la mia professione sul rapporto con i figli?
· Che effetti ha questa professione sulle mie responsabilità domestiche?
· Cosa ne penso?
· Che cambiamenti dovrei fare?
· Che cambiamenti dovrebbe fare la mia famiglia?
· Che effetti ha la mia professione sui miei interessi(hobbies, attività nella comunità, chiesa,amicizie ecc.)
· Sto facendo sempre quello che ritengo importante per la mia vita(giusta dieta, esercizio fisico, meditazione, uscite col partner, giardinaggio, lettura, guardare un tramonto ascoltare la musica ecc.)?
· Quali sono le attività che svolgo per abbassare il mio livello di stress?
· Come mi sento quando mi alzo la mattina? Felice? Entusiasta? Bene? Annoiata? Ansiosa? Stanca?
· Come mi sento tra le 4,00 e le 6.00 del pomeriggio ogni giorno? Stressata? A pezzi? Esausta? Piena di energie? Felice? Disorganizzata? Con la sensazione di aver fatto molto?
· Come mi sento quando squilla il telefono e vengo chiamata per un parto? Ho la sensazione di essere stata interrotta? Sono ansiosa? Ho paura? Tremo? Sono eccitata? Entusiasta? Tranquilla? Mi sento bene? Disorganizzata? Efficiente? Ben preparata (per quanto sia l’organizzazione domestica che la preparazione ad assistere il parto a domicilio)
· Come mi sento quando torno a casa dopo un parto? Stanca? Soddisfatta? Insicura di me stessa? Esaurita emozionalmente? Felice? Disturbata? Tendo ad evitare i miei libri di testo? Tendo a correre a ripassare sui miei libri di testo?
Felice di essere a casa? Voglio uscire subito ed andare a trovare qualcuno?
· Guardandomi dentro, quando nessuno può vedermi o sentirmi, desidero sempre fare l’ostetrica? E, se ho dei dubbi, con chi posso parlarne liberamente? Cerco qualcuno che possa consigliarmi? Deve essere una persona coinvolta nell’ostetricia?
· Come è la mia preparazione? Dovrei studiare di più o in maniera più efficace?
· Cosa posso fare per migliorare la mia preparazione? (fare parte di un gruppo di studio, studiare in biblioteca, prendere appunti ecc. )
· Devo mettere in pratica le mie capacità più spesso?
· Studio come ho pianificato o tendo a rimandare?
· Come è il rapporto con le colleghe con cui lavoro? Mi sento a mio agio? Intimidita? Irritabile? Ansiosa? Depressa?
· Comunichiamo bene?
· Ci sono cose che non riesco a discutere con le mie colleghe?
· Se dovessi discutere con la mia collega, quale sarebbe il momento migliore? Il luogo adatto? Il migliore modo per esprimermi?

POESIE


SUI FIGLI

E una donna che reggeva un bambino al seno disse:Parlaci dei Figli.E lui disse:I vostri figli non sono figli vostri.Sono figli e figlie della sete che la vita ha di sé stessa.Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,E benché vivano con voi non vi appartengono.Potete donare loro amore ma non i vostri pensieri:Essi hanno i loro pensieri.Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime:Esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.Potete tentare di essere simili a loro, ma non farvi simili a voi:La vita procede e non s'attarda sul passato.Voi site gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccate in avanti.L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito, e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.Affidatevi con gioia alla mano dell'Arciere;Poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell'arco


GIBRAN

Poems

The Images of Mother
4 YEARS OF AGE ~ My Mommy can do anything!
8 YEARS OF AGE ~ My Mom knows a lot! A whole lot!
12 YEARS OF AGE ~ My Mother doesn't really know quite everything.
14 YEARS OF AGE ~ Naturally, Mother doesn't know that, either.
16 YEARS OF AGE ~ Mother? She's hopelessly old-fashioned.
18 YEARS OF AGE ~ That old woman? She's way out of date!
25 YEARS OF AGE ~ Well, she might know a little bit about it.
35 YEARS OF AGE ~ Before we decide, let's get Mom's opinion.
45 YEARS OF AGE ~ Wonder what Mom would have thought about it?
65 YEARS OF AGE ~ Wish I could talk it over with Mom

Comunicazione interculturale


Corso modulare sulla comunicazione interculturale nel "Percorso Nascita"

La maternità è un’esperienza che apporta grandi cambiamenti nella vita in tutte le culture e gruppi etnici.
E’ un diritto di ogni donna l’essere accompagnata in modo ottimale in questo momento così speciale della sua vita e di poter fruire di tutti i servizi disponibili.
L’assistenza sanitaria ostetrica ed infermieristica alle donne immigrate nel “percorso nascita” e la protezione della loro salute sessuale viene, invece, spesso trascurata e/o sottovalutata da molti operatori sanitari. Questi professionisti della salute, adducendo pretesti inverosimili, quali l’impossibilità di comunicazione e la differenza culturale troppo grande, mettono in atto comportamenti discriminatori e xenofobi e agiscono in modo tale da violare la Dichiarazione universale dei Diritti Umani la Costituzione Italiana ed i loro rispettivi Codici Deontologici.
Vengono ignorate le leggi vigenti sulla protezione e tutela della maternità, sia per scarsa conoscenza delle stesse, che per precisa volontà di rendere difficile l’accesso alle immigrate che, secondo la maggioranza degli operatori sanitari, sfruttano i servizi gratuitamente e non pagano le tasse, che invece “tutti gli italiani pagano.” Spesso gli operatori sanitari sono anche testimoni indifferenti o protagonisti di episodi conclamati di discriminazione a causa di pregiudizi e stereotipi degli operatori stessi, che non accettano l’irreversibilità del processo di formazione di una società multiculturale, alla mancanza di conoscenza delle culture diverse (incompetenza transculturale) dovuta al fatto di aver sempre vissuto in una realtà eurocentrica e androcentrica.
Alla mancanza di strumenti per affrontare questa nuova realtà, per incapacità comunicativa o per standardizzazione delle procedure secondo una logica universalistica ed alla paura di mostrarsi ”amici dello straniero” ed essere oggetto di dileggio da parte dei colleghi di lavoro.
Il mondo della sanità, in cui la devozione al prossimo e la ricerca dell’eccellenza medica, dovrebbero essere la regola, non è immune da comportamenti stigmatizzanti spinti da considerazioni di tipo religioso, etnico o basati sul colore della pelle.
Di fronte ad eventi carichi di significato come la nascita, affermazioni o atti sprezzanti apparentemente insignificanti possono ferire profondamente la dignità delle persone colpite.
La discriminazione non tocca solo le persone immigrate ma anche persone di nazionalità italiana come i Rom, i Sinti, le persone di origine africana, asiatica o semplicemente provenienti da un’altra regione dell’Italia.
Il comportamento stigmatizzante comporta una gerarchizzazione di caratteristiche intime dell’individuo o di un gruppo preso di mira sulla base di generalizzazioni e stereotipi collettivi. Secondo una ricerca condotta in Italia dall’associazione ALISEI[1], nell’ambito del progetto europeo “Partners for Health”, la discriminazione porta ad un minor accesso ai servizi sanitari e ad un peggiore esito delle cure tra la popolazione straniera; in particolare le donne straniere intervistate non hanno esitato ad affermare di essere maltrattate perché straniere e donne e hanno lamentato il fatto che le cure sono state inefficaci o inadeguate e che la loro sofferenza è stata sottovalutata.
Una persona che si ammala a seguito di atti di razzismo o discriminazione può essere considerata lesa nei suoi diritti umani e diritti primari dell’essere umano ( in primo luogo il diritto alla salute ed il diritto ad una procreazione libera e responsabile), non solo per l’atto in sé, ma anche per la malattia contratta. Se poi le viene negato l’accesso alle cure, le vengono negati i suoi diritti di paziente.[2]
Ciò viene confermato dal rapporto ”Servizi Sanitari e discriminazioni razziali”, presentato dall’Iismas e dall’Unar[3], in cui emerge il fatto che le donne immigrate effettuano pochissimi esami durante la gravidanza e spesso partoriscono con tagli cesarei d’urgenza.
Anche dalle ricerche effettuate dall’Istituto Italiano di Medicina Sociale[4] viene evidenziato che, tra gli immigrati, le donne in particolare lamentano il fatto che hanno difficoltà a fruire dei servizi di base e in generale dichiarano la mancanza di accoglienza accusando frequentemente i medici di discriminazione e razzismo.
Per prevenire questo rischio occorre da una parte sensibilizzare gli operatori sanitari e dall’altra informare gli utenti dei servizi dei propri diritti facendo loro un’offerta attiva dei servizi disponibili.
I corsi attualmente attivati, per operatori sanitari, tendono ad eludere o sottovalutare il razzismo esistente negli operatori stessi. Viene fornita solitamente un’informazione più o meno approfondita sulle caratteristiche degli immigrati, sulle leggi e sulle tecniche di comunicazione, Queste informazioni non devono certo essere trascurate, ma sono sicuramente secondarie rispetto all’atteggiamento degli operatori stessi.
Infatti, un operatore, che pur ha partecipato ad un corso sull’immigrazione obbligatorio fornito dalla propria Azienda, che continua a considerare lo straniero come una minaccia, tenderà sempre a sabotarne l’accesso ai servizi ed a trattarlo in modo discriminatorio.
E’ risaputo che ai corsi aziendali, non obbligatori, partecipano sempre le stesse persone sensibili all’argomento, che già sanno e che non necessitano di modificare di molto i propri comportamenti.
Chi volesse invece informarsi autonomamente sulle caratteristiche della popolazione immigrata e volesse imparare delle tecniche di comunicazione interculturale, può attingere oggi a diversi testi, che vanno però letti con un occhio critico.
C’è la tendenza, infatti, in molti testi da me esaminati, a cristallizzare ed a “stereotipizzare” le caratteristiche ed i comportamenti degli immigrati come se l’impatto, più o meno duraturo nel tempo, con la nostra società non incida in alcun modo.
In questo corso, invece, si è voluto puntare l’attenzione proprio sulle attitudini negative degli operatori sanitari, allestendo, nel suo contesto, un percorso di autoanalisi e di crescita che dia la possibilità di riconoscere i propri pregiudizi e stereotipi, di lavorare su di essi per superarli, di incamminarsi nel lungo percorso che porta alla competenza culturale, di facilitare il lavoro sul campo, di facilitare anche il lavoro di équipe con altri operatori sanitari provenienti da altre culture che li affiancano sempre più spesso grazie all’utilizzo di appropriate tecniche di comunicazione volte al superamento dei conflitti.
Il progetto è ambizioso ed ha come obiettivo una profonda modifica dei comportamenti. Perché esso si realizzi, è auspicabile che venga inserito in tutti i corsi di laurea delle professioni sanitarie e che venga reiterato nel tempo.
[1] AAVV,Gli stranieri e l’accesso ai servizi sanitari: tra discriminazione sistemica ed incomunicabilità, ONG ALISEI,2001.
[2] “Carta europea dei diritti del malato” presentata a Bruxelles il 15 Nov 2002.
[3] Istituto di Scienze antropologiche sociali e Ufficio nazionale anti discriminazioni.
[4]M. A. Bernardotti, La popolazione straniera a Roma attraverso gli indicatori demografici e sanitari e L’utilizzo dei servizi sanitari: le esperienze degli immigrati, Istituto di Medicina Sociale, Laboratorio di Scienze Sociali, Roma, 2002.

Chi è interessato a partecipare è pregato di inviare un commento a questo Post e riceverà i dettagli del corso.
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