sabato 9 agosto 2008

LA MIA STORIA DI VITA


La mia storia di vita

Fin da bambina avevo in mente di aiutare altre persone e di andare al lavorare in Africa. Era logica conseguenza che sarei diventata un medico ed il percorso propedeutico a ciò sarebbe stato il Liceo Classico. Ho sottovalutato il fatto che mi piacessero le lingue moderne mentre quelle antiche proprio non mi piacevano(parlavo già bene il tedesco, il francese senza averli mai studiati e mi piaceva molto l’inglese). Quelli del Liceo sono stati 5 anni di sofferenza che ricordo come un incubo! Alla fine ce l’ho fatta, mi sono diplomata con un misero 46/60 e mi sono iscritta finalmente alla facoltà di Medicina incominciando la gavetta. Ho sostenuto 3-4 esami e dopo poco più di un anno mi sono resa conto che non mi piaceva proprio come era strutturata le Facoltà di Medicina! Avrei dovuto sgobbare per anni prima di vedere una persona da” curare”, era un percorso troppo teorico ed io volevo “fare”. Ho mollato Medicina, con grande dispiacere di mio padre, mi sono iscritta ad un corso della Croce Rossa per Infermiera Professionale. Mi ricordo che al colloquio di ammissione mi hanno chiesto, con sorpresa, perché con il mio bagaglio culturale volessi diventare un’infermiera (allora bastava il biennio superiore per accedere alla scuola per infermieri ).
Finalmente vedevo la realtà che cercavo, potevo fare qualcosa, avere un rapporto comunicativo con le persone, potevo rendermi utile. Devo dire che quella scuola mi ha dato una buona formazione anche se, come allieva, ho dovuto subire molti soprusi da parte del personale infermieristico che mi sfruttava spesso come “bassa manovalanza”facendomi fare cose che avrebbe dovuto fare il portantino.
Oggi gli studenti del corso di laurea in Scienze Infermieristiche sono molto più svegli di quanto non lo fossimo noi allora e non permettono che certe cose accadano.
Intanto avevo sempre in mente il progetto africano e,nel frattempo, mi sono fidanzata con uno studente nigeriano che, dopo qualche anno sarebbe diventato mio marito. Indagando poi, ho scoperto che in Africa nascono molti bambini e che una formazione come ostetrica sarebbe stata indispensabile, mi sono quindi informata sul diploma universitario in Ostetricia ed ho scoperto che, in quel corso, la pediatria dal punto di vista didattico era piuttosto carente. Per questo motivo ho deciso di specializzarmi come infermiera pediatrica prima di intraprendere il percorso come Ostetrica.
Contemporaneamente ho cominciato a lavorare part-time in uno studio pediatrico con una pediatria americana che aveva una clientela internazionale. Ho potuto affinare così la mia conoscenza delle lingue, ho rubato con gli occhi durante le visite pediatriche ed ho imparato a riconoscere le malattie esantematiche, ho imparato come va impostato l’allattamento al seno e il successivo svezzamento e molto altro ancora.
Presto la pediatra mi ha dato una discreta autonomia per cui ho cominciato a gestire autonomamente al suo studio queste fasi che poi mi hanno permesso in seguito di cominciare un’attività di volontariato nel puerperio a domicilio.
Quando ho cominciato il corso in ostetricia, quello che doveva essere il mezzo per ottenere il fine (la competenza per andare in Africa) è diventato il io grande amore. Sostenere una donna nel momento più importante della sua vita, cioè il mettere al mondo un bambino, era un’esperienza esaltante.
Purtroppo quello che mi ha dato la scuola di ostetricia è spesso stato un esempio negativo, da non imitare. Le donne venivano trattate male, la sala parto mi sembrava uno scannatoio dove la donna veniva immolata, venivano fatte cose che non avevano alcuna base scientifica e una donna su due subiva il taglio cesareo. C’era qualcosa che non andava. Ho cominciato a leggere libri sul parto “alternativo” ed a rendermi conto di tutta un’altra realtà che rendeva la donna protagonista del suo parto facendo sì che questa esperienza potesse essere un’esperienza di crescita personale e di massima soddisfazione.
Mi sono diplomata comunque col massimo dei voti e dopo pochi mesi ho avuto la possibilità di andare a lavorare, per una sostituzione estiva in una casa del parto in Germania.
Quest’esperienza mi ha aperto gli occhi ed il cuore. Ho visto come lavoravano le mie colleghe, ho imparato da loro il significato del vero rispetto nei confronti della donna che partorisce, ho visto finalmente donne che erano felici di partorire. Tornata in Italia, dopo breve tempo sono stata assunta presso lo stesso Ospedale dove avevo frequentato il corso in Ostetricia, lo stesso Ospedale in cui ero nata e lo stesso Ospedale in cui mi ero ripromessa di non andare mai a lavorare. Tra il dire ed il fare c’è il mare, si suol dire! Purtroppo un contratto a tempo indeterminato non lo si poteva far scappare allora come anche, a maggior ragione, oggigiorno.
Ho cominciato a lavorare in un ambiente che odiavo e dove non avevo alcun potere di cambiare le cose: le ostetriche anziane e d i ginecologi dettavano legge e la loro legge prevedeva l’immutabilità delle pratiche assistenziali.
Poco tempo dopo avuto la fortuna di imbattermi in una collega che gestiva uno studio privato e lavorava sul territorio.
Mi sono aggregata a lei ed ho fatto un lungo tirocinio sul territorio, nel tempo libero infatti, ho seguito le donne in gravidanza , durante il parto e nel puerperio, nelle modalità in cui credevo.
Questa attività mi ha salvata dalla frustrazione professionale e mi ha permesso di andare avanti nella mia ricerca personale di modalità operative ottimali.
Nel frattempo sono nate le mie due figlie ( a casa), ho sostenuto gli studi di mio marito che si è laureato in Architettura ed il mio progetto africano è andato via via allontanandosi, si è sfumato gradualmente.
Forse ci andrò una volta in pensione, chissà!
Lavoro in Ospedale da 17 anni e comincio a stancarmi dei turni che mi impediscono di avere una vita tranquilla: le mie figlie mi reclamano e non vogliono più rischiare di trascorrere le feste da sole
Ho cominciato a fare formazione agli operatori sanitari con una cooperativa e da 5 anni sono docente al Corso di Laurea in Ostetricia. L’insegnamento mi piace molto anche perché sono convinta che, dando delle buone basi e mostrando entusiasmo nella professione, si possa motivare le nuove leve al cambiamento.
Per avere ulteriori strumenti operativi mi sono laureata in Educazione degli adulti e Formazione continua e spero di potermi dedicare presto esclusivamente alla formazione.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

CARA MARINA,
IL TUO BLOG E' BELLISSIMO.
SONO MOLTO FELICE DI RICEVRE LE TUE MAIL.
QUELLO CHE SCRIVI SU QUESTA LETTERA CHE MI HAI MANDATO E' MOLTO TOCCANTE E PER CERTI VERSI SIMILE ALLA MIA ESPERIENZA ED AL MIO SENTIRE.
QUANDO IN PENSIONE DECIDERAI DI ANDARE IN AFRICA, TIENIMI PRESENTE, PERCHE' SPESSO E' QUELLO CHE PENSO DI FARE ANCH'IO.
ANCHE SE COME SAI SONO GIA' NONNA E POI MAGARI LEMIE FIGLIE MI AFFIDERANNO I NIPOTINI...CHISSA'.
UN FORTE ABBRACCIO
GRAZIE
VINICIA-

Grey Owl Calluna ha detto...

Hi Marina!
I see you, and your wonderfuly family. Your Daughters are very nice!
Lovley Greetings
Rosi

ostetricamarina's blog